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Temi dell'attività Parlamentare

Cronologia degli eventi della crisi libica e nell'area MENA
La crisi in Libia e negli altri paesi del Nord Africa e del
Medio Oriente
Cronologia degli eventi[1]

 

 

Dicembre 2010

 

17 dicembre

Un giovane ambulante abusivo, Mohammed Bouazidi Samir, si dà fuoco per protesta nella cittadina di Sidi Bouzid (nella Tunisia centro-occidentale) dopo che gli viene sequestrata la merce.

24 dicembre

Proteste nella cittadina di Menzel Bouzayane (Tunisia centrale), alla notizia della morte di Mohammed Bouazidi Samir. Un giovane di 18 anni rimane ucciso da un colpo di arma da fuoco della polizia.

26 dicembre

Scontri nella regione di Sidi Bouzid tra polizia e manifestanti che protestavano contro la disoccupazione hanno causato il ferimento di un uomo e notevoli danni materiali.

27 dicembre

A Tunisi laureati disoccupati scesi in piazza per rivendicare il diritto al lavoro e la fine della corruzione sono stati dispersi dalla polizia.

29 dicembre

Rimpasto di governo in Tunisia. Cambia, tra gli altri, il ministro per la gioventù. Altri due disoccupati tentano il suicidio dandosi fuoco. Arrestati due giornalisti tunisini che coprivano due manifestazioni.

 

Anno 2011

 

5 gennaio

Scontri ad Algeri tra gruppi di giovani manifestanti e polizia nel corso di una protesta contro l'impennata dei prezzi dei principali beni di consumo. Manifestazioni anche in altre città.

6 gennaio

Sciopero generale degli avvocati in Tunisia.

Nuovi scontri ad Algeri. Le proteste algerine si estendono in Cabilia.. Arrestato Ali Benhadj, il numero due del disciolto Fronte islamico per la salvezza algerino (Fis).

7 gennaio

Un ragazzo di 18 anni muore a M'Sila (Algeria), colpito da pallottole.

8 gennaio

Altri due morti tra i manifestanti in Algeria (a Bou Smail, cittadina 50 chilometri a ovest di Algeri e, di nuovo, a M'Sila).

Il governo algerino adotta misure straordinarie per frenare l'impennata dei prezzi di prodotti alimentari, in particolare olio e zucchero.

Il ministro degli Esteri, Frattini esprime il sostegno dell’Italia all’Algeria e alla Tunisia.

9 gennaio

Scontri a Thala e Kasserine (Tunisia) hanno causato 14 morti
Il governo tunisino riconosce la legittimità del movimento sociale di protesta in Tunisia, ma critica alcuni media stranieri accusandoli di ''esagerare e deformare i fatti''.

Il ministro dell'interno algerino, Daho Ould Kablia, dichiara che fino a quel momento erano state arrestate circa mille persone, in gran parte minorenni, e che, oltre ai tre manifestanti morti, 826 persone, tra cui 763 agenti di polizia, erano rimaste ferite. Circa 6 mila persone in piazza ad Ain Hadjel per i funerali del giovane di 18 anni ucciso. Dal 6 al 9 gennaio le proteste algerine hanno provocato cinque morti e piu' di 800 feriti

11 gennaio

Il partito islamico radicale algerino, El Islah, ha chiesto ''elezioni anticipate trasparenti''.

In vista di manifestazioni annunciate, il governo giordano prende misure "immediate" per far calare i prezzi dei generi essenziali.

12 gennaio

Manifestazioni a Sfax e al centro di Tunisi. Giornalisti di una troupe del Tg3 vengono aggrediti dalla polizia. Il Presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali nomina il nuovo ministro dell’interno e ordina il rilascio di tutte le persone arrestate nei disordini degli ultimi giorni che non siano "implicate in gravi atti di violenza".

13 gennaio

Ben Ali si impegna a lasciare il potere nel 2014 e promette libertà di stampa. Dopo una giornata nella quale si registrano molti morti negli scontri, Ben Ali ordina alla polizia di cessare il fuoco. L'esercito, dispiegato il giorno precedente, si ritira da Tunisi che rimane presidiata dalle forze di polizia. Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) lancia un appello per rovesciare il potere costituito e a instaurare la Shaaria

14 gennaio

Ben Ali lascia la Tunisia e sceglie l’Arabia saudita per il suo esilio. l’interim della presidenza viene assunto dal presidente della Camera Foued Mebazaa.

Proteste pacifiche contro il carovita in molte città giordane.

15 gennaio

Migliaia di detenuti evasi dalle carceri di tutta la Tunisia; molti vengono uccisi. Arresto di Ali Seriati, capo della guardia presidenziale, con l’accusa di avere radunato bande criminali per organizzare i saccheggi dei giorni precedenti

16 gennaio

Sparatorie a Cartagine, di fronte al palazzo presidenziale e nel centro di Tunisi. Il palazzo della presidenza della repubblica, all'interno del quale sono asserragliati uomini della Guardia presidenziale, viene circondato dall’esercito.

Quattro persone, delle quali una muore subito, si danno fuoco in Algeria per protestare contro la disoccupazione e le difficili condizioni di vita

17 gennaio

Ghannouchi forma un nuovo governo provvisorio di coalizione e promette libere elezioni presidenziali entro 60 giorni; i ministri del vecchio governo sono 11 su 24, mentre ai leader dell'opposizione vanno solo tre posti.

Un altro disoccupato si dà fuoco in Algeria.

Un uomo si dà fuoco al Cairo

18 gennaio

I tre ministri provenienti dal sindacato Ugtt decidono di non prestare giuramento e lasciano l’esecutivo. Rientra in Tunisia Moncef Marzouki, storico oppositore laico di Ben Alì. Primi arrivi a Lampedusa di due piccole imbarcazioni provenienti dalla Tunisia.

Un altro giovane si dà fuoco in Algeria (Cabilia)

19 gennaio

Vengono legalizzati tre partiti d'opposizione non riconosciuti sotto il regime di Ben Ali.

Afif Hadri, padre di sei bambini, si dà fuoco nel mercato di El Oued (Algeria orientale).

Le forze dell'ordine yemenite hanno impedito a centinaia di studenti universitari di manifestare nella capitale Sanaa per celebrare il cambiamento politico in Tunisia 

Audizione del Ministro degli esteri Frattini sui recenti sviluppi della situazione in Tunisia presso le Commissioni riunite Affari esteri di Camera e Senato.

20 gennaio

Prima riunione del Consiglio dei ministri. Nuove manifestazioni di piazza contro i ministri provenienti dal partito di Ben Ali. . Tutti i ministri del governo di transizione tunisino appartenenti al partito dell'ex presidente Ben Ali, il Rcd (Raggruppamento costituzionale democratico), si sono dimessi da questa formazione. Rimosso il bando di giornali come Le Monde e Liberation.

Nuove manifestazioni guidate da gruppi islamici in Giordania, dopo la preghiera del venerdì, per chiedere riforme economiche e protestare contro il carovita.

 

22 gennaio

Poliziotti e vigili del fuoco in piazza a Tunisi contro il nuovo governo ancora troppo legato al vecchio regime.

Scontri ad Algeri durante una manifestazione (vietata) organizzata dal partito d'opposizione, Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd). Ferito anche un deputato dell’opposizione.

In Arabia Saudita, in Marocco, in Sudan, almeno quattro persone si sono date alle fiamme.

23 gennaio

Centinaia di manifestanti a Tunisi chiedono le dimissioni del governo di transizione sfidando il coprifuoco. Un ventiseienne disoccupato si uccide a Gabès.

Settimo tentativo di suicidio col fuoco in Algeria. Secondo il FMI l'Algeria deve diversificare la sua economia troppo dipendente dagli idrocarburi per ridurre con ''urgenza'' la disoccupazione, in particolare giovanile.

Almeno 19 attivisti, tra i quali Tawakkol Karman, la donna che aveva guidato la protesta degli studenti contro il presidente Ali Abdullah Saleh la settimana precedente, vengono arrestati al termine di una nuova ondata di proteste nella capitale Sanaa.

25 gennaio

Il ministro degli Esteri tunisino, Kamel Morjane, riceve gli ambasciatori dei Paesi europei. Un giovane disoccupato si uccide a Gafsa dandosi fuoco. Un altro disoccupato tenta il suicidio con lo stesso sistema a Rgueb, nei pressi di Sidi Bouzid.

“Giornata della collera” in Egitto: in migliaia scendono in piazza Tahrir al Cairo, ma anche a Suez e Alessandria per chiedere la fine del regime e condizioni di vita migliori. Le proteste degenerano in violenti scontri. Quattro i morti.

 

26 gennaio

Ancora manifestazioni nelle città egiziane: morti negli scontri al Cairo un manifestante e un poliziotto. A Suez coprifuoco in tre zone, incendiata la sede locale del partito di Mubarak.

 

27 gennaio

Rimpasto di governo in Tunisia dopo le dimissioni dei ministri esteri, dell’interno, della difesa e delle finanze. Estromessi i ministri del partito di Ben Ali; sostituiti in tutto 12 ministri.

La rivolta dilaga in Egitto. Un ragazzo di 17 anni muore negli scontri a nord del Sinai. Rientra nel Paese l'ex direttore generale dell'Aiea Mohammed el Baradei, che si dice ''pronto a guidare la transizione''. Blackout di facebook e twitter.

Migliaia di persone manifestano a Sanaa per chiedere che il presidente Ali Abdallah Saleh se ne vada dopo 32 anni al potere.

28 gennaio

La polizia evacua i manifestanti rimasti per 6 giorni nella piazza della Casbah, davanti alla sede del governo tunisino, per chiederne le dimissioni.

Marcia in Cabilia organizzata dal RCD per chiedere un cambiamento di regime e la revoca dello Stato d'emergenza, in vigore dal 1992.

Scontri fra dimostranti e poliziotti in Egitto. I morti sono almeno 62. Cortei anti-Mubarak al Cairo, ad Alessandria e a Suez. Mubarak annuncia il rimpasto di governo.

Manifestazioni contro il carovita ad Amman

29 gennaio

Proseguono le proteste a piazza Tahrir al Cairo. Saccheggiatori irrompono nel Museo egizio del Cairo e distruggono due mummie. Il generale Oman Suleiman, capo dei servizi segreti, viene nominato vice presidente e il generale Ahmed Shafik diventa premier.

Scontri a Sanaa tra oppositori e filogovernativi. 

Circa 200 attivisti di sinistra manifesta pacificamente ad Amman per chiedere le dimissioni del premier giordano Samir Rifai

30 gennaio

Rientra a Tunisi Rachid Ghannouchi, il capo del partito islamico tunisino Ennahda, in esilio da oltre 20 anni.

Sono almeno quindici le persone che si sono date fuoco in Algeria di nel mese di gennaio. Tre sono morte.

L'esercito chiude l'accesso a piazza Tahrir e gli stranieri vengono invitati a lasciare il Paese. Viene saccheggiato anche il museo archeologico di AlQantara, (Suez).

 

31 gennaio

Mubarak si rifiuta di lasciare il potere mentre continuano le proteste in piazza Tahrir violando il coprifuoco e ad Alessandria. Il presidente chiede al premier di iniziare i colloqui con l’opposizione.

Il Fronte islamico in Giordania afferma di volere riforme politiche e non un cambio di regime.

 

 

 

 

1° febbraio

Oltre un milione di persone scende nelle strade di tutto l'Egitto. Mubarak annuncia che resta al potere, ma che non si ricandiderà alle presidenziali di settembre.

Re Abdallah di Giordania licenzia il premier Samir Rifai, inviso all'opposizione soprattutto per la sua politica economica, e lo sostituisce con un ex generale, Marouf Bakhit. Sfavorevoli le reazioni dei Fratelli Musulmani e del Fronte di azione islamica.

 

2 febbraio

Violenti scontri scoppiano a piazza Tahrir quando fanno irruzione dei sostenitori di Mubarak.

 

3 febbraio

Proseguono gli scontri tra i sostenitori di Mubarak e gli oppositori al regime

Oltre 20.000 persone in piazza a Sanaa per la "giornata della collera" indetta dalle opposizioni. Un numero analogo di persone si radunato in una piazza centrale della città per manifestare invece il proprio sostegno al presidente.

4 febbraio

Milioni di persone scendono in strada per una mobilitazione generale detta “giornata della partenza”.

Manifestazione organizzata dal Movimento islamico giordano ad Amman per chiedere le riforme

5 febbraio

Sostituiti i vertici del partito di Mubarak, il Pnd. Il nuovo segretario generale è Hossan Badrawy, che diventa anche presidente al posto di Gamal Mubarak

 

6 febbraio

Suleiman riceve i leader dell’opposizione

L’opposizione islamista giordana respinge l’offerta di entrare nel nuovo governo giordano guidato dal primo ministro Marruf Bakhit

 

7 febbraio

 

 

8 febbraio

Mubarak istituisce una commissione per la riforma costituzionale. Vengono rilasciati 34 prigionieri politici. Le vittime della rivolta sono circa 300.

Un manifestante viene ucciso e altri 12 arrestati dopo una manifestazione ad Aden (Yemen del sud) dispersa dalla polizia.

 

9 febbraio

Suleiman parla di rischio di golpe 

Il premier giordano, annuncia la formazione del nuovo esecutivo di cui fanno parte tecnocrati, una sola donna, e alcuni ministri già presenti in governi precedenti  

 

10 febbraio

Mubarak annuncia in un discorso alla nazione che cederà alcuni poteri al vicepresidente.

 

11 febbraio

Hosni Mubarak viene deposto. Il controllo del paese viene assunto dal Consiglio Militare supremo.

 

12 febbraio

Migliaia di persone manifestano ad Algeri e in diverse città del paese, in nome della “democrazia e liberta'', nonostante il divieto delle autorità e il massiccio dispiegamento delle forze di sicurezza. Arrestate 300 persone (liberate il giorno successivo). 

Il procuratore generale egiziano ordina il divieto di espatrio per l'ex premier Ahmad Nazif e per l'ex ministro dell'Interno Habib el Adly. Dimissioni del ministro egiziano dell'Informazione Anas el-Fekky, messo poi agli arresti domiciliari   

Circa 4 mila giovani in piazza a Sana'a, per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh

 

 

13 febbraio

Protesta dei poliziotti al Cairo per rivendicare aumenti salariali 

Manifestazioni di protesta a Sanaa e scontri con la polizia

 

14 febbraio

Dopo oltre due settimane gli ultimi manifestanti hanno lasciato piazza Tahrir, in seguito alle richieste di soldati e polizia militare 

Scontri a Sanaa fra oppositori e filogovernativi

 

15 febbraio

Il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit chiede sostegno all’economia alla comunità internazionale.

Nuovi scontri a Sanaa fra oppositori e filogovernativi 

Esplode in Libia la protesta contro Gheddafi: la polizia disperde un sit-in a Bengasi, in Cirenaica, città roccaforte dell'opposizione. Ad Al Baida, 1200 km est da Tripoli, 2 dimostranti vengono uccisi dalle forze di sicurezza.

Il ministro degli esteri Franco Frattini in Aula alla Camera propone un “piano Marshall” per l'Egitto ed i paesi attraversati' dalla crisi

 

 

16 febbraio

Manifestazione di circa 1.500 persone a Irbid, seconda città della Giordania, per denunciare la ''corruzione'' del governo e chiedere riforme politiche e costituzionali fra le quali una limitazione dei poteri del re.

Un migliaio di studenti manifesta davanti alla sede del ministero dell'insegnamento superiore ad Algeri  

Due manifestanti muoiono nei violenti scontri con le forze nell'ordine ad Aden.

 

17 febbraio

Protestano in Algeria guardia comunale, i funzionari dei tribunali e la protezione civile  

Arrestati tre ex ministri (Interno, Turismo e Edilizia popolare) che avevano fatto parte del governo egiziano fino al 28 gennaio, con le accuse di riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. Risoluzione del Parlamento europeo per congelare i beni di Mubarak.

Viene convocata attraverso Facebook una “Giornata della collera” con manifestazioni anti-Gheddafi a Bengasi, il capoluogo della Cirenaica e in altre città. La violenta repressione delle forze di sicurezza causa 8 morti e decine di feriti.

Settimo giorno di proteste nello Yemen. Quattro manifestanti rimangono uccisi in scontri con la polizia nel sud del paese. 

 

 

18 febbraio

Due milioni di persone circa si sono radunate nella piazza Tahrir per celebrare la “giornata della vittoria” e per la preghiera del venerdì. Almeno 10 mila persone si sono invece radunate in un’altra grande piazza per rendere onore all'ex presidente Hosni Mubarak 

Scontri in tutta la Libia orientale fino al confine con l'Egitto. Almeno 40 i morti. Due manifestanti vengono impiccati dai manifestanti

Una granata lanciata da sconosciuti contro una manifestazione anti-governativa nella citta' yemenita di Taez provoca la morte di 2 persone e il ferimento di altre 27.

 

19 febbraio

Circa un migliaio di persone hanno risposto all'appello del Collettivo nazionale per la democrazia e il cambiamento (CNDC), che riunisce partiti d'opposizione, sindacati e associazioni, tra cui la Lega algerina per i diritti umani (Laddh) e l'Osservatorio sulla violenza contro le donne. La polizia carica e disperde i manifestanti. Tahar Besbes, deputato del Raggruppamento per la cultura e la democrazia (RCD), viene ferito. In piazza ci sono anche i sostenitori di Bouteflika.   

Autorizzata in Egitto la costituzione di Al Wasat, il primo partito politico egiziano a base religiosa, composto da musulmani e copti. 

Uno studente viene ucciso da colpi di arma da fuoco e altri cinque sono feriti in scontri con sostenitori del regime intorno all'università di Sanaa.  

 

20 febbraio

Liberati 108 prigionieri politici in Egitto 

Seif al-Islam, figlio di Gheddafi, parla di complotto esterno, di rischio guerra civile mentre fonti mediche affermano che sono 285 le persone uccise a Bengasi dall'inizio della protesta.

Un disoccupato di 27 anni si dà fuoco a Dhaleh, nel sud dello Yemen. Morirà quattro giorni dopo.

 

21 febbraio

La polizia disperde studenti davanti al ministero dell'insegnamento superiore ad Algeri ferendone alcuni in modo grave. Si registrano altri tre tentativi di suicidio col fuoco.

Gheddafi bombarda Tripoli e i morti sono centinaia. Incendiate le sedi di parlamento e governo. Le Società petrolifere evacuano il personale.

Migliaia di persone ancora in piazza a Sanaa. Un manifestante ucciso ad Aden dalle Forze speciali. Decine di migliaia di sciiti partecipano a Saada, nel nord dello Yemen, a una manifestazione per la caduta del regime.

 

 

22 febbraio

Il governo algerino decide la revoca dello stato d’emergenza in vigore dal 1992 e approva misure per contrastare la disoccupazione giovanile   

Giuramento del nuovo governo egiziano formato da civili. Dieci ministri, fra i quali quelli del petrolio, della cultura e della sanita', sono stati cambiati.

Gheddafi appare in un lungo discorso alla tv libica e annuncia: ''Rimarrò fino alla morte''. Il ministro dell'Interno si unisce alla rivolta. Nonostante la dura repressione, la protesta continua. Il componente libico della Corte penale Internazionale (Cpi) parla di 10.000 morti. La Libia viene sospesa dalla Lega Araba.

Un gruppo di sostenitori del regime yemenita attacca dei manifestanti durante un sit-in all'università di Sanaa e ne uccidono due.

Missione del ministro Frattini in Egitto dove incontra il capo del Consiglio Supremo delle Forze armate egiziane, maresciallo Tantawi e il il ministro degli esteri Ahmed Abul Gheit

 

23 febbraio

Otto deputati del Congresso generale popolare (Cpg, al potere) dello Yemen si dimettono per protesta contro la le procedure usate per reprimere le proteste nel paese

 

24 febbraio

Nuovo intervento di Gheddafi per chiedere alla popolazione di Zawia di arrendersi. Gheddafi accusa al-Qaida della rivolta che si estende all’ovest del paese   .

 

25 febbraio

Circa cinquemila giordani marciano nel centro di Amman chiedendo ampie riforme costituzionali  

Alcune migliaia di persone si radunano a tarda sera in Piazza Tahrir, al Cairo, chiedendo a gran voce le dimissioni del primo ministro, Ahmed Shafiq. La polizia militare disperde la folla con proiettili e manganelli e il giorno successivo si scusa per gli incidenti.     

10.000 persone si radunano ad Aden per contestare il presidente Ali Abdullah Saleh. La manifestazione viene dispersa dalla polizia con gas lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco provocando 7 morti e  circa 40 feriti.

 

26 febbraio

L’opposizione (spaccata dopo la scissione del CNCD) organizza una marcia per il terzo sabato consecutivo, alla quale aderiscono poche persone.

Mercenari a Misurata (terza citta' della Libia) aprono il fuoco su manifestanti. Ancora stranieri in fuga. Londra e Parigi chiudono le ambasciate.

I capi delle due più potenti tribù del Paese, gli Hashed e i Baqil, si sono dissociati dal presidente Saleh.

 

 

27 febbraio

Nuove tensioni a Piazza Tahrir tra polizia militare e qualche migliaio di manifestanti che non intende lasciare la piazza. Amr Mussa annuncia la propria candidatura alle presidenziali 

L’Onu approva nuove sanzioni contro la Libia fra cui il blocco di beni di Gheddafi e l’embargo sulla vendita di armi. A Bengasi gli oppositori formano un Consiglio nazionale.  

 

28 febbraio

Secondo l’UNHCR, nella sola giornata del 28 febbraio 14 mila persone hanno valicato la frontiera.

Decine di migliaia di dimostranti sono nuovamente scesi in piazza nello Yemen. Saleh annuncia di voler dar vita ad un governo di unità nazionale ma l’opposizione rifiuta. 

 

 

 

1° marzo

L’Unhcr avverte che dopo l'esodo di 70-75 mila profughi, la situazione alla frontiera tra la Tunisia e la Libia sta raggiungendo "il punto di crisi". L’opposizione annuncia la creazione di un consiglio militare a Bengasi.

Decine di migliaia di manifestanti anti-regime scendono nelle strade di Sanaa. Il presidente Saleh accusa Israele e Stati Uniti di fomentare la rivolta nei paesi arabi. 

2 marzo

Gheddafi interviene di nuovo alla tv libica: attacca i giornalisti, che avrebbero montato il caso di una “sola e piccola manifestazione nella città di Bengasi"., parla dell’Italia, dicendo che grazie alla sua rivoluzione questa è stata costretta a scusarsi per il suo colonialismo e a pagare i danni, minaccia la sostituzione delle compagnie petrolifere e minaccia una carneficina se la Nato dovesse intervenire. Al confine con la Tunisia arrivano i primi aiuti per i profughi, mentre Francia annuncia invio di aerei cargo per evacuare i cittadini egiziani.  

3 marzo

Il governo giordano formato da Maaruf Bakhit ottiene la fiducia del parlamento al termine di due giorni di accese discussioni in aula    

Il premier egiziano Ahmad Shafiq si e' dimesso: il Consiglio supremo delle forze armate ha accettato le sue dimissioni e incaricato Essam Sharaf, ex ministro trasporti di formare un nuovo governo   

Combattimenti a Brega, Gheddafi fa bombardare i pozzi di petrolio. Navi da guerra americane si avvicinano alla costa libica. L'Ue decide per il congelamento dei beni del Colonnello. La Corte penale internazionale apre un'inchiesta per crimini contro l'umanità.

L'opposizione yemenita e gli ulema propongono al presidente Saleh un piano di  uscita dalla crisi in cinque punti che prevede la sua rinuncia all'incarico entro la fine dell’anno. Gli studenti che protestano da undici giorni chiedono invece che Saleh lasci il potere immediatamente, ma il presidente non intende lasciare prima della scadenza del suo mandato.

 

4 marzo

L'aviazione libica bombarda per il terzo giorno Ajdabija. Scontri sanguinosi a Ras Lanuf e Braga, a est, e a Zawiya, a ovest. Allerta Interpol sui movimenti di Gheddafi e di 15 familiari e fedelissimi. Inizia la missione umanitaria italiana che porterà aiuti al confine tra Libia e Tunisia.

Scontri nel nord dello Yemen tra esercito governativo e manifestanti sciiti: cinque i morti.

5 marzo

Scontri a Tripoli. Gheddafi invia carri armati a Zawiya dove si svolgono violenti combattimenti.

6 marzo

Continua l'offensiva delle forze di Gheddafi sulle città ribelli. Scontri notturni a Tripoli

Il regime yemenita accusa al Qaida di aver compiuto tre attacchi in diverse zone del Paese, uccidendo sei militari  

7 marzo

Protesta delle guardie comunali per un aumento dei salari   

Il nuovo governo egiziano, guidato da Essan Sharaf giura davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate, Hussein Tantawi   

 

8 marzo

Scontri fra cristiani e musulmani al Cairo dopo tre giorni di proteste dei copti per la chiesa bruciata il 4 marzo ad Atfih. Una donna copta muore  

ll Cnt intima a Gheddafi di andarsene entro 72 ore. Le forze del Colonnello colpiscono Zawiya e la Cirenaica. L'Ue rafforza le sanzioni contro Tripoli. La Nato è pronta a intervenire se Gheddafi continuerà a bombardare i civili. La conferenza islamica si schiera a favore dell’imposizione di una no-fly zone.

La polizia spara su un gruppo di manifestanti a Sanaa ferendone circa 50.

9 marzo

Dopo essere stati solidali nella lotta al vecchio regime, riesplode la guerra tra copti e musulmani che causa in poche ore 13 morti e 140 feriti.

Le forze di Gheddafi riconquistano Zawiya, unico bastione ribelle a ovest di Tripoli.

.

10 marzo

Le forze di Gheddafi riconquistano anche Ras Lanuf. La Francia riconosce il Cnt

Il presidente Saleh, si impegna a varare entro l'anno una nuova costituzione, da sottoporre a referendum, che prevede un ''sistema parlamentare'', e una legge elettorale

11 marzo

Il Vertice Ue non raggiunge l’ accordo sulla no-fly zone, dichiara di volere il dialogo con gli insorti ma non riconosce il CNT. Proseguono gli scontri tra i ribelli e le truppe di Gheddafi.

12 marzo

Le truppe di Gheddafi avanzano verso est. Un cameraman di Al Jazeera viene ucciso. I ministri degli Esteri della Lega Araba chiedono all'Onu di imporre la no-fly zone.

La polizia carica dimostranti antigovernativi uccidendone 7 e ferendone centinaia. ad Aden. L’Onu condanna l’uso eccessivo della forza.

13 marzo

Gheddafi riconquista Brega.

14 marzo

Gheddafi riconquista anche Zuara.

Scontri in due località a nord-est e a est di Sanaa, dove circa 40 yemeniti, tra manifestanti anti-regime e lealisti, rimangono feriti

15 marzo

 

16 marzo

Gheddafi annuncia di aver ripreso anche Ajdabiya. Continuano gli attacchi su Zenten e Misurata. Nella notte ultimatum dell'esercito ai civili di Bengasi. 

Almeno 120 manifestanti sono feriti in scontri con la polizia nell'ovest dello Yemen

17 marzo

Manifestazione di disoccupati nella città petrolifera di Hassi Messaoud (800 km a sud-est da Algeri) contro un ufficio di collocamento accusato di corruzione. 15 feriti negli scontri con la polizia.  

Il consiglio di sicurezza dell'Onu impone alla Libia una no-fly zone e autorizza il ricorso alla forza contro le truppe di Muammar Gheddafi per proteggere i civili.

18 marzo

Nuove manifestazioni ad Amman per chiedere riforme costituzionali e lo scioglimento del Parlamento.  

 

19 marzo

Referendum in Egitto sulle proposte di modifica della Costituzione. Vinceranno i Sì (77% dei voti). Per il NO si erano schierati i due principali potenziali candidati alla presidenza, Amr Mussa e Mohamed el Baradei

 

20 marzo

vittoria schiacciante del si' al referendum sugli emendamenti costituzionali

marzo

 

marzo

 

23 marzo

Almeno 40 persone, tra cui anche alcuni poliziotti, sono rimaste ferite in violenti scontri ad Algeri tra giovani e le forze dell'ordine che si apprestavano a distruggere alcune baraccopoli.

Crollo della Borsa egiziana che riapre dopo 55 giorni di chiusura 

24 marzo

Migliaia di attivisti di movimenti giovanili protestano ad Amman per chiedere urgenti riforme politiche ed economiche. Alcuni attivisti che rimangono accampati nella piazza centrale di Amman vengono aggrediti nella notte da un gruppo di lealisti, senza che le forze dell'ordine intervenissero.  

25 marzo

Scontri ad Amman tra dimostranti e polizia che per la prima volta dall’inizio dell’ondata di proteste carica i manifestanti. Il bilancio è di un morto e oltre 100 feriti. Uno dei giovani aggrediti ad Amman il giorno precedente, muore in ospedale. 

 

 

26 marzo

Il gruppo dei ''giovani del 24 marzo'', gli integralisti islamici giordani e l’opposizione di sinistra chiedono le dimissioni del primo ministro Maaruf Bakhit 

27 marzo

Il Parlamento giordano emette un comunicato nel quale si afferma che non si instaurerà una monarchia costituzionale e che il re mantiene i poteri conferitigli dalla Costituzione.  

 

28 marzo

La Procura rilascia venticinque persone arrestate il 25 marzo ad Amman, nel corso di scontri di piazza.  

Ridotto a tre ore il coprifuoco in Egitto, dalle 2 alle 5 del mattino. Emanata nuova legge sulla formazione di nuovi partiti politici.