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La rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle società in alcuni Paesi europei

Francia

In Francia, alcune disposizioni sulle quote di rappresentanza femminile negli organi direttivi delle società pubbliche e private erano state inserite dal legislatore nel 2006 nella Loi relative à l’égalité salariale entre les femmes et les hommes (Loin. 2006-340). In particolare il Titolo III della legge (artt. 21-26) aveva l’obiettivo di agevolare l’accesso delle donne alle istanze deliberative nell’impresa e alle giurisdizioni professionali; tale parte della legge venne però allora dichiarata incostituzionale dal Consiglio costituzionale il 16 marzo 2006 (decisione n. 2006-533 DC) e la legge venne promulgata il 23 marzo 2006, senza le disposizioni del Titolo III.

La revisione costituzionale del 23 luglio 2008 e l’iscrizione nell’art. 1 della Costituzione francese del principio secondo il quale “la legge favorisce l’uguale accesso alle donne e agli uomini ai mandati elettorali e funzioni elettive, così come alle responsabilità professionali e sociali”, hanno reso possibile un nuovo ricorso allo strumento legislativo.

La nuova legge del gennaio 2011 (Loi n. 2011-103 du 27 janvier 2011 relative à la représentation équilibrée des femmes et des hommes au sein des conseils d'administration et de surveillance et à l'égalité professionnelle), promuove l’uguaglianza professionale tra uomini e donne in seno all’impresa e impone la ricerca di una “rappresentanza equilibrata tra uomini e donne” negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in Borsa, delle imprese del settore pubblico e degli enti pubblici a carattere industriale e commerciale soggetti al diritto privato. La proporzione degli amministratori di ciascun sesso non può essere inferiore al 40%, proporzione da raggiungere nell'arco di 6 anni, con il raggiungimento minimo del 20% entro 3 anni dalla promulgazione della legge. Negli organi di amministrazione con un massimo di 8 membri, lo scarto tra i rappresentanti dei due sessi non può essere superiore a 2. In base al nuovo provvedimento il mancato rispetto delle quote fissate comporterà la nullità delle nomine dei consigli di amministrazione, avvenute in violazione a tali percentuali - ad eccezione delle nomine di amministratori appartenenti al sesso sotto-rappresentato nel cda - e implicherà l’obbligo di convocare una nuova assemblea generale per regolarizzare la composizione del Consiglio di amministrazione.

Inoltre, per quanto riguarda i membri degli organi di amministrazione o controllo scelti da una lista di candidati, quest’ultima dovrà essere composta da candidati uomini e donne in egual numero, alternati.

Norvegia

Nella Legge sull’eguaglianza di genere, del 9 giugno 1978, n. 45 (Lov om likestilling mellom kjønnen. - Likestillingsloven – likestl), modificata nel 2005, l’articolo 21 dispone che la rappresentanza femminile nelle commissioni di enti pubblici, nei comitati aziendali, nei consigli di amministrazione di società, etc, sia assicurata nei seguenti modi:

  • se la commissione è formata da 2 o 3 membri, ciascuno dei due sessi deve essere rappresentato;
  • se la commissione è formata da 4 o 5 membri, ciascuno dei due sessi deve avere almeno 2 rappresentanti;
  • se la commissione è formata da 6 a 8 membri, ciascuno dei due sessi deve avere almeno 3 rappresentanti;
  • se la commissione è formata da 9 membri, ciascuno dei due sessi deve avere almeno 4 rappresentanti;
  • se la commissione è formata da un numero di membri superiore a 9, ciascuno dei due sessi deve essere rappresentato da almeno il 40% dei membri.

Dal 2006 le medesime norme sono contenute dalla Legge sulle società quotate in borsa e sulle società controllate dallo Stato, del 13 giugno 1997, n. 45 (Lov om allmennaksjeselskaper - allmennaksjeloven), modificata nel 2003[1]. La legge prevede altresì lo scioglimento dell'azienda in caso di non adempimento.

Infine, anche la Legge sulle cooperative,del 29 giugno 2007, n. 81 (Lov om samvirkeforetak –Samvirkelova), all’art. 69, prevede le medesime disposizioni delle due leggi prima citate in relazione alla rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione.

Un’apposita sezione del sito del Ministero dell’infanzia e dell’uguaglianza di genere offre una sintesi dell’attuale disciplina in materia di rappresentanza dei sessi nei Consigli di Amministrazione (testo consultabile all’indirizzo ).

Infine sul sito dell’Ambasciata norvegese in Italia una breve scheda, datata 30 dicembre 2009 e dedicata alle donne nella poltica norvegese, presenta un paragrafo specifico relativo alla rappresentanza dei sessi nei consigli aziendali:

Spagna

Nella Legge organica per la parità effettiva tra gli uomini e le donne, del22 marzo 2007, n. 3 una norma specifica disciplina la partecipazione delle donne nei cda aziendali:

Articolo 75. Partecipazione delle donne nei Consigli di amministrazione delle aziende.

Le società aventi l’obbligo di presentare un conto perdite e profitti non abbreviato cercheranno di includere nel proprio Consiglio di amministrazione un numero di donne che consenta di raggiungere una presenza equilibrata di donne e uomini in un periodo di otto anni a partire dall’entrata in vigore della presente Legge.

Quanto previsto nel precedente capoverso sarà preso in considerazione per le nomine da realizzare man mano che scadono i mandati dei consiglieri designati prima dell’entrata in vigore della presente Legge.

Il governo Zapatero ha introdotto nel 2007 un principio di best practice nel codice sulla corporate governance per promuovere le rappresentanze femminili negli organi di gestione delle società quotate, con l'obiettivo per il 2015 di arrivare a una presenza femminile del 40% nei consigli di amministrazione; ad oggi, tuttavia, le donne nei cda delle società quotate spagnole sono appena l'11% del totale.

Inoltre, uno studio dal titolo Las mujeres en los consejos de administración y organismos de decisión de las empresas españolas, pubblicato nel marzo 2011 dalla società “Informa D&B” (la società, del gruppo CESCE, leader in Spagna per l’informazione nei settori della finanza, del commercio e del marketing), ha evidenziato come, a quattro anni di distanza dall’approvazione della legge summenzionata, la rappresentanza femminile nei Consigli di amministrazione delle aziende continui ad essere piuttosto scarsa, segnalando che il 68,73% delle imprese spagnole non conta alcuna presenza femminile nei propri cda.

La situazione in altri paesi europei

In altri paesi europei, come la Germania, il Regno Unito e la Svezia, non vi sono norme sulla rappresentanza femminile nelle società quotate, ma solo "raccomandazioni" nei rispettivi codici di corporate governance.

In Germaniaè stato di recente modificato il Corporate Governance Kodex per tentare di aumentare la rappresentanza femminile nelle principali società. Al riguardo va segnalato l'esempio della Deutsche Telekom, che ha introdotto una quota rosa per statuto, prevedendo che entro il 2015 il 35% delle posizioni di management debba essere ricoperto da donne; sono state inoltre nominate sei donne come membri dell'organismo di controllo.

Nel Regno Unito un rapporto del 24 febbraio 2011, curato dal Department for Business, Innovation and Skills (Ministero per le imprese, l’innovazione e le competenze) e intitolato “Women on Boards”, ha evidenziato come nell’arco di sei anni la presenza femminile all’interno dei consigli di amministrazione delle cento maggiori società quotate in borsa sia salita di poco più del 3%, passando dal 9,4% del 2004 al 12,5% del 2010. Dieci sono le raccomandazioni contenute nel rapporto, tra le quali si segnalano anzitutto il raggiungimento dell’obiettivo di almeno il 25% di rappresentanza femminile nei cda delle società “top-100” entro il 2015 e, in secondo luogo, l’obbligo delle società quotate di rendere noti ogni anno i dati relativi alle percentuali femminili nei consigli di amministrazione e nell’intera struttura societaria.

In Svezia, pur in assenza di norme specifiche in materia, la rappresentanza femminile nelle società è comunque fra le più alte in Europa.

Un rapporto pubblicato da tre studiose svedesi nel giugno 2010, intitolato “Women on the Corporate Board in Sweden”, analizza la qualità del contributo fornito dalle donne nei consigli di amministrazione societari.

Ulteriori informazioni sulla presenza delle donne nei cda societari possono essere reperite sul sito dello European Professional Women’s Network (EPWN). Si segnala in particolare lo “EuropeanPWN Board Women Monitor 2010”, che presenta statistiche (aggiornate al 2008) riguardanti 17 paesi europei.