A partire dall’adesione al sistema delle Nazioni Unite nel dicembre 1955, il nostro Paese ha prestato il suo impegno ed il suo contributo per l’elaborazione e l’adozione dei due Patti internazionali del 16 dicembre 1966 riguardanti rispettivamente i diritti economici, sociali e culturali ed i diritti civili e politici e, successivamente, in sede di elaborazione di tutti gli strumenti, costituiti da convenzioni internazionali o dichiarazioni di principio contenute in risoluzioni dell’Assemblea Generale, che sono seguiti ai Patti del 1966 in vari settori.
Il sistema italiano di controllo del rispetto della normativa delle Nazioni Unite in materia di diritti umani si basa in particolare sulla presentazione di rapporti governativi ai comitati internazionali di esperti istituiti nel quadro dei Patti e delle altre convenzioni internazionali adottate in materia. L’Italia è uno degli Stati, peraltro non molto numerosi, che hanno aderito anche alle procedure che consentono l’esame di ricorsi individuali o di denunce avanzate da uno Stato nei riguardi di un altro.
Tra le istituzioni nazionali che si occupano dell’attuazione dei diritti umani in Italia, un ruolo essenziale è svolto dal Comitato interministeriale dei diritti dell’uomo (CIDU) presso il Ministero degli affari esteri, istituito con il decreto del Ministro degli esteri del 15 febbraio 1978, n. 519 e i cui compiti e struttura sono stati ridefiniti nel 2007 [1].
Il Comitato interministeriale, competente in ordine al coordinamento dell’attività governativa in materia di promozione e tutela dei diritti dell’uomo, svolge i seguenti compiti:
Come accennato, il Comitato è stato oggetto di riordino col decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'11 maggio 2007 e risulta attualmente composto da un Presidente, il min. plen. Valentino Simonetti [2], nominato dal Ministro degli affari esteri; da un Vice-Presidente, nominato dal Ministro per i diritti e le pari opportunità, da un Segretario generale, nominato dal Ministro degli affari esteri di concerto con il Ministro per i diritti e le pari opportunità; fanno parte del CIDU rappresentanti del Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, del Dipartimento per le politiche per la famiglia nonché del Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri della difesa, della giustizia, dell'interno, della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca, del lavoro e della previdenza sociale, della solidarietà sociale, della salute e delle comunicazioni, dell'Istituto nazionale di statistica, dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, della Commissione italiana per l'UNESCO, del Comitato UNICEF per l'Italia, della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, della Società italiana per l'organizzazione internazionale, dell'Unione delle province d'Italia.
Del Comitato sono inoltre membri tre eminenti personalità del mondo accademico e scientifico - nominate dal Presidente del Consiglio, dai Ministro degli affari esteri e dal Ministro per i diritti e le pari opportunità per un periodo di tre anni.
Per svolgere i suoi compiti, il Comitato interministeriale dei diritti umani si avvale di un Ufficio di segreteria composto da funzionari ed esperti qualificati nel settore dei diritti dell'uomo.
Il CIDU, che si riunisce sia in sessioni plenarie sia in gruppi di lavoro tematici, pur non comprendendo al proprio interno rappresentanti del settore non governativo, ha intensificato nel corso degli ultimi anni i contatti con i rappresentanti della società civile coinvolgendo esponenti delle ONG nella raccolta dei dati necessari alla stesura dei rapporti e organizzando confronti con le ONG medesime sulle linee di indirizzo in materia di diritti umani in occasione delle principali scadenze internazionali.
Le principali Convenzioni internazionali oggetto dell'attività del Comitato, oltre alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, sono: il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali; il Patto internazionale sui diritti civili e politici; la Convenzione contro la discriminazione razziale; la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne; la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti; la Convenzione sui diritti del fanciullo ed i relativi Protocolli.
Il Comitato dei diritti umani ha altresì il compito di svolgere le cosiddette attività di “seguito” (follow-up), tra cui la preparazione delle risposte italiane ai commenti, alle osservazioni ed ai quesiti formulati dagli organi di controllo istituiti nell'ambito dei principali strumenti giuridici convenzionali in materia di diritti umani.
Occorre segnalare, in questo contesto, l'azione di valutazione dello stato di attuazione delle raccomandazioni e dei rilievi indirizzati all'Italia da parte di tutti i suddetti organi di controllo operanti nei sistemi delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa, tramite la quale il Comitato si propone di verificare la fondatezza dei rilievi medesimi e di definire eventuali misure correttive da proporre agli organi competenti.
Il documento, presentato al Parlamento il 17 dicembre 2009, si compone di una prima parte, riguardante i rapporti con gli organismi delle Nazioni Unite, a sua volta articolata in una sezione (A) incentrata sui rapporti periodici sull’applicazione in Italia delle Convenzioni Onu in materia di diritti umani, e in una sezione (B) che dà conto delle visite degli organismi di monitoraggio delle Nazioni Unite.
La seconda parte, che riguarda i rapporti con gli organismi del Consiglio d’Europa, si incentra sulle visite dei relativi organismi di monitoraggio.
La terza parte riguarda i rapporti con gli organismi dell’Unione europea e la quarta parte si incentra sulle risposte ai questionari in materia di diritti umani.
Nel quadro della prima parte della Relazione, assume particolare rilievo la ricostruzione della discussione del XIV-XV Rapporto periodico sull’attuazione della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD) delle Nazioni Unite presentato dall’Italia al relativo Comitato ONU, svoltasi a Ginevra nel febbraio 2008.
Nell’ambito di tale discussione particolare attenzione, si legge nella Relazione, è stata posta alle tematiche relative alla condizione dei Rom in Italia; il relatore delegato dal Comitato all’analisi del Rapporto dell’Italia, dr. Anwar Kemal, tra il resto, ha sottolineato positivamente l’importanza del recepimento, da parte italiana, della direttiva CE 2000/43 [3] in materia di principio di equo trattamento fra le persone, indipendentemente dalle origini etniche o razziali, e la conseguente istituzione dell’UNAR [4].
Nella Relazione vengono altresì riportate le osservazioni conclusive preliminari del Comitato (rese pubbliche al termine della sessione, il 7 marzo 2008) nell’ambito delle quali, evidenziati alcuni progressi compiuti dal nostro Paese nell’ambito della lotta alla discriminazionesi sottolinea la necessità di un intervento connotato da maggior decisione per migliorare la prevenzione, il monitoraggio e la lotta alle diverse forme di discriminazione.
Nella Relazione si precisa che le raccomandazioni formulate attengono alla costituzione di un organismo indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani, alla semplificazione delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana, all’adozione di misure per combattere l’uso di espressioni razziste in politica e nei media, al rafforzamento dell’indipendenza dell’UNAR e al maggior impegno per garantire il rispetto e il trattamento dignitoso alle comunità Rom e Sinti presenti in Italia [5].
Nella prima parte della Relazione viene altresì dato conto della predisposizione degli aggiornamenti al IV Rapporto periodico dell’Italia sull’attuazione della Convenzione Onu contro la tortura (CAT), curati dal gruppo di lavoro istituito in seno alla CIDU a partire dal mese di aprile 2008, appositamente per redigere il follow-up alle conclusioni e raccomandazioni formulate nel maggio 2007 dal Comitato delle Nazioni Unite a seguito della presentazione del IV rapporto.
Le quattro raccomandazioni vertevano sul periodo massimo consentito di custodia cautelare, sulla procedura di espulsione degli immigrati regolari e irregolari sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche, sulle condizioni di detenzione e sull’esigenza di potenziamento del sistema di compensazione e riabilitazione delle vittime di tortura secondo le pertinenti norme internazionali in materia. Il documento è stato presentato al Comitato CAT nel termine previsto del maggio 2008.
Ancora nella prima parte la Relazione dà conto della predisposizione del III Rapporto periodico consolidato relativo alla Convenzione Onu per i diritti del fanciullo, dove sono confluiti dati ed analisi relativi sia alla Convenzione sia ai due Protocolli opzionali (sullo sfruttamento della prostituzione minorile e la pedopornografia e sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati).
Un apposito gruppo di lavoro opera da marzo 2008 alla predisposizione del VI Rapporto periodico relativo alla Convenzione Onu per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), partendo, come consuetudine, dalle osservazioni formulate al seguito della presentazione del precedente analogo rapporto (2005). Il gruppo si è soffermato, in particolare, sull’assenza di una norma specifica sulla parità uomo-donna nonché di un meccanismo nazionale di parità specifico.
Infine, la prima parte della Relazione riferisce sulla visita in Italia (3-14 novembre 2008) del Gruppo di lavoro Onu in materia di detenzioni arbitrarie [6],che a dicembre ha trasmesso al CIDU una bozza di rapporto alcuni rilievi critici della quale vengono anticipati nella Relazione in esame. Si tratta, in particolare, della custodia da parte dell’autorità giudiziaria (fermo e arresto), delle misure di custodia cautelare, del sovraffollamento delle carceri e del trattamento in carcere per gli stranieri (sia adulti che minorenni), della ragionevole durata dei processi, dell’applicazione e riforma dell’art. 41-bis del codice penale, delle misure per la lotta al terrorismo internazionale, del sistema penale e civile relativo all’immigrazione clandestina, della privazione della libertà in relazione a situazioni di disagio mentale, in particolare negli ospedali psichiatrici giudiziari. Nella Relazione si sottolinea che dal gennaio 2009 il CIDU si è attivato, di concerto con le amministrazioni competenti, per fornire una risposta nazionale adeguata in considerazione della presenza di osservazioni ritenute errate e potenzialmente fuorvianti.
Nell’ambito della seconda parte della Relazione, riguardante i rapporti con gli organismi del Consiglio d’Europa, viene dato conto della quinta visita periodica in Italia (14-26 settembre 2008) del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) dell’organizzazione europea. La Relazione riporta le prime osservazioni e raccomandazioni rappresentate, nel corso di una riunione tenutasi presso il MAE al termine della visita, dal capo delegazione del CPT e aventi ad oggetto una piccola percentuale di lamentele perl’uso eccessivo della forza da parte delle forze di polizia su alcuni soggetti sottoposti a fermo, pur nell’ambito di condizioni materiali di detenzione definite accettabili; nel definire corrette le condizioni di vita dei cittadini stranieri trattenuti ai sensi della vigente normativa sull’immigrazione, si esprime preoccupazione per il livello di violenza riscontrato tra i detenuti, talora aggravato dalla situazione di grave sovraffollamento e dalla carenza di personale.
Il CPT ha lamentato – si legge nella Relazione – la mancanza di miglioramenti visibili a seguito delle raccomandazioni formulate dal Comitato nel 2004 e, al contrario, il peggioramento di alcune situazioni a causa di alcune recenti circolari della Direzione generale dell’amministrazione penitenziaria sul maltrattamento dei gruppi di detenuti e sulle limitazioni nella divulgazione della stampa. Il CPT ha chiesto che vengano messa a disposizione dei detenuti copie del regolamento interno, che è lo strumento fondamentale per prendere coscienza delle modalità e delle condizioni di vita quotidiana all’interno del carcere. Sono stati riscontrati problemi nella gestione dei detenuti con problemi psichiatrici o in crisi acuta, pur in un quadro generale risultato positivo, e il Governo italiano – che ha in seguito fornito il supplemento di informazioni che erano state richieste - è stato richiamato formalmente ad assicurare la privacy dei detenuti nell’ambito delle consultazioni mediche.
Nella seconda parte della Relazione si riferisce in ordine alla visita ad hoc del Commissario europea per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg (19-20 giugno 2008), a seguito della quale il Commissario ha redatto un Memorandum contenente 47 osservazioni e raccomandazioni, organizzate in 4 capitoli riguardanti azioni contro il razzismo e la xenofobia, la tutela dei diritti umani di Rom e Sinti, la tutela dei diritti umani di immigrati e richiedenti asilo e la tutela di diritti umani nel contesto di rimpatri forzati di stranieri sulla base delle norme antiterrorismo. Alle contro osservazioni trasmesse dal CIDU al Commissario (21 luglio 2008), Hammarberg ha dato seguito con il Memorandum del 28 luglio con il quale ha formulato diversi ulteriori rilievi incentrati in primo luogo sulla condizione delle minoranze Rom e ulteriori informazioni circa i seguiti dati dalle Autorità italiane ad alcune questioni, con particolare riferimento alla situazione dei diritti umani di Sinti, Rom e migranti, sono state richieste dal Commissario – riferisce la Relazione - a novembre 2008 [7].
Nella terza parte della Relazione, riguardante i rapporti con gli organismi dell’Unione europea, viene riportata la procedura di Rapid response attivata dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) nel giugno 2008 in merito ad episodi connessi ad insediamenti Rom nella periferia di Napoli. Tale procedura, azionabile da parte dell’Agenzia in caso di situazioni specifiche suscettibili di rappresentare una minaccia alla sicurezza individuale e collettiva di determinate minoranze etniche o religiose a livello europeo, è stata attivata dalla FRA a giugno 2008 con la richiesta al presidente del CIDU, min. plen. Valentino Simonetti, in qualità di funzionario nazionale di collegamento (NLO), di fornire entro il 20 luglio successivo informazioni sugli episodi avvenuti alla periferia di Napoli, con particolare riguardo agli episodi di violenza a sfondo razzista, all’adozione di misure adeguate, alla formulazione di affermazioni di portata discriminatoria nei confronti della comunità Rom da parte di autorità pubbliche a livello nazionale, regionale o locale. Il rapporto [8] della FRA, trasmesso al CIDU, è stato pubblicato – riporta le Relazione – nell’agosto 2008.
Nella quarta e ultima parte la Relazione dà conto delle risposte ai questionari in materia di diritti umani. In particolare viene riportata la vicenda della Nota congiunta in forma di “appello urgente” dei Relatori Speciali delle Nazioni Unite (su razzismo, xenofobia ed discriminazione razziale e sui diritti dei migranti) e dell’Esperto Indipendente sulle minoranze, relativo a episodi di discriminazione ai danni di Rom; nella Nota veniva, inoltre, espressa preoccupazione per alcune disposizioni introdotte dal c.d. “pacchetto sicurezza” adottato dal Consiglio dei Ministri il 21 maggio 2008 relative all’introduzione del reato di immigrazione clandestina, alla permanenza degli immigrati nei centri di identificazione per oltre 18 mesi, alla semplificazione delle procedure di espulsione e al restringimento delle ipotesi di ricongiungimento familiare. Nella Relazione si sottolinea che il Governo ha ritenuto opportuno fornire una completa ed articolata risposta al documento, nonché una dettagliata esplicazione del contenuto del c.d. “pacchetto sicurezza”.
Ulteriori questionari hanno avuto ad oggetto temi connessi alla moratoria sull’applicazione della pena di morte (da parte dell’Alto commissario Onu per i diritti umani), in ordine alla quale sono stati richiamati due importanti interventi normativi: l’abrogazione della previsione costituzionale di ricorso alla pena di morte nei casi previsti dalle leggi militari di guerra [9] e la ratifica del Protocollo 13 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo all’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza [10]; ai difensori dei diritti umani (da parte dell’OSCE); sulle sparizioni forzate (da parte del Gruppo di lavoro Onu); sul traffico di persone (da parte del relatore speciale, in vista della predisposizione del Rapporto da presentare annualmente al Consiglio dei diritti umani); sull’educazione ai diritti umani e sul diritto all’educazione, con particolare riferimento ai detenuti (Onu).
In questa Legislatura, il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione Affari esteri della Camera ha esaminato in via istruttoria (sedute dell’11 febbraio e del 25 marzo 2009), la relazione sull’attività svolta nel 2007 dal Comitato interministeriale dei diritti dell’Uomo e sulla tutela dei diritti umani in Italia. Il Comitato ha approvato le indicazioni del relatore, on. Enrico Pianetta, in ordine alla formulazione di una risoluzione da sottoporre alla Commissione plenaria, incaricando il relatore della redazione dell’atto di indirizzo.
Successivamente, la Commissione Affari esteri ha discusso ed approvato lo schema di risoluzione presentato dall’on. Pianetta (seduta del 29 aprile 2009).
Tale documento (risoluzione 7-00141), nelle premesse, richiama il meccanismo di revisione periodica vigente in seno al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, in base al quale l’Italia verrà chiamata nel febbraio 2010 a fornire la completa panoramica degli istituti e delle prassi nazionali nel campo della difesa dei diritti umani. Il lavoro istruttorio del Comitato si è arricchito anche dell’audizione (v. nota 2)del ministro plenipotenziario Simonetti, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani.
Il dispositivo della risoluzione, conseguentemente, impegna il Governo ad adoperarsi sul piano dell’iniziativa legislativa per giungere all’istituzione di una Commissione nazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dell'uomo, nonché alla ratifica del protocollo facoltativo alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura, istituendo il previsto organismo indipendente di controllo anche in Italia.
Il Governo viene inoltre sollecitato a perfezionare l'adeguamento del nostro ordinamento allo Statuto della Corte penale internazionale (di cui pure l’Italia fu tra I principali attori) ed a fornire la più completa collaborazione alla revisione periodica che il Consiglio dei diritti umani effettuerà nei riguardi del nostro Paese nei prossimi mesi. Infine, la risoluzione impegna il Governo a proseguire nell’azione in ambito ONU per dare sempre maggiore effettività e consolidamento alla moratoria universale della pena di morte, approvata – anche in questo caso con il ruolo determinante dell’Italia – dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.