Quale parte integrante dell’iniziativa faro sull’uso efficiente delle risorse, il 3 maggio 2011 la Commissione ha presentato una comunicazione (COM(2011)244), relativa a una strategia UE sulla biodiversità fino al 2020 intesa ad aggiornare gli obiettivi UE stabiliti nel 2010 per porre fine, entro il 2020, alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici.
Citando dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, la Commissione rileva come nell’Unione europea solo il 17% degli habitat sottoposti a valutazione gode di uno stato di conservazione soddisfacente e fino al 25% delle specie animali dell’UE è a rischio di estinzione, nonostante le misure di protezione finora adottate.
La Commissione sottolinea come i servizi forniti dagli ecosistemi siano vitali per il funzionamento di molte attività economiche come, ad esempio, l’impollinazione delle colture, aria e acqua pulite, il controllo delle inondazioni o dell’erosione. La Commissione ritiene inoltre che in Europa un posto di lavoro su sei sia, direttamente o indirettamente, legato all’ambiente e alla biodiversità e, dunque, la perdita di biodiversità avrebbe ricadute negative anche sull’occupazione. La biodiversità risente anche pesantemente degli effetti causati da fattori indiretti, come la scarsa conoscenza delle problematiche ad essa inerenti e la scarsa presa in considerazione del suo valore economico nei processi decisionali.
Obiettivo generale della strategia è porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi eco-sistemici nell’UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell’UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale.
La strategia, infatti, tiene conto dei risultati definitivi della X riunione della conferenza delle parti (CoP10) della convenzione sulla diversità biologica (CBD) svoltasi a Nagoya, in Giappone, nell’ottobre 2010, in particolare, del Piano di azione globale che stabilisce 20 obiettivi strategici ed estende la percentuale delle aree protette in tutto il mondo fino al 17% delle terreferme e al 10% degli oceani.
L’obiettivo chiave per il 2020 è visto anche come una tappa intermedia per realizzare la visione per il 2050, data entro la quale i capitali naturali dell’UE saranno protetti, valutati e debitamente ripristinati per il loro valore intrinseco e per il loro fondamentale contributo al benessere umano e alla prosperità economica, onde evitare mutamenti catastrofici legati alla perdita di biodiversità.
Al fine di ridurre le minacce incombenti sulla biodiversità entro il 2020 la strategia prevede sei obiettivi prioritari e venti azioni:
La strategia UE cerca di migliorare l’integrazione nei vari settori chiave, tra i quali l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca anche mediante il potenziamento del contributo dato da tali comparti alla conservazione e all’uso sostenibile della biodiversità.
Tale potenziamento potrà essere conseguito connettendo tra loro i diversi strumenti previsti nella nuova PAC, nel futuro pacchetto della pesca e nel nuovo quadro finanziario pluriennale, rendendo massima la coerenza tra gli obiettivi della biodiversità e quelli delle citate politiche.
Per i settori dell’agricoltura e delle foreste, la comunicazione segnala iseguenti obiettivi da conseguire entro il 2020 garantendo lo stato di conservazione delle specie e degli habitat che dipendono dall’agricoltura o ne subiscono gli effetti:
Tra le azioni da intraprendere la comunicazione indica l’incremento dei pagamenti diretti per i beni pubblici ambientali nella politica agricola comune dell’UE, a tal fine premiando la creazione di beni pubblici ambientali che vadano al di là dei requisiti condizionali: pascoli permanenti, coperture vegetali, rotazione delle colture, messa a riposo ecologica, Natura 2000.
Per migliorare e semplificare le norme di condizionalità nonché allo scopo di migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici nelle zone rurali, la Commissione proporrà di includervi eventualmente la direttiva quadro sulle acque.
Per orientare lo sviluppo rurale verso i principi della conservazione della biodiversità, la Commissione e gli Stati membri inseriranno obiettivi in tema di biodiversità nelle strategie e nei programmi di sviluppo rurale e istituiranno meccanismi per agevolare la collaborazione fra agricoltori e silvicoltori a beneficio della continuità paesaggistica, della protezione delle risorse genetiche e di altri meccanismi per la tutela della biodiversità.
La Commissione e gli Stati membri inoltre:
Nel settore della pesca la Commissione ritiene di primaria importanza il conseguimento entro il 2015 di una distribuzione della popolazione ittica per età e dimensione indicativa di uno stock in buone condizioni, mediante una gestione della pesca che non abbia effetti negativi di rilievo su altri stock, specie ed ecosistemi, nell’intento di ottenere uno stato ambientale soddisfacente entro il 2020, come previsto dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino.
Uno dei problemi da risolvere riguarderà le specie esotiche invasive, una seria e crescente minaccia per la biodiversità UE. Attualmente non esiste una normativa specifica in materia, ad eccezione della legislazione relativa all’impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti.
Per migliorare la gestione degli stock catturati la Commissione e gli Stati membri manterranno e ripristineranno gli stock ittici a livelli atti a produrre un rendimento massimo sostenibile in tutte le zone in cui operano flotte di pesca dell’UE, comprese le zone regolamentate dalle organizzazioni regionali di gestione della pesca e le acque di paesi terzi con i quali l’UE ha concluso accordi di partenariato nel settore della pesca.
Per eliminare gli effetti negativi sugli stock ittici, le specie, gli habitat e gli ecosistemi saranno elaborate misure volte a eliminare gradualmente i rigetti in mare, a evitare le catture accessorie e a preservare gli ecosistemi marini. Sarà sostenuta l’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino mediante l’istituzione di incentivi finanziari per le zone marine protette, compresi i siti Natura 2000 e quelli istituiti dagli accordi internazionali o regionali, ripristinando gli ecosistemi marini, l’adattamento delle attività di pesca e la promozione dell’impegno settoriale in attività alternative, quali l’ecoturismo, il monitoraggio e la gestione della biodiversità marina, nonché le azioni di contrasto ai rifiuti marini.
Per quanto riguarda le specie esotiche invasive, entro il 2020 occorrerà individuarle e classificarle in ordine di priorità istituendo uno strumento legislativo specifico.
Il Consiglio del 19 dicembre 2011 ha adottato conclusioni sulla comunicazione e il Parlamento europeo in sessione plenaria ha approvato una risoluzione il 20 aprile 2012.