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Temi dell'attività Parlamentare

Le elezioni presidenziali e parlamentari in Bosnia-Erzegovina

Domenica 3 ottobre 2010 oltre tre milioni di elettori della Bosnia-Erzegovina (BiH) sono stati chiamati alle urne per una complessa tornata elettorale. L’elezione riguardava, a livello confederale (BiH), i tre membri della Presidenza collegiale ed i 42 deputati della Camera dei Rappresentanti (la Camera bassa del Parlamento bicamerale della Confederazione).

L’appuntamento elettorale, inoltre, ha riguardato anche il rinnovo di cariche a livello delle due entità che compongono la Confederazione: gli elettori della Federazione croato-musulmana (FBiH)[1] sono stati chiamati a rinnovare i 98 membri della Camera dei Rappresentanti dell’Assemblea federale ed i componenti delle loro assemblee cantonali; gli elettori della Repubblica serba di Bosnia(Republika Srpska-RS)[2] hanno eletto gli 83 membri della loro Assemblea nazionale (monocamerale) nonché il loro Presidente.

Com’è noto, la popolazione della Bosnia-Erzegovina si ripartisce in tre distinti gruppi etnico-religiosi: i musulmano-bosniaci, pari a quasi la metà della popolazione, i serbo-bosniaci ed i croato-bosniaci rispettivamente pari a un terzo e a un sesto della popolazione. In base agli accordi di Dayton siglati nel 1995, che posero fine al conflitto nell’area bosniaca, il paese è caratterizzato da una forma istituzionale che può definirsi confederale, basata sulla Federazione croato-musulmana (entità che rappresenta circa il 51% del territorio e il 67% della popolazione), la cui capitale è Sarajevo e sulla Repubblica serba di Bosnia, il cui capoluogo è Banja Luka (circa il 49% del territorio, 33% della popolazione). Il carattere confederale dell'assetto del paese è connesso alla notevole debolezza delle istituzioni centrali della Bosnia-Erzegovina, cui ha sino ad ora supplito la figura del Rappresentante speciale dell’Unione Europea - attualmente il diplomatico austriaco di origini slovene Valentin Inzko - dotato di prerogative molto ampie (i cosiddetti “Bonn Powers”).

 

Le elezioni presidenziali

La Bosnia-Erzegovina ha una Presidenza collegiale composta da tre membri che vengono eletti da ciascuna comunità (serba, croata e bosniaca-musulmana) con mandato quadriennale, a suffragio universale (il requisito per l’esercizio dell’elettorato attivo nel paese è il compimento del diciottesimo anno di età, ridotto a sedici nel caso in cui l’elettore sia un lavoratore). La guida della Presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina viene assunta a rotazione, per una durata di otto mesi, da uno dei tre componenti la “triade” presidenziale. Le precedenti elezioni presidenziali (1° ottobre 2006) avevano visto prevalere, per l’entità serba Nebojsa Radmanovic (Unione dei socialdemocratici indipendenti-SNSD), Zeljko Komsic (Partito socialdemocratico-SDP) per i croati e Haris Silajdzic per i bosniaci_musulmani.

I risultati delle elezioni presidenziali del 3 ottobre 2010, diffusi la mattina del 4 ottobre dalla Commissione Elettorale Centrale, peraltro ancora parziali (si riferiscono allo scrutinio del 92,22% delle schede) sono i seguenti:

–               Bakir Izetbegovi? per la componente bosniaco-musulmana, candidato del Partito di azione democratica SDA e figlio del primo presidente bosniaco (1990-1996 e 1996-2000) Alija, avrebbe ottenuto 150.129 voti (34,82%), superando Fahrudin Radon?i?, proprietario del più grande gruppo di stampa del paese e del quotidiano di Sarajevo Dnevni Avaz, che avrebbe raccolto 132.522 voti (30,7%); il precedente membro della Presidenza tripartita Haris Silajd?i?, con 107.168 voti (24,8%) sarebbe solo terzo;

–               ?eljko Komši?, rappresentante croato, candidato del Partito socialdemocratico (SDP), avrebbe ottenuto una netta riaffermazione con il 60,99% dei voti (313.692 schede), davanti a Borjana Krišto, dell'Unione democratica croata (HDZ), 100.210 voti (19,48%) e Martin Ragu? (HDZ 1990), con 55.092 voti (10,77%). Dai risultati emergerebbe l’impossibilità, per i due partiti croati di ispirazione nazionalista, HDZ e HDZ 1990, di riportare la vittoria contro il candidato socialdemocratico, neppure se avessero corso uniti.

–               Nebojša Radmanovi?,rappresentante serbo, candidato dell'SNSD (Unione dei Socialdemocratici Indipendenti) si sarebbe riconfermato con il 49,90%, davanti a Mladen Ivani?, che avrebbe ottenuto il  46,91%.

L’affluenza alle urne, 56,30%, è risultata di poco superiore (+1,82%) rispetto a quella registrata in occasione delle elezioni del 1° ottobre 2006.

Con riguardo all’elezione del rappresentante serbo della Presidenza collegiale, Suad Arnautovic, membro della Commissione elettorale centrale della Bosnia-Erzegovina ha affermato che "un totale di 13,24% di schede nulle lascia supporre la possibilità di frodi", preannunciando una minuziosa inchiesta sul punto.

L’alto Rappresentante Valentin Inzko, per parte sua, nel dichiararsi soddisfatto dell’organizzazione della tornata elettorale, ha affermato che il buon svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative è “segno di maturità e un buon segnale per la democrazia in Bosnia-Erzegovina”; Inzko ha dichiarato quindi di augurarsi che ciò possa favorire dei cambiamenti, senza i quali le elezioni non sono necessarie. 

Nel preliminary statementrilasciato dalla missione di osservazione dall’OSCE il 4 ottobre si afferma che le elezioni in Bosnia-Erzegovina hanno rappresentato un ulteriore progresso e, con l’eccezione delle restrizioni al diritto di voto, la loro conduzione è stata generalmente in linea con le prescrizioni della stessa Osce e del Consiglio d’Europa. Sono state rilevate, tuttavia, talune aree chiave sulle quali è necessario agire.

Il successo del moderato Izetbegovic nell’elezione a Presidente dell’entità bosniaca sul predecessore Silajd?i?, che i sondaggi davano per favorito, è la più interessante novità della consultazione elettorale. Sebbene, infatti, l’SDA di Izetbegovic, sia una formazione nazionalista, il presidente durante la campagna elettorale ha ribadito in più occasioni di voler sostenere il dialogo con la Republika Srpska, a differenza di quanto fatto dal suo predecessore, Silajd?i?, fermamente contrario ad ogni forma di autonomia per l’entità serba. Izetbegovic aveva sottolineato come non solo la Comunità internazionale ma anche la stragrande maggioranza dei cittadini della BiH credono nella necessità del dialogo tra le due componenti, che se non vogliono scomparire devono sapersi confrontare al fine di lavorare insieme alla stabilizzazione del paese.

Tuttavia, le aperture al dialogo prefigurate dalle parole di Izetbegovic non sembrano destinate al successo. Quanto all’elezione del Presidente della Repubblica serba di Bosnia, infatti, i primi risultati hanno dato per vincente Milorad Dodik, leader dell’Alleanza socialdemocratica indipendente (SNSD) e primo ministro uscente dell’entità. Nei primi commenti rilasciati dopo la diffusione dei risultati provvisori Dodik si è detto felice dell’affermazione del suo partito nella Republika Srpska e in tutta la Bosnia Erzegovina, annunciando l’intenzione di proseguire nella sua politica di protezione dell’autonomia della Repubblica serba confermando la validità del motto “Republika Srpska forever and Bosnia-Herzegovina for as long as it is necessary”. PerDodik - contrario a ogni tentativo di rafforzare le strutture centrali e unitarie dello Stato bosniaco e favorevole alla più volte evocata secessione della Republika Srpska“la Bosnia-Erzegovina è un errore scaturito dal processo di dissoluzione della vecchia Jugoslavia”. Milorad Dodik, che succede nella carica a Rajko Kuzmanovic avrebbe ottenuto 52,05% dei suffragi, davanti al rivale Ognjen Tadic (Partito democratico serbo-SDS), fermo al 37,01%.

 

Le elezioni parlamentari

Il Parlamento bicamerale della Confederazione (Skupstina) è formato dalla Dom Naroda (Camera dei popoli), composta da 15 seggi (5 bosniaco-musulmani, 5 croati, 5 serbi) eletti con mandato quadriennale dalla Camera dei Rappresentanti del Parlamento della Federazione croato-musulmana e dall’Assemblea Nazionale della Republika Srpska, e dalla Predstavnicki Dom (Camera dei rappresentanti), 42 seggi dei quali 28 per la Federazione croato-musulmana e 14 per la Repubblica serba di Bosnia, eletti con voto popolare per quattro anni. Le elezioni di domenica 3 ottobre2010, riguardavano il rinnovo dei 42 seggi della Predstavnicki Dom. I primi risultati prefigurano difficoltà nel raggiungimento di un accordo di governo; infatti, se gli elettori della Federazione croato- musulmana hanno inviato come prima forza nella Camera bassa del parlamento confederale il partito socialdemocratico SDP, di orientamento moderato, per la Republika Srpska ha prevalso l'Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNDS), la formazione del neo-eletto presidente della RS, Dodik, strenuo difensore dell'autonomia dell'entità serba rispetto a Sarajevo

 

L'affermazione delle forze moderate nell’entità a maggioranza croato-musulmana della Bosnia-Erzegovina, nonostante la riconferma delle forze nazionaliste nella Republika Srpska ha comunque suscitato speranze per una ripresa del processo delle riforme in stallo da quattro anni. L’aspettativa di riforme è stata sottolineate anche in una nota diffusa (6 ottobre 2010) alla vigilia della visita a Sarajevo del commissario europeo per l'allargamento, Stefan Fuele, che ha esortato la Bosnia-Erzegovina ad adottare “le riforme cruciali per il suo benessere e per le sue ambizioni di divenire un paese candidato all'Unione europea". Fuele incontrerà i membri della neoeletta presidenza tripartita ed i leaders delle principali forze politiche per discutere questioni chiave del rapporto con l'Ue e delle riforme necessarie per un futuro europeo della Bosnia.



[1]    La carica di Presidente dellaFederazione croato-musulmana è attualmente ricoperta da Borjana Kristo (Unione democratica croata della Bosnia-Erzegovina-HDZ-BH), affiancata da due vice presidenti, uno bosniaco e uno serbo, rispettivamente Mirsad Kebo (Partito d’azione democratica nazionale-SDA) e Spomenka Micic (Partito per la Bosnia-Erzegovina-SBiH). Tali personalità sono elette dal Parlamento bicamerale della Federazione, composto dalla Camera dei popoli (60 membri, 30 Bosniaci e 30 Croati) nominati dalle 10 assemblee cantonali della Federazionee dalla Camera dei Rappresentanti (98 membri eletti con sistema proporzionale e con mandato quadriennale). Mustafa Mujezinovic è l’attuale Primo ministro della Federazione croato-musulmana.

[2]    Il Presidente della Repubblica serba di Bosnia è eletto a suffragio universale. L’Assemblea nazionale, il Parlamento monocamerale della Repubblica serba di Bosnia è composto da 83 membri eletti con sistema proporzionale ogni quattro anni.