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Temi dell'attività Parlamentare

Egitto: scheda politico-parlamentare

Il quadro istituzionale

A seguito delle dimissioni del presidente Mubarak, il Consiglio supremo delle forze armate ha assunto la guida del paese, sospeso la Costituzione, sciolto il Parlamento ed avviato un processo di transizione costituzionale. Nell’ambito di tale processo, il Consiglio ha affidato ad una Commissione presieduta dal giudice del Consiglio di Stato in pensione Tareq El Besri, il compito di redarre alcuni emendamenti alla costituzione egiziana. La Commissione ha concluso i suoi lavori il 26 febbraio 2011 presentando gli emendamenti proposti alla Costituzione, che sono stati approvati con referendum il 19 marzo.

Tra il novembre 2011 e il gennaio 2012 si sono svolte le elezioni parlamentari delle due camere del Parlamento egiziano, l’Assemblea del popolo e il Consiglio della Shura. In base agli emendamenti approvati alla Costituzione (cfr. infra box), le due Assemblee dovrebbero eleggere in una sessione congiunta i componenti di una Commissione incaricata di formulare una nuova Costituzione (una dichiarazione del Consiglio supremo delle forze armate dello scorso novembre prevedeva che le Camere eleggessero solo 25 dei 100 componenti della Commissione mentre lo stesso Consiglio avrebbe designato i rimanenti 75). Per il mese di maggio sono previste le elezioni presidenziali.

Di seguito verranno fornite informazioni di sintesi sul quadro istituzionale egiziano precedente alle dimissioni di Mubarak, mentre le modifiche alla Costituzione e alla legge elettorale verranno illustrate in un apposito box. Nell’assetto costituzionale al momento ancora vigente, ancorché la costituzione sia stata sospesa dal Consiglio supremo delle forze armate il 13 febbraio, il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto ed è rieleggibile per un numero indefinito di mandati: fino al 2005 gli elettori erano chiamati a confermare con referendum il candidato designato dall’Assemblea del Popolo, mentre dal 2005 è stata introdotta la competizione tra più candidati nelle elezioni presidenziali. In base alla riforme del 2005 e del 2007, le candidature alla carica di presidente dovevano però essere approvate da un partito autorizzato che avesse almeno il 3 per cento dei seggi in entrambe le Camere, ovvero sostenute da 250 parlamentari o componenti degli organi elettivi locali; inoltre, in via transitoria per dieci anni potevano presentare candidati anche i partiti che avessero almeno un eletto in una delle due Camere (sulla regolazione, e le restrizioni, della vita dei partiti in Egitto cfr. infra in questo paragrafo). Il presidente nomina e revoca il primo ministro e i ministri. I singoli ministri, e, a seguito di una riforma costituzionale del 2007, anche il primo ministro possono essere sfiduciati dall’Assemblea del popolo. Il parlamento è bicamerale. A seguito della riforma del 2009, l’Assemblea del Popolo, risultava composta da 518 deputati; 10 componenti sono nominati dal presidente; i rimanenti deputati sono eletti a suffragio universale diretto ogni 5 anni, con la riforma del 2009 il numero dei deputati è stato elevato (dai precedenti 454) per consentire l’elezione di almeno 64 donne in speciali collegi. Il sistema elettorale risultava complesso e fondato su collegi in cui vengono eletti due deputati, con sistema maggioritario a doppio turno (per essere eletti al primo turno è necessario che due candidati ottengano la maggioranza assoluta dei voti) e con un eventuale terzo turno nel caso tra i due candidati che hanno ottenuto più voti non vi sia un “lavoratore o un contadino” (retaggio del panarabismo socialista nasseriano). L’altra Camera, il consiglio della Shura, che ha funzioni consultive, risultava composta di 176 membri, 88 nominati dal presidente ed i rimanenti eletti con un sistema uninominale maggioritario a doppio turno; i componenti rimangono in carica sei anni, la componente elettiva è rinnovata per metà ogni tre anni. L’assetto istituzionale egiziano è stato inoltre fin qui pesantemente condizionato dalla costante proroga (l’ultima nel giugno 2010) dello stato di emergenza proclamato al momento dell’omicidio del predecessore di Mubarak, Sadat nel 1981.

Lo stato di emergenza è stato revocato il 24 gennaio 2012 dal Consiglio supremo delle forze armate

 

 


Le modifiche alla Costituzione e la nuova legge elettorale

La Commissione composta da Tareq El Besri ha proposto emendamenti a diversi articoli della Costituzione:

Art. 75: tra i requisiti di eleggibilità del presidente viene inserito quello di non avere doppia cittadinanza e di non avere un coniuge non egiziano. La modifica ha suscitato perplessità in alcuni osservatori in quanto escluderebbe dalla partecipazione alle elezioni presidenziali personalità significative come Ahmed Zewail, premio nobel per la chimica naturalizzato statunitense e rientrato dagli USA per partecipare alle proteste anti-Mubarak, e forse anche Mohamed El Baradei, la cui moglie avrebbe una cittadinanza non egiziana

Art. 76: si propone che per presentare la candidatura alle elezioni presidenziali risultino necessari o il sostegno da parte di trenta parlamentari o la sottoscrizione da parte di trentamila elettori (in almeno 15 province, ed in ciascuna provincia devono essere raccolte almeno 1.000 firme) o, infine, la designazione da parte di un partito che abbia almeno un parlamentare (per i requisiti attuali cfr. supra).

Art. 77: si propone di ridurre il mandato presidenziale da sei anni a quattro anni e di porre un limite di due mandati consecutivi

Art. 88: si propone di affidare ad un comitato indipendente composto da magistrati e non più ad un’autorità “indipendente” (che in realtà risultava però controllata dal partito NPD di Mubarak) definita per legge la supervisione delle elezioni e dei referendum

Art. 93: viene affidata alla Corte costituzionale e non più al Parlamento il compito di verificare i titoli di ammissione e le cause di ineleggibilità e incompatibilità dei membri del Parlamento

Art. 139: si propone l’introduzione obbligatoria della figura del vice-presidente, che dovrebbe essere nominato dal presidente entro 60 giorni dalla sua elezione

Art. 148: si propone che la dichiarazione di stato di emergenza debba essere sottoposta al Parlamento entro una settimana e non possa essere prorogata oltre i sei mesi, salvo il caso in cui la proroga sia approvata da un referendum popolare

Art. 179: sopprime la previsione, introdotta nel 2007, che consentiva deroghe alle disposizioni in materia di protezione dei diritti umani in funzione anti-terrorismo

Art. 189: si propone che la richiesta di una nuova Costituzione possa essere presentata dal presidente con l’appoggio del governo ovvero dalla maggioranza dei membri di entrambe le Camere. In tal caso le Camere procederanno all’elezione di un’Assemblea costituente di 100 membri, con il compito di redigere una nuova costituzione entro sei mesi e di sottoporla ad un referendum popolare.

Merita rilevare come, se le modifiche costituzionali proposte incidono significativamente sui limiti di durata del mandato presidenziale e sulla disciplina dello stato di emergenza, non viene soppresso il divieto di costituzione di partiti su base religiosa di cui all’articolo 5 della costituzione.

Con riferimento alla legge elettorale, il consiglio supremo delle forze armate ha approvato alcuni emendamenti alle leggi elettorali vigenti volti a:

- individua il numero dei componenti elettivi dell’Assemblea del popolo in 498 e del Consiglio della Shura in 327

- prevede per entrambe le Camere un sistema elettorale per due terzi proporzionale sulla base di liste di partito e per un terzo maggioritario a doppio turno (si svolge il secondo turno se nessun candidato ottiene più del 50 per cento dei voti) in collegi ”binominali” (in ciascun collegio sono eletti due candidati, uno dei quali deve essere un lavoratore o un contadino, retaggio dell’impostazione socialista nasseriana, pena lo svolgimento di un “terzo turno”)

 

Con riferimento alle condizioni di esercizio delle libertà politiche e civili, “Freedom House” classifica l’Egitto come “Stato non libero”, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit lo definisce come “regime ibrido” (nel Democracy Index 2010 era indicato come “regime autoritario” cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”). Secondo Human Rights Watch (World Report 2012), nel corso del 2011 non si è registrato un significativo miglioramento nel grado di rispetto dei diritti umani in Egitto: in particolare, anche dopo le dimissioni di Mubarak, sono proseguiti le detenzioni ed i processi di fronte alle corti militare sulla base della legge di emergenza, nonché la repressione di manifestazioni. La stampa ha potuto godere di margini di libertà assai maggiori, tuttavia non sono mancati procedimenti penali a carico di giornalisti per denigrazione delle forze armate (come testimoniato dall’arresto lo scorso ottobre del blogger Alaa Abdel Fattah). Le procedure per la registrazione di partiti politici sono state semplificate e “liberalizzate” dal Consiglio supremo delle forze armate agli inizi di marzo, mentre permangono forti ingerenze governative in materia di costituzione di associazioni. Si sono inoltre ripetuti, nel corso del 2011, episodi di intimidazione nei confronti della minoranza copta.

Nel corso della transizione, molto dibattuta risulta la questione dei rapporti tra religione e politica. Al riguardo, merita segnalare il manifesto dell’università islamica di Al Azhar, centro principale per la definizione della giurisprudenza islamica dell’Islam sunnita reso noto lo scorso 19 giugno. Nel manifesto si sostiene “l’istituzione di uno Stato costituzionale democratico” e “l’adozione di un sistema democratico basato sul suffragio universale diretto, che rappresenta la formula moderna per realizzare il principio islamico della consultazione (shura) islamica e garantisce il pluralismo, l’alternanza pacifica al governo”. Al tempo stesso si pone come condizione alla libera gestione da parte del popolo della società il fatto che “i principi generali della sharia rimangano la fonte essenziale della legislazione e che i seguaci delle altre religioni monoteiste possano ricorrere alle loro leggi religiose per quanto concerne le questioni legate allo statuto personale”. Insieme però si ribadisce il “ruolo guida di Al Azhar nella definizione di un retto pensiero islamico mediano […] la sua importanza […] per illuminare la natura del rapporto tra lo Stato e la religione e chiarire le basi di una corretta politica ispirata ai principi della Sharia che sia radicata […] sulla dimensione giurisprudenziale […] secondo i principi della comunità che coniuga ragione e tradizione”. Dall’università di Al Azhar è giunta inoltre la richiesta del ritorno all’elezione interna della guida, lo Sheick di Al Azhar, la cui nomina è in questo momento invece affidata al governo.

 

La situazione politica interna

A seguito delle dimissioni (11 febbraio 2011) del Presidente della Repubblica Hosni Mubarak (n. 1928), la direzione del paese è stata affidata al Consiglio supremo delle forze armate. In questo contesto, il consiglio supremo delle forze armate ha deciso, il 13 febbraio, di affidare i compiti di rappresentanza esterna del paese e quindi le funzioni di Capo dello Stato, al suo Presidente, il ministro della difesa Mohamed Hussein Tantawi (n. 1935).

Primo ministro dal novembre 2011 è Kamal al Ganzouri, già primo ministro nel corso degli anni Novanta.

 

Nella tabella sottostante sono riportati i risultati delle recenti elezioni legislative egiziane. Nel box è invece riportata una descrizione sintetica delle posizioni dei diversi movimenti politici egiziani.

Per il prossimo 23 maggio sono invece previste le elezioni presidenziali. Tra i candidati al momento dovrebbero figurare:

-       Amr Mussa, ex-segretario generale della Lega araba ed ex-ministro degli esteri di Mubarak;

-       Abd al Fatuh esponente riformatore della Fratellanza musulmana in dissenso con la direzione conservatrice del movimento;

-       Ahmed Shafiq primo ministro tra il gennaio e il marzo 2011 

-       Selim Al-Awwa islamista moderato

-       Hazem Abu Ismail, esponente salafita 

-       Bothaina Kamel, conduttrice televisiva ed attivista dei diritti umani.

La Fratellanza musulmana ha dichiarato che annuncerà quale candidato sosterrà solo al termine del processo di registrazione degli stessi, agli inizi di aprile

Il 25 gennaio 2012 ha invece annunciato il suo ritiro dalla corsa presidenziale Mohamed El Baradei¸ insoddisfatto per la gestione della transizione da parte delle forze armate egiziane.

Per ulteriori approfondimenti sulla situazione politica egiziana si rinvia alle schede tematiche contenute nel presente dossier


Risultati elezioni Assemblea del popolo[1]

 

Partiti

Seggi

Alleanza democratica di cui

225

Partito libertà e giustizia

216

Al-Karama

6

Al-Hadara

2

Partito del lavoro

1

Alleanza islamista di cui 

125

Al Nour

109

Partito Costruzione e sviluppo

13

Al Asala

3

Al Wafd

41

Blocco egiziano di cui

34

Al Tagammu

3

Partito socialdemocratico egiziano

16

Partito dei liberi egiziani

15

Partito Riforma e sviluppo

10

Partito al - Wasat

9

Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione

8

Partito nazionale egiziano

5

Partito cittadini egiziani

4

Partito dell’Unione

3

Partito Libertà

3

Partito al - Adl

2

Partito Pace democratica

2

Partito Unione araba egiziana

1

Partito Nasserite

1

Indipendenti

25

TOTALE

498

 

Incarichi all’interno dell’Assemblea del popolo[2]

 

Incarichi

Nome

Partito

Presidente

Mohamed Saad Tawfik Al Katatni

Libertà e giustizia

Vicepresidente

Ashraf Thabit Saad Eddin Al-Sayed

al-Nour

Secondo Vicepresidente

Mohamed Abdel Aleem Dawoud

al-Wafd

Presidente Commissione Affari esteri

Essam al-Din Mohamed al-Erian

Libertà e giustizia

Presidente Commissione parlamentare legislativa

Mahmoud Reda Abdel Aziz al-Khudairi

Indipendenti

Presidente Comitato sicurezza nazionale

Abbas Mohamed Mohamed Mukhaimar

Libertà e giustizia

 

Incarichi

Nome

Partito

Presidente Commissione sanità

Akram Al-Mendoh Awad Al-Shaer

Libertà e giustizia

Presidente Commissione ricerca educativa e scientifica

Shaaban Ahmed Abdel-Alim

al – Nour

Presidente Commissione diritti umani

Mohamed Anwar Esmat Al-Sadat

Riforma e sviluppo

Presidente Commissione affari economici

Tarek Hassan al-Desouki,

al-Nour

Presidente Commissione lavoro

Saber Abu al-Fotouh Badawi al-Sayed

Libertà e giustizia

Presidente Commissione giovani

Osama Yassin Abdel Wahab Mohamed

Libertà e giustizia

Presidente affari arabi

Mohamed Saeed Ibrahim Idris

al-Karama

Presidente Commissione Comunicazione e cultura

Mohamed Abdel-Moneim Mahmoud Al-Sawy,

al-Hadara

 

Risultati elezioni Consiglio della Shura[3]

 

Partito

Totale Seggi

Libertà e giustizia

105

Al - Nour

45

Al - Wafd

14

Blocco egiziano

8

Libertà

2

Pace democratica

2

Indipendenti

4

 

 

Indicatori internazionali sul paese 1:

Libertà politiche e civili: Stato “non libero”, (Freedom House); regime autoritario 2010, 138 su 167; 2011: regime “ibrido” 115 su 167 (Economist)

Indice della libertà di stampa 2010: 127 su 178, 2011-12: 166 su 178

Libertà di Internet : assenza di evidenza di “filtraggio”

Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa ed episodi di violenza (ACS); Islam religione di stato e limitazioni alle libertà delle altre religioni da parte del governo (USA)

Libertà economica: 100 su 179 (Heritage Foundation)

Corruzione percepita 2010: 98 su 178, 2011: 112 su 178

Variazione PIL 2010: + 5,1 per cento, 2011: 1,2 per cento

 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Economist Intelligence Unit, agenzie di stampa.

 

Movimenti e coalizioni partecipanti alle elezioni egiziane

In vista delle elezioni i principali movimenti politici egiziani si sono aggregati in cinque coalizioni principali. Fino alla presentazione delle liste, comunque, la configurazione delle coalizioni è apparsa molto incerta e soggetta a significative variazioni per i numerosi contrasti interni; un numero significativo di partiti, come si vedrà nella descrizione delle singole coalizioni, ha preferito alla fine presentare liste autonome. Le coalizioni risultano essere:

- Alleanza democratica

Il principale partito della coalizione è il partito Libertà e Giustizia, nato a giugno, emanazione della dirigenza dei Fratelli musulmani egiziani e guidato da Mohammed Morsi. Tra i suoi punti programmatici: l’instaurazione dello Stato di diritto, di un sistema parlamentare con poteri solo di rappresentanza per il Presidente della Repubblica, di uno “Stato civile” né teocratico né militare con l’Islam religione di Stato e la Sharia come fonte di legislazione (come già previsto, comunque, dall’articolo 2 dell’attuale Costituzione egiziana); l’attribuzione ad una Corte costituzionale del potere di dichiarare illegittime leggi che contrastino con i principi islamici di giustizia; il sostegno ai principi islamici nell’azione di governo, con riconoscimento per i non musulmani del diritto al proprio status personale e alla libertà di culto; in politica estera previsione dell’obbligo di referendum per i trattati di pace ed il sostegno all’autodeterminazione palestinese, ivi compreso il diritto al ritorno dei profughi e la richiesta di Gerusalemme capitale.

Merita segnalare che la Fratellanza musulmana egiziana appare divisa. In particolare la dirigenza conservatrice del movimento da parte della Guida suprema Muhammed Badie è contestata dall’esponente riformatore della fratellanza Abd al Fatuh, secondo alcuni possibile candidato alle elezioni presidenziali, nonché dall’ala giovanile del movimento, che,a differenza della dirigenza, ha preso convintamente parte alle manifestazioni di piazza che hanno condotto alle dimissioni di Mubarak.In particolare, oggetto di discussione è la posizione della Fratellanza rispetto alla laicità dello Stato egiziano. Tale concetto continua ad essere respinto dalla dirigenza della Fratellanza; gli esponenti riformisti hanno dimostrato aperture verso il concetto di “Stato civile”, vale a dire fondato sui diritti di cittadinanza ma rispettoso nei confronti delle radici religiose egiziane, in coerenza anche con le posizioni recentemente assunte dall’Università Al Azhar. Ora il concetto di “Stato civile”, come si è visto, si ritrova anche nel programma del partito Libertà e giustizia, anche se, in questo caso, il concetto appare prefigurare comunque un’ampia penetrazione della religione nella vita politica. Il dibattito interno alla Fratellanza ha determinato la nascita, a fianco del partito “ufficiale” Libertà e Giustizia, anche di altri partiti come Al Wasat e Al Tayara Al Masry (cfr. infra).

Dell’Alleanza democratica fanno parte anche movimenti laici. Merita ricordare il partito Al Ghad (domani) fondato nel 2005 da Ayman Nour, sfidante nello stesso anno nelle elezioni presidenziali di Mubarak ed a lungo incarcerato dal regime. Aveva annunciato la sua adesione alla coalizione anche lo storico partito liberale egiziano Wafd guidato da Sayyed Al Badawi; tuttavia successivamente il partito ha annunciato la sua intenzione di presentare liste distinte da Libertà e giustizia;

- Blocco egiziano

Il Blocco egiziano è stato costituito a giugno da una serie di movimenti laici con lo scopo di perseguire gli ideali della “rivoluzione di piazza Tahrir” realizzando una “democrazia liberale” ed una “cittadinanza universale”. Sostenendo il concetto di “Stato civile”, piuttosto che quello di “Stato secolare”, il blocco intende comunque riconoscere il ruolo dell’Islam nella vita politica, condividendo l’impostazione del documento del giugno scorso sui rapporti tra religione e politica (cfr. infra) dell’Università di Al Azhar. Il blocco risultava inizialmente costituito dal partito dei liberi egiziani, fondato dall’imprenditore copto Naguib Sawiris, dal partito socialdemocratico, dal partito socialista Al Tagammu (già presente in Parlamento durante il regime di Mubarak), dall’associazione nazionale per il cambiamento (movimento fondato nel febbraio 2010 da Mohammed El Baradei), dal Fronte democratico (movimento fondato nel 2007 dall’ex-esponente del partito nazionale democratico di Mubarak Osama al Ghazali-Harb) e dal movimento di ispirazione sufi partito della liberazione egiziana. Disaccordi sulla composizione delle liste hanno indotto molti di questi partiti ad abbandonare il blocco che attualmente risulta composto solo dal partito dei liberi egiziani, dal partito socialdemocratico  e da Al Tagammu.

- Terza via

La coalizione della “Terza via” intende collocarsi in una posizione intermedia tra l’Alleanza democratica dominata dagli islamisti e il Blocco egiziano laico. La coalizione è attualmente composta dal partito della giustizia, fondato nel giugno 2011 da alcuni esponenti di movimenti di dissidenza giovanile come Kifaya e il movimento del 6 aprile, organizzatori delle proteste di piazza Tahrir. Alla coalizione aveva inizialmente guardato con interesse anche il partito Al Wasat, fondato nel marzo 2011 da esponenti riformisti dalla Fratellanza musulmana che assumono esplicitamente a modello l’Akp turco (e guidato da Abu El al-lla Mady). Tuttavia il Wasat  non è entrato a far parte della coalizione.

- Alleanza islamista

L’Alleanza islamista raccoglie alcuni movimenti di orientamento salafita e cioè collocati su posizioni maggiormente integraliste rispetto alla fratellanza musulmana come Hizb al-Nour (partito della luce); Bina ‘a wa Tanmia (partito della costruzione e dello sviluppo, braccio politico del movimento Jamaa al-Islamiya considerato dagli USA terrorista) e il partito al-Asala (autenticità, ispirato al pensiero del teorico dei fratelli musulmani Sayyd Qutb, ucciso dal regime di Nasser negli anni Sessanta): questi movimenti richiedono l’introduzione e l’applicazione letterale della legge islamica.

- Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione

L’Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione raccoglie una serie di movimenti liberali, socialisti e islamisti moderati, in precedenza per la maggioranza coinvolti nel blocco egiziano. Oltre che da partiti come il partito socialista popolare e il partito dell’Egitto libero, l’alleanza è sostenuta dalla maggior parte degli esponenti della coalizione giovanile, nata dall’esperienza delle proteste di piazza Tahrir. Fa parte dell’Alleanza anche il movimento Al Tayara Al Masry (l’Egitto attuale) guidato dal giovane esponente della Fratellanza musulmana Islam Lofti, uscito dall’organizzazione durante l’estate criticandone la struttura verticistica.

 

 

 

 

______________________________________________________________________

[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).



[1]    Fonte: Carnegie Endowment for International Peace, Guide to Egypt’s Transition

[2]    Ibidem

[3]    ibidem