Si è svolta a Roma dal 3 al 5 giugno 2008, per iniziativa della FAO, la “Conferenza ad alto livello sulla sicurezza alimentare mondiale: le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalle bioenergie”.
La Conferenza si è posta in linea di continuità con il lavoro intrapreso dalle riunioni di esperti e le consultazioni di tutte le parti interessate tra gennaio e aprile 2008, oltre che con le analisi recentemente effettuate dalla stessa FAO.
Hanno preso parte ai lavori Capi di Stato e di Governo, ministri e rappresentanti di 181 Paesi e della Comunità europea, oltre a rappresentanti della FAO, del WFP (World Food Programme), dell’IFAD (International Fund for Agricoltural Development), di Biodiversity International e numerose ONG.
La Conferenza si è conclusa con l’approvazione di una [[http://www.fao.org/fileadmin/user_upload/foodclimate/HLCdocs/declaration-E.pdf|Dichiarazione]] nella quale, dopo aver richiamato le conclusioni del Vertice mondiale sull’alimentazione del 1996, il [[http://www.fao.org/docrep/003/w3613e/w3613e00.HTM|Piano d’Azione]] adottato in quella circostanza e gli Obiettivi per lo Sviluppo del Millennio (MDGs), viene dichiarata la volontà di assumere la sicurezza alimentare fra le questioni permanenti delle politiche nazionali e di rinnovare l’impegno per la realizzazione degli obiettivi contenuti nei documenti ora citati.
La Dichiarazione contiene una pressante richiesta di impegno rivolta ai governi, a tutte le parti coinvolte, ai donatori e al sistema delle Nazioni Unite affinché aumentino la propria assistenza ai paesi in via di sviluppo e fra questi in particolare a quelli meno sviluppati (LDCs) e a quelli maggiormente colpiti dalla crisi alimentare.
Vengono individuate una serie di misure per affrontare la crisi alimentare, sia immediate o di breve termine, sia di medio-lungo termine.
Le prime si dovrebbero a loro volta articolare lungo due linee d’azione. La prima linea d’azione prevede la risposta urgente alle richieste di aiuto che arrivano dai paesi interessati dalla crisi.
Le Agenzie dell’ONU competenti devono assicurare le risorse per espandere e migliorare l’aiuto alimentare e sostenere i programmi di lotta alla malnutrizione facendo ricorso, quando possibile, ad acquisti locali.
Le organizzazioni regionali che possiedono dispositivi d’emergenza nel campo della sicurezza alimentare devono rafforzare la cooperazione per affrontare efficacemente gli aumenti dei prezzi.
Gli sforzi delle organizzazioni governative e delle ONG dovranno essere coordinati con quelli delle organizzazioni multilaterali per non creare incompatibilità tra aiuti urgenti e aiuti a lungo termine.
I donatori e le istituzioni finanziarie internazio-nali dovranno fornire un appoggio in materia di bilancia dei pagamenti e/o un sostegno al bilancio dei paesi a basso reddito che importano grandi quantità di derrate alimentari (Low Income Food Deficit Countries-LIFDCs).
La seconda linea d’azione nella quale si sviluppano le misure immediate o di breve termine prevede il sostegno immediato alla produzione e al commercio di prodotti agricoli.
Le organizzazioni competenti e i paesi cooperanti devono collaborare con i paesi che chiedono il sostegno per mettere in atto le nuove politiche per aiutare gli agricoltori - i piccoli produttori particolarmente – ad aumentare la propria produzione. Viene inoltre incoraggiata la cooperazione Sud-Sud.
I partner dello sviluppo sono invitati a partecipare alle iniziative per contrastare l’aumento dei prezzi del cibo, soprattutto quelle che si inquadrano nell’iniziativa lanciata il 17 dicembre 2007 dalla FAO[1].
Le istituzioni competenti sono invitate ad adottare iniziative volte a limitare fluttuazioni insolite dei prezzi dei cereali e ad assistere i paesi a ricostituire le scorte alimentari.
I membri del WTO hanno riaffermato il loro impegno a portare a termine l’Agenda di Doha per lo sviluppo e hanno reiterato la loro volontà a raggiungere un risultato esauriente ed ambizioso che possa contribuire a una maggiore sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo.
Le misure a medio e lungo termine partono dal presupposto che la crisi attuale ha messo in luce l’estrema vulnerabilità del sistema alimentare a livello globale e la scarsa resistenza agli shock. Per questa ragione, i delegati ritengono che:
E’ essenziale riuscire ad aumentare la capacità di reazione e resistenza degli attuali sistemi di produzione alimentare al cambiamento climatico. I governi debbono dare priorità al settore agricolo, forestale ed ittico, includendo le popolazioni indigene, in particolare nelle aree più vulnerabili.
La comunità internazionale, incluso il settore privato, dovrebbe investire in scienza e tecnologia nel settore alimentare.
La comunità internazionale dovrebbe continuare nel suo impegno verso la liberalizzazione del commercio internazionale in agricoltura mediante la riduzione delle barriere doganali e delle politiche di distorsione del mercato dando in tal modo agli agricoltori - e soprattutto a quelli dei PVS - nuove opportunità per vendere i propri prodotti nei mercati mondiali.
É essenziale prendere in considerazione le opportunità e i rischi posti dai biocarburanti, tenendo sempre presenti la sicurezza alimentare a livello mondiale, le esigenze energetiche e di uno sviluppo sostenibile. In questo quadro viene incoraggiato un dialogo tra tutte le organizzazioni intergovernative, i governi nazionali, il settore privato e la società civile che porti a risultati coerenti.
I delegati hanno annunciato un maggior impegno volto alla lotta alla fame e allo sviluppo agricolo. Gli aiuti beneficeranno i Paesi più duramente colpiti dalla crisi in atto, permettendo loro di produrre cibo sufficiente al fabbisogno della popolazione nelle prossime stagioni produttive, e di raggiungere una sicurezza alimentare stabile mediante investimenti nel settore agricolo e nella ricerca.
Di seguito si dà conto dei nuovi finanziamenti annunciati da alcuni delegati:
Banca di Sviluppo Africana |
1 miliardo |
Banca di Sviluppo Islamica |
1,5 miliardi (in 5 anni) |
Banca Mondiale |
1,2 miliardi |
Francia |
1,5 miliardi (in 5 anni) |
Giappone |
150 milioni |
Gran Bretagna |
590 milioni |
IFAD |
200 milioni |
Kuwait |
100 milioni |
Nuova Zelanda |
7,5 milioni |
Olanda |
75 milioni |
Spagna |
773 milioni (in 4 anni) |
UN CERF[2] |
100 milioni |
USA |
5 miliardi (2008/2009) |
Venezuela |
100 milioni. |
Il Ministro degli esteri Frattini, nel suo intervento, ha ricordato che l’Italia ha aumentato le risorse finanziarie destinate alla sicurezza alimentare di oltre il 50% rispetto al 2007, con un impegno complessivo per l’anno in corso di oltre 186 milioni di euro. Il Ministro ha altresì precisato che gli interventi immediati saranno realizzati sul piano bilaterale sotto forma di aiuti alimentari a favore dei paesi maggiormente colpiti, mentre sul piano multilaterale l’Italia agirà attraverso le Agenzie dell’ONU, e in particolare attraverso il PAM.
Fonti: www.fao.org; www.un.org