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Il Documento di Economia e Finanza 2011

In data 28 aprile 2011 si è concluso, con l'approvazione di una risoluzione presso entrambe le Camere, l'esame parlamentare del Documento di economia e finanza 2011 (DEF), deliberato dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile 2011, costituente il principale strumento di programmazione economica e finanziaria pluriennale, che da quest'anno sostituisce sia la Relazione sull'economia e la finanza pubblica (REF), sia la Decisione di finanza pubblica (DFP). L'esame si è concluso in Assemblea in tempo utile, nel quadro del semestre europeo, per la trasmissione alle autorità europee, entro il 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma.

Il Documento di economia e finanza (DEF) è stato introdotto dalla legge 7 aprile 2011, n. 39, che ha apportato alcune modifiche alla normativa di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196) conseguenti alla recente introduzione, a livello comunitario, di moduli decisionali ed operativi tesi a favorire, nell’ambito del cosiddetto semestre europeo , un più intenso coordinamento ex ante delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri della UE ed una più stretta sorveglianza in campo fiscale e macro-economico.

I contenuti specifici del DEF sono articolati in tre sezioni. La prima sezione reca lo schema del Programma di stabilità, nell’ambito del quale sono illustrate, tra l’altro, le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che s’intende adottare per garantirne la sostenibilità, con  un'indicazione di massima anche delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi; la seconda sezione reca, invece, una serie di dati e informazioni in ordine agli andamenti macroeconomci che in larga parte il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e nella Decisione di finanza pubblica.                  

Per quanto concerne il quadro macroeconomico nazionale per l’anno in corso e per il triennio 2012-2014, il DEF evidenzia come esso rifletta le incertezze che caratterizzano le prospettive economiche mondiali, determinate dal difficile contesto internazionale e dall’esaurirsi delle politiche di stimolo fiscale e monetario che hanno caratterizzato il trascorso biennio.

Quanto alle previsioni di crescita del prodotto, per il 2011 il PIL italiano è stimato crescere ad un tasso dell’1,1 per cento, rispetto all’1,3 per cento indicato nelle previsioni formulate nella Decisione di finanza pubblica presentata a settembre 2010. Una crescita ancora modesta è indicata anche per gli anni 2012 e 2013, in cui il PIL è previsto, rispettivamente, all’1,3 per cento e all’1,5 per cento, rispetto al 2 per cento stimato per entrambi gli anni in precedenza; nel 2014 la crescita dovrebbe aumentare lievemente per attestarsi all’1,6 per cento.

In relazione alla finanza pubblica, il DEF espone il quadro aggiornato per il periodo 2011-2014, elaborato sulla base delle risultanze dell’anno 2010 del nuovo quadro macroeconomico e degli effetti finanziari derivanti dai provvedimenti legislativi approvati fino a marzo 2011.

Secondo quanto riportato nel documento, le misure adottate, nel complesso, consentirebbero il rispetto degli obiettivi programmatici, concordati in sede europea sia per il 2011 che per il 2012. In particolare nel 2012, l’indebitamento netto scenderebbe sotto la soglia del valore di riferimento del 3 per cento, assestandosi al -2,7 per cento.

Il percorso di consolidamento dovrebbe proseguire negli anni successivi; al riguardo, il DEF prevede, con riferimento agli anni 2013 e 2014, una manovra correttiva pari, in termini cumulati, a circa 2,3 puntipercentuali di PIL, necessaria a ricondurre il valore dell’indebitamento netto a -0,2 per cento nel 2014 al fine di realizzare la convergenza verso il “close to balance” e mantenere in tal modo gli impegni assunti in sede europea.

La terza sezione del DEF reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR), che costituisceil documento strategico che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia “Europa 2020”.

Nella sua versione aggiornata – rispetto al progetto preliminare presentato dall’Italia lo scorso autunno - il PNR illustra gli obiettivi e le azioni di riforma tra loro integrate considerate necessarie per eliminare gli squilibri macroeconomici, potenziare la competitività del Paese, stimolare la concorrenza nel mercato dei prodotti e migliorare le condizioni del mercato del lavoro, nel quadro di una rafforzata sostenibilità delle finanze pubbliche.

I pilastri principali sui cui fondare un’azione di riforma volta a superare le principali criticità dell’economia italiana sono rinvenibili nell’attuazione del federalismo fiscale; nel riordino del sistema fiscale; nella promozione di interventi di tipo regolatorio finalizzati ad incrementare l’efficienza del sistema economico e nell’adozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.

Tali indirizzi dovrebbero stimolare il tasso di crescita dell’economia - contribuendo in tal modo al processo di riduzione del debito - nonché favorire la riduzione dei divari territoriali e rendere più competitive le imprese nazionali.

L’indicazione delle riforme già avviate e di quelle programmate per il raggiungimento dei target nazionali fissati nella Strategia Europa 2020 è preceduta da un’analisi di quelli che sono definiti i “colli di bottiglia” (bottlenecks), ossia i fattori checostituiscono un impedimento alla crescita del Paese e su cui è necessario intervenire, quali:

  • il consolidamento fiscale durevole e la riduzione del debito pubblico;
  • l’incremento della produttività in termini di allineamento dei salari alla produttività e di riduzione delle disparità regionali;
  • l’aumento del tasso di occupazione delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani;
  • l’apertura ulteriore del mercato dei servizi e delle industrie di rete e il miglioramento dell’efficienza amministrativa;
  • il miglioramento del capitale umano, attraverso il collegamento tra scuola e mercato del lavoro, nonché l’aumento della spesa privata in ricerca e sviluppo.

Le principali misure nel PNR sono state sinteticamente riportate in un prospetto, posto in calce alla terza sezione del DEF, che si compone di diverse voci che hanno lo scopo di descrivere le riforme, quantificarne l’impatto sul bilancio pubblico ed evidenziarne la loro funzionalità rispetto agli obiettivi comunitari.

Le azioni di riforma sono state raggruppate nelle seguenti macro-aree d’intervento:

  1. contenimento della spesa pubblica;
  2. energia e ambiente;
  3. federalismo;
  4. infrastrutture e sviluppo;
  5. innovazione e capitale umano;
  6. lavoro e pensioni;
  7. mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa;
  8. sostegno alle imprese.

Per ciascuna misura viene individuato il riferimento normativo, cui segue una breve descrizione della misura stessa e l’indicazione dello stato di implementazione e avanzamento, con specifiche indicazioni anche in ordine alla tempistica di attuazione e, laddove possibile, agli impatti sulla finanza pubblica. 

Si ricorda, infine, che il DEF sarà oggetto di un successivo aggiornamento mediante una Nota da presentare entro il 15 settembre.

L'esame del documento è terminato presso la Camera dei deputati il 28 aprile 2011, con l'approvazione di ina risoluzione.

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