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Autorità nazionale palestinese - Scheda paese

Il quadro istituzionale

L’Autorità nazionale palestinese costituisce, a partire dagli accordi di pace tra Israele e Organizzazione per la liberazione palestinese (OLP) del 1993, l’organizzazione di autogoverno transitoria che esercita funzioni sovrane su gran parte della Cisgiordania e, formalmente, sulla striscia di Gaza (nonostante quest’ultimo territorio, ceduto degli israeliani al controllo dell’autorità nazionale palestinese nel 2005 risulti dal giugno 2007 sotto il controllo de facto del movimento islamista radicale di Hamas).

In apertura della sessione annuale dell’Assemblea generale dell’ONU nel settembre 2011 l’Autorità nazionale palestinese ha richiesto il riconoscimento della Palestina come Stato membro dell’organizzazione.

L’Autorità nazionale palestinese è guidata da un presidente eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno per quattro anni. Il Presidente nomina un quinto dei componenti del governo, mentre i quattro quinti sono nominati dall’organo legislativo, il Consiglio legislativo. Dal 2003 è stata introdotta la figura del primo ministro. Il Parlamento unicamerale, il Consiglio legislativo, è composto da 132 membri eletti per quattro anni con un sistema proporzionale in un collegio unico nazionale con metodo Sainte-Lague e soglia di sbarramento all’1,5 per cento. La riforma elettorale è stata adottata nel 2007 con decreto presidenziale ed ha sostituito il precedente sistema misto (per metà dei seggi proporzionale con liste chiuse in circoscrizioni plurinominali e per metà dei seggi con voto singolo non trasferibile). La riforma non ha tuttavia mai trovato attuazione, perché le previste elezioni del 2010, alla scadenza naturale del Consiglio legislativo eletto nel 2006 non si sono tenute a causa della frattura tra Autorità nazionale palestinese e Hamas. Nuove elezioni legislative sono previste per il maggio 2012, in base all’accordo di unità nazionale raggiunto nel 2011 tra Autorità nazionale palestinese ed Hamas. Insieme si dovrebbero tenere anche le elezioni presidenziali, anche queste non svoltesi al momento della scadenza del mandato dell’attuale presidente, nel 2009.

Freedom House, nel rapporto Freedom in the World 2011 esamina separatamente la situazione in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, individuando in entrambi i casi condizioni da “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit definisce l’Autorità nazionale palestinese nel suo complesso “regime ibrido”.

Per quanto concerne il rispetto in concreto delle libertà politiche e civili, Human Rights Watch segnala le limitazioni della libertà di movimento del territorio di Gaza, pur ricordando a tale proposito il rapporto ONU del settembre 2011 che ha riconosciuto la legittimità del blocco israeliano di Gaza (mentre il medesimo rapporto ha evidenziato un uso eccessivo della forza da parte israeliana nell’episodio della c.d “Freedom Flottilla” del giugno 2010). Infatti in forza del blocco le importazioni nella striscia risultano pari al 40 per cento dei livelli precedenti; in particolare Israele continua a bloccare l’afflusso a Gaza di materiale da costruzione, perché ritenuto suscettibile di usi anche militari (anche se recentemente è stato consentito l’afflusso di tale materiale per la realizzazione di progetti di edilizia scolastica e popolare posti in essere dalla cooperazione internazionale). Anche l’Egitto partecipa di fatto al blocco di Gaza, non permettendo regolari importazioni ed esportazioni di beni. La riapertura decisa dal governo egiziano nel maggio 2011 del valico di Rafah con la striscia di Gaza si è rivelata parziale in quanto le autorità egiziane richiedono ai residenti di Gaza documenti ufficiali di identità, che non possono essere rilasciati senza il consenso israeliano. La situazione della sicurezza della striscia appare precaria: nel corso del 2011 (dati aggiornati all’8 novembre) sono stati lanciati 316 attacchi missilistici contro Israele, mentre le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso nel corso di azioni di risposta al lancio di missili e di contrasto al contrabbando di armi verso la striscia 32 civili israeliani (dati aggiornati ad ottobre). Il governo di Hamas a Gaza si è reso responsabile di tre condanne a morte per condanne di collaborazionismo con Israele (due per impiccagione). Le forze di polizia di Hamas sono accusate di ripetuti episodi di tortura di prigionieri (102 a settembre dati Human Rights Watch ripresi dalla Commissione palestinese indipendente per i diritti umani), nonché di episodi di arresto arbitrario e violenze contro attivisti della società civile e manifestanti che esprimevano solidarietà alle proteste in corso in Egitto e in Siria e richiedevano il superamento della frattura tra Hamas e Fatah. Per Freedom House, inoltre, il governo di Hamas a Gaza non garantisce la libertà di stampa (tutte i giornalisti che operano a Gaza devono ricevere un’autorizzazione governativa); anche la libertà religiosa, la libertà di riunione, di manifestazione e di associazione appaiono significativamente limitate.

In Cisgiordania Human Rights Watch evidenzia una diminuzione degli episodi di tortura operati dalle forze di sicurezza dell’Autorità denunciati rispetto al 2010: 91 a settembre 2011 (dati Human Rights Watch ripresi dalla Commissione palestinese indipendente per i diritti umani); anche le forze di sicurezza dell’Autorità sono comunque accusate di numerosi arresti arbitrari e detenzioni illegali, in particolare nei confronti di giornalisti. Per Freedom House, inoltre, l’Autorità nazionale palestinese non appare garantire la libertà di stampa; in base ad una legge del 1995, i giornalisti possono essere arrestati per aver pubblicato informazioni segreti o notizie che possono provocare danno all’unità nazionale o incitare alla violenza. La libertà religiosa è generalmente rispettata ; lo status personale e la regolamentazione del divorzio e del matrimonio sono basati sull’appartenenza religiosa (per i musulmani vale quindi la Sharia mentre per i cristiani vale il diritto canonico). Si sono comunque registrati episodi di intolleranza contro i non musulmani da parte di gruppi islamisti radicali e di appartenenti alle forze di sicurezza dell’Autorità (nell’ottobre 2010 un blogger è stato arrestato con l’accusa di blasfemia). Anche la libertà di manifestazione appare sottoposta a restrizioni (sia da parte dell’Autorità nazionale sia da parte delle forze di sicurezza israeliane che nel 2010 hanno fatto nuovamente ricorso all’”ordine 101” che richiede un’autorizzazione preventiva per tutte le manifestazioni “politiche” con più di 10 persone), mentre la libertà di associazione appare rispettata (con restrizioni unicamente per Hamas e movimenti fiancheggiatori)

Nel corso del 2011 (dati al 1° novembre), Human Rights Watch ha evidenziato la demolizione da parte delle forze di sicurezza israeliane di 467 abitazioni civili palestinesi, restrizioni al movimento dei residenti palestinesi, in particolare nell’area C della Cisgiordania che rimane sotto il controllo esclusivo israeliano nonché arresti arbitrari di manifestanti non violenti contro gli insediamenti israeliani e la barriera di separazione tra Cisgiordania e territorio israeliano.      

La situazione politica interna

Attuale presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (detto Abu Mazen, n. 1935), leader anche di Fatah e dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Primo ministro è Saleem Fayyed (n. 1952), leader del movimento della “Terza Via”. Primo ministro de facto della striscia di Gaza è invece il leader di Hamas Ismael Hanyieh (n. 1963)

Nel maggio 2011 è stato raggiunto un accordo tra Autorità nazionale palestinese e Hamas volto a superare la frattura determinatasi nel giugno 2007 con l’occupazione militare di Gaza da parte di Hamas. L’accordo prevede la costituzione di un governo di unità nazionale e lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari entro il maggio 2012. Come primo ministro del governo di unità nazionale è stato indicato l’attuale primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese Fayyed che tuttavia non ha ancora costituito il governo.

 


 

 


 

 

Fonti: Statesman’s International Yearbook, IFES, Economist Intelligence Unit – ViewsWire, Human Rights Watch, Freedom House

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime ibrido” (2011: 99 su 167 Economist)

Indice della libertà di stampa: 153  su 179

Libertà religiosa: situazione di conflitto locale (ACS); riconoscimento formale con restrizioni nella pratica, in particolare nella striscia di Gaza (USA)

Corruzione percepita: -

Variazione PIL:  -

Libertà economica: -

Situazione di conflitto internazionale



[1]   Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).