Il quadro istituzionale
Il Regno del Marocco è una monarchia costituzionale.
In base alla Costituzione del 1972, il re nomina e revoca il primo ministro, e, su proposta di questi, i ministri. Il re può anche sciogliere il Parlamento e partecipa al potere legislativo sanzionando le leggi. In seguito alla riforma costituzionale del 1996, la Camera dei consiglieri ha il potere, con una maggioranza di due terzi, di sfiduciare il governo.
Sempre a seguito della riforma costituzionale del 1996, che ha appunto istituito la seconda camera, la Camera dei consiglieri, il Parlamento è bicamerale. La Camera dei rappresentanti è composta da 325 deputati eletti per cinque anni a suffragio universale diretto con sistema proporzionale su base circoscrizionale e di liste nazionali riservate a candidate donne, in modo da garantire che almeno il 10 per cento degli eletti appartenga al sesso femminile (a seguito della riforma elettorale del 2002). La Camera dei consiglieri è composta da 270 membri, eletti con un mandato di nove anni (un terzo dell’assemblea è rinnovato ogni tre): 162 membri sono eletti dalle assemblee elettive locali; 81 dalle camere di commercio e 27 dai sindacati. Il bicameralismo non è perfetto, in quanto la Camera dei consiglieri ha la prerogativa di avviare la legislazione e quella di rivolgere mozioni di censura al governo.
Secondo Freedom House, il Marocco è uno “Stato parzialmente libero”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come regime autoritario (cfr. infra la tabella Indicatori internazionali sul paese). Al riguardo, per quel che concerne il rispetto delle libertà politiche e civili, merita segnalare l’esistenza di un effettivo multipartitismo, anche se il carattere frammentato del sistema partitico non appare in grado di bilanciare la forte influenza regia nella vita politica. Inoltre, il movimento islamista “Giustizia e Carità”, che appare riscuotere un significativo consenso nella popolazione, è formalmente illegale, anche se tollerato nella pratica. Lo Stato ha il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, anche se la popolazione marocchina ha accesso ai canali satellitari stranieri. Esiste una diffusa stampa indipendente, sia pure osservatori internazionali registrino una legge sulla stampa restrittiva ed episodi di pressione ed intimidazione da parte delle autorità pubbliche sui giornalisti. In particolare, Human Rights Watch evidenzia come la legge sulla stampa punisca con l’incarcerazione la diffusione “maliziosa” di “informazioni false” suscettibili di disturbare l’ordine pubblico o per discorsi che risultino diffamatori e offensivi per membri della famiglia reale o che minaccino “L’Islam, l’istituzione monarchica e l’integrità territoriale marocchina”. Anche le associazioni non governative indipendenti sono numerose e generalmente libere, anche se si registrano ostacoli alla legalizzazione di organizzazioni che operano in determinati settori quali quello dei diritti del popolo Saharawi, dei berberi, degli immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana. Secondo OpenNet Initiative (rilevazioni 2008), non vi sono prove di “filtraggio” di siti in materia politica (neanche per i siti che si occupano della questione Saharawi) mentre vi sarebbe un “filtraggio selettivo” per i siti in materia sociale e di sicurezza. In questo contesto, il 9 marzo con un discorso televisivo, re Mohammed VI ha annunciato un programma di riforme costituzionali (cfr. box sotto)
Le modifiche costituzionali annunciato da re Mohammed VI
Il discorso di re Mohammed VI ha in primo luogo assicurato un rilancio del processo di regionalizzazione del paese (anche con riferimento al Sahara occidentale), prevedendo, tra le altre cose, l’elezione diretta dei consigli regionali a suffragio universale; l’attribuzione ai presidenti dei consigli regionali, invece che ai governatori, del compito di attuare le decisioni dei consigli; la promozione della partecipazione delle donne nella gestione degli affari regionali; la revisione della composizione del camera dei consiglieri in modo da accrescere la rappresentanza delle regioni.
Il re ha poi annunciato un programma in sette punti di riforme istituzionali, la cui stesura sarà affidata ad un Comitato presieduto da Abdeltif Mennouni, costituzionalista marocchina, che dovrà concludere i suoi lavori entro il prossimo giugno, per poi sottoporre le modifiche a referendum:
1. inclusione nella Costituzione del carattere plurale dell’identità marocchina, anche con riferimento alla componente berbera
2. consolidamento dello stato di diritto, attraverso l’espansione delle libertà individuali e collettive e garanzia del loro esercizio
3. rafforzamento dell’indipendenza della magistratura
4. rafforzamento della separazione dei poteri, con un Parlamento liberamente eletto nel quale la Camera dei rappresentanti eserciti il ruolo preminente, potenziandone i poteri legislativi; con un governo che emerga dalle elezioni, che goda della fiducia del Parlamento e la cui guida sia affidata al leader del partito maggioritario in Parlamento
5. rafforzamento del ruolo dei partiti nella vita politica e civile
6. rafforzamento di meccanismi di vigilanza e di etica pubblica nell’esercizio delle funzioni pubbliche
7. previsione nella Costituzione di istituzioni di vigilanza sui diritti umani e per la protezione delle libertà
Il testo del discorso di Mohammed VI è riprodotto infra nel presente dossier
La situazione politico-sociale
Capo dello Stato, dalla morte di re Hassan II nel 1999, è il re Mohammed VI (n. 1963).
Con riferimento ai dati socio-economici assunti come possibile parametro di interpretazione dei recenti eventi in Nord-Africa e Medio Oriente, si segnala che nel 2009 il PIL marocchino è cresciuto del 7 per cento; il PIL pro-capite è di 2.847 dollari; la percentuale di popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni è del 20 per cento, e quella compresa tra i 15 e i 29 anni è del 29 per cento; il tasso di scolarizzazione secondaria è del 35 per cento mentre la disoccupazione giovanile è del 18,3 per cento (19,1 maschile e 16,1 femminile). Nel 2008 il tasso di penetrazione di Internet risultava del 38 per cento.
Il Marocco è stato interessato dalle proteste in corso in Nord Africa, anche se le riforme costituzionali annunciate il 9 marzo da re Mohammed VI (cfr. supra)sembrano aver soddisfatto la richiesta di cambiamenti. Di seguito si fornisce una sintetica cronologia degli ultimi eventi:
20 febbraio: si svolgono pacifiche manifestazione di protesta contro il carovita e per le riforme politiche promossa anche via Internet dal movimento liberale per la democrazia e dal gruppo Facebook “movimento del 20 febbraio” costituito per l’occasione. In alcune città si verificano scontri con le forze dell’ordine e nella città di Al Hoceima, nel nord del Paese, si registrano cinque morti all’interno di istituti di credito dati alle fiamme. Esprime sostegno alle proteste, se non violente, anche Molay Hicham El Aloui, cugino del re, soprannominato, per le sue posizioni dissidenti “il principe ribelle”
21 febbraio: il re del Marocco ribadisce il suo impegno per le riforme
3 marzo: il re istituisce un nuovo Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo, con poteri più incisivi del precedente “Consiglio consultivo dei diritti dell’uomo”, che aveva, appunto, solo funzioni consultive, e composto da personalità più indipendenti; a presiederlo è chiamato Driss El Yazami, ex militante dell’estrema sinistra in esilio in Francia dal 1970
6 marzo: nuove manifestazioni a Rabat, Casablanca e Tangeri
9 marzo: il re del Marocco annuncia con un intervento televisivo un programma di riforme istituzionali (cfr. supra)
10 marzo: il segretario del partito islamico di Giustizia e Sviluppo, vicino ai fratelli musulmani, esprime soddisfazione per il discorso del re
13 marzo: in nuovi scontri a Casablanca rimangono ferite cinque persone, nel corso del tentativo delle forze dell’ordine di fare irruzione nella sede di un partito di sinistra
20 marzo: il movimento del 20 febbraio convoca nuove manifestazioni per protestare per gli scontri di Casablanca; le manifestazioni si svolgono senza incidenti
Per approfondimenti sulla realtà politico istituzionale del Marocco si rinvia alla scheda-paese predisposta dal Servizio Rapporti internazionali.
Indicatori internazionali sul paese:
Libertà politiche e civili: Stato “parzialmente libero” (Freedom House); regime autoritario (Economist)
Indice della libertà di stampa: 135 su 178
Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); Islam religione di Stato, riconoscimento della libertà religiosa ma divieto di proselitismo (USA)
Corruzione percepita: 85 su 178
Variazione PIL 2009: + 4,9 per cento
Situazione di cessate il fuoco in conflitto armato interno