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Temi dell'attività Parlamentare

India - Scheda paese

Il quadro istituzionale

L’India è una Repubblica federale che ricomprende 28 Stati e 7 Territori dell’Unione. Capo dello Stato è il Presidente, eletto da un collegio elettorale formato da tutti i membri eletti del Parlamento e delle assemblee legislative statali per un mandato di cinque anni (rinnovabile). Il Presidente nomina il Primo ministro sulla base dei risultati elettorali e, su proposta di questi, i ministri; il primo ministro e i ministri sono responsabili nei confronti del Parlamento. Il Parlamento bicamerale è composto dal Consiglio degli Stati (Rajya Sabha) e dalla Camera del Popolo (Lok Sabha). Il Consiglio degli Stati, camera alta del Parlamento, consta di 245 membri, 233 eletti per sei anni in modo indiretto dalle assemblee legislative statali (un terzo della Camera si rinnova ogni due anni); 12 nominati dal Presidente. La Camera del Popolo è invece composta da 545 membri, 543 eletti per cinque anni con sistema maggioritario uninominale a turno unico, due nominati dal Presidente.

Secondo ilrapporto 2013 di Freedom House l’India è “Stato libero”, in possesso dello status di democrazia elettorale, mentre ilDemocracy Index 2011dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come “democrazia difettosa”.

Per quanto concerne la condizione in concreto delle libertà politiche e civili, fonti indipendenti evidenziano come la libertà di associazione, di riunione e di manifestazione risultino generalmente rispettate, così come la libertà di stampa. A tale ultimo riguardo, la Legge sul Diritto all’informazione del 2005 è stata ampiamente utilizzata con successo per migliorare la trasparenza, anche se il governo mantiene ancora delle restrizioni sulle richieste di accesso alle informazioni. Inoltre, si registrano, specie nelle aree rurali, episodi d’intimidazione nei confronti dei giornalisti e ostacoli al loro libero operato.

Human Rights Watch rileva come la presenza di fenomeni d’insorgenza armata e di conflitto come nel Kashmir o nell’India centrale per la presenza delle forze maoiste susciti preoccupazione anche in relazione ad episodi di impunità per gli abusi compiuti dalle forze di sicurezza nel contesto di tali conflitti. Altro aspetto rilevato da Human Rights Watch è la carenza di tutele per le popolazioni rurali soggette ad espropriazione di terre per la realizzazione di infrastrutture o progetti di sfruttamento minerario.

La libertà religiosa è costituzionalmente garantita e generalmente rispettata, pur in presenza di legislazioni statali che in alcuni casi puniscono presunte conversioni forzate e lasciano impunite violenze contro alcuni gruppi religiosi. Non è inoltre infrequente l’impunità di violenze nei confronti di minoranze religiose. Le varie etnie indù compongono più dell’80% della popolazione, ma lo stato è laico.

Fonti internazionali indipendenti rilevano come la corruzione risulti pervasiva, anche con riferimento al finanziamento delle campagne elettorali.

La situazione politica

Primo ministro è Manmohan Singh (n. 1932), membro del Partito del Congresso Indiano (guidato da Sonia Gandhi), eletto nel maggio 2004 e riconfermato nel 2009.

Nel luglio 2012 si sono svolte le elezioni per il Presidente della Repubblica, che hanno visto vincitore Pranab Mukherjee (n. 1935), candidato dell’attuale coalizione di governo UPA.

La vittoria sul suo avversario P.A. Sangma, candidato cristiano cattolico sostenuto dal partito di opposizione Bharatya Janata Party, è stata netta (69%dei voti contro il 31) ed era stata largamente annunciata dai sondaggi.

Mukherjee è un esponente politico di lungo corso, presente in Parlamento da più di 40 anni, che ha ricoperto più volte incarichi di governo, tra cui Ministro delle Finanze, Ministro della difesa e Ministro degli esteri.

Mukherjee è noto per la sua strategia definita “inclusive growth”, che cerca di ridurre il divario tra la classe più ricca e quella povera (formata da decine di milioni di persone) per uno sviluppo più armonioso del paese.

Mukherjee ha sostituito, Pratibha Patil, che, eletta nel 2007, è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente dell’India.

Le ultime elezioni parlamentari si sono invece svolte nel 2009 (le prossime sono previste per il 2014). Queste ultime elezioni hanno confermato la coalizione già al governo dal 2004, nonché il primo ministro uscente, Manmohan Singh.

È emersa infatti la vittoria di uno dei due grandi partiti storici nazionali, l’INC (Indian National Congress) guidato da Sonia Maino Gandhi, di origine italiana e vedova di Rajiv Gandhi, assassinato nel 1991 quando era primo ministro. Il Partito del Congresso ha vinto sia nei confronti della destra nazionalista del BJP (Bharatiya Janata Party) che del “Terzo Fronte” composto da forze socialiste e comuniste.

Due temi dell’attualità politica: diritti delle donne e corruzione

Al centro della cronaca indiana degli ultimi tempi è prepotentemente e drammaticamente riesplosa la questione della condizione della donna; soprattutto a causa dell’episodio di violenza sessuale nei confronti di una giovane studentessa (deceduta in seguito alle ferite riportare) da parte di sei uomini (tra cui un minorenne), avvenuto alla fine di dicembre.

Come conseguenza, sono scoppiate violente proteste nei confronti del governo centrale e delle forze di polizia in generale, quest’ultime accusate dalla società civile di non proteggere in modo adeguato le persone più deboli e anzi di schierarsi spesso dalla parte dei colpevoli.

Il governo centrale indiano ha risposto all’ondata d’indignazione e rabbia con la recente proposta di legge che prevede la pena di morte in casi di stupri particolarmente gravi.

Il Presidente indiano Pranab Mukherjee ha immediatamente promulgato il decreto di ratifica di questa nuova legge, che è entrata così in vigore dal mese di febbraio.

Un’altra piaga sociale che affligge l’India è la corruzione dilagante tra la classe politica. Una corruzione estremamente diffusa, sia a livello locale che a livello centrale, che molto spesso causa la lievitazione dei costi e la dilatazione dei tempi in fase di realizzazione dei progetti (in particolari quelli infrastrutturali, in relazione ai quali l’India si trova in un grave stato di arretratezza).

L’attivista Anna Hazare è stato tra i protagonisti del movimento anticorruzione nato nel 2011. L’attivista, arrestato per qualche giorno nell’agosto 2011, intraprese uno sciopero della fame per sollecitare il Parlamento indiano ad esaminare provvedimenti contro la corruzione. Lo sciopero della fame fu sospeso a seguito dell’impegno del governo a costituire una commissione parlamentare con rappresentanti di tutti i partiti per affrontare il tema (lo stesso Hazare ha avanzato una proposta di lotta alla corruzione basata sulla costituzione di un difensore civico anti-corruzione dotato di ampi poteri di indagine anche nei confronti dei componenti delle assemblee legislative).

La percezione di relativa onestà della coalizione del governo, dovuta principalmente alla reputazione di integrità morale e personale del Primo Ministro Singh, nel contesto di una corruzione comunque diffusa, ha subìto un netto deterioramento a seguito dell’organizzazione in India dei Giochi del Commonwealth del 2010, i cui lavori registrarono ritardi ed aumento dei costi dovuti a pratiche corruttive diffuse. Più recentemente è emerso un caso di significativa corruzione nell’assegnazione delle licenze televisive nel 2008, che avrebbe causato un danno per l’erario di circa 40 miliardi di dollari USA.

Politica economica

I dati di crescita del primo trimestre del 2012 sono indiscutibili: con una crescita del 5,3% (sotto la soglia psicologica del 6 e ben lontana dal 9,2 dello scorso anno) l’India sta pericolosamente rallentando il proprio sviluppo economico. Per l’intero 2102, il Fondo monetario internazionale ha stimato una crescita del 4,9%.

Al contrario di quello che sta succedendo in molti altri paesi, la principale causa della frenata economica dell’India non è la crisi economica globale, ma l’estrema frammentazione del potere politico e la conseguente debolezza del governo centrale. Le elezioni locali che si sono svolte nel marzo 2011 nello Stato dell’Utter Pradesh (il più popoloso dell’India con 200 milioni di abitanti) hanno relegato il partito di maggioranza del governo centrale, l’Indian National Congress, al quarto posto. Una sconfitta che si è riflessa a livello nazionale. Con il consolidamento dei poteri locali, la maggior parte delle riforme sono bloccate (sistema bancario, trasporti, assicurazioni).

A marzo, il Ministro delle ferrovie (30 milioni di passeggeri al giorno), appoggiato dal governo, aveva proposto un moderato aumento del prezzo del biglietto. Ma l’opposizione di alcuni potenti leader locali ha costretto il governo ad annullare l’aumento e a licenziare il Ministro.

Il dodicesimo piano quinquennale, che si è concluso nel 2012, prevedeva una produzione elettrica per 62.374 megawatt, ma si è arrivati appena a 33.000; due anni fa sono stati firmati contratti per la realizzazione di circa 43mila km di strade. Ne sono stati costruiti solo 1800.

Come accennato, la debolezza del governo centrale nei confronti e la corruzione diffusa più o meno a tutti i livelli di amministrazione, palesano i loro effetti in particolare nel settore delle infrastrutture.

Le infrastrutture energetiche, di trasporto e di comunicazione rappresentano per ogni paese, lo scheletro, l’ossatura fondamentale per lo sviluppo economico e sociale rapido ed armonioso.

Ma l’India soffre di gravi carenze in questo settore; anche per questo la crescita economica sta rallentando sensibilmente; ed anche per questo nel paese esistono zone dove vivono persone isolate nella giungla e prive dei comfort più basilari tipici delle società moderne (si calcola che, ad oggi, circa 300 milioni di indiani non abbiano nemmeno una lampadina di accendere).

L’inadeguatezza infrastrutturale indiana si è rivelata in tutta la sua drammaticità lo scorso mese di agosto, quando due maxi-blackout, avvenuti uno di seguito all’altro, hanno lasciato senza elettricità prima 360 milioni di persone, poi ben 700 milioni (circa la metà del popolazione totale). Come tessere del domino, probabilmente a causa dell’eccessivo carico elettrico, sono collassate tre delle cinque mega – reti che alimentano il gigante asiatico (100mila km di linee elettriche): la nord, la nord – est e la est, sotto il peso di 46mila megawatt.

Per migliorare le infrastrutture energetiche servono almeno 110 miliardi di dollari e l’attuale piano del governo è di aumentare la produzione energetica del 44% nell’arco di cinque anni. Anche perché, se l’India intende proseguire sulla strada dello sviluppo inclusivo, presto quei 300 milioni che attualmente vivono senza elettricità, avranno bisogno anche loro della propria quota di energia elettrica.

Il problema energetico per l’India parte anche da più lontano, ovvero dalle risorse usate per produrre energia. Attualmente il paese si affida per più della metà della produzione totale ai combustibili fossili (di cui il 50% è carbone). Le centrali idroelettriche concorrono solamente per il 3%. Nonostante l’India si collochi al quarto posto per quantità di carbone estratto, non ne estrae a sufficienza per il proprio fabbisogno.

Nel novembre 2011 una delegazione italiana, formata da esponenti del governo, rappresentanti di Confindustria, Unioncamere e Abi, è volata in India per siglare un accordo programmatico con la Confederazione delle imprese indiane, che punta all’aumento dell’interscambio commerciale tra i due paesi. Circa 400 imprese italiane sono già presenti in India nei settori dell’auto, della moda, dell’energia e dell’elettronica. Ma si sono aperte nuove opportunità di investimento per l’Italia proprio nel settore delle infrastrutture, per cui il governo indiano sta mettendo a punto un progetto di sviluppo per 750 miliardi di dollari.

La mancanza di riforme rende debole l’economia (le principali agenzie di rating hanno declassato il debito indiano, Fitch l’ha portato a BBB, Standard & Poor’s ha retrocesso da stabili a negative le prospettive economiche), cosa che non rende possibile l’implementazione dei programmi sociali.

La recessione economica è inoltre accompagnata anche da una persistente inflazione.

Dopo aver raggiunto un picco del 16% nel gennaio 2010, ha cominciato a scendere fino a raggiungere l'8,4% nel luglio 2011. Ma da quel momento ha cominciato una lenta risalita. Gli ultimi rilevamenti, aggiornati a dicembre 2012, attestano un tasso dell’11,1%.

Contro l’inflazione è stata attuata una severa politica monetaria che prevedeva l’innalzamento del tasso d’interesse. Tuttavia, l’andamento dei prezzi continua ad essere in larga misura dipendente dall’andamento dei prezzi agricoli e del cibo.

Il rischio finanziario dell’India è comunque considerato reale da gran parte delle agenzie di rating. Anche Moody’s ha attribuito un Baa3 (il voto più basso) al debito sovrano indiano (per la parte in valuta estera). Tale rischio è dato dalla progressiva svalutazione della moneta indiana, la rupia: se nel 2000 un dollaro Usa valeva 40 rupie, ora ne vale circa 53 (e si prevede che potrebbe arrivare a toccare quota 60). Questa svalutazione, in concomitanza con l’imminente scadenza di circa un terzo del debito pubblico indiano in valuta, prospetta dei gravosi costi per il rifinanziamento del gigante asiatico.

 

Politica estera

Nelle relazioni internazionali, il principale tema di interesse per l’India è rappresentato dalle relazioni con il Pakistan e dal contenzioso con questo sul Kashmir, un problema che si trascina dal 1947.

Dopo una lunga interruzione dei contatti diplomatici tra i due paesi, a seguito degli attacchi terroristici di Mumbai nel 2008 da parte del gruppo islamista pakistano di Lashkar-y-Tayiba, i rispettivi Ministri degli esteri sono tornati ad incontrarsi.

Ma recentemente alcuni episodi di violenza al confine provvisorio del Kashmir (denominato Linea di Controllo) ha provocato il riaccendersi delle tensioni. Due soldati indiani sono stati uccisi (forse decapitati) lo scorso mese di gennaio nei pressi della linea che provvisoriamente demarca i due paesi all’interno del Kashmir. L’esercito di New Delhi ha bollato tale episodio come una “grave provocazione” da parte del Pakistan. Dal canto suo, il Pakistan ha invece denunciato lo sconfinamento di truppe indiane e la morte di alcuni suoi soldati.

Principalmente in chiave anti-pakistana deve poi essere letto l’avvicinamento dell’India all’Afghanistan. Alla fine del 2011, il governo indiano e quello afghano hanno firmato una partnership strategica che tocca diversi temi, dall’economia alla sicurezza. Proprio in tema di sicurezza, in vista del ritiro americano del 2014, l’India si è offerta di fornire addestramento alle truppe di Karzai. L’India ha investito in Afghanistan, nell’ultimo decennio, circa due miliardi di dollari.

Una manovra di accerchiamento strategico nei confronti del nemico di sempre: così potrebbe essere interpretata la partnership indo - afghana da parte del Pakistan, che ha sempre visto l’Afghanistan come il suo “retroterra strategico” in caso di conflitto militare con l’India.

Sul delicato scacchiere asiatico, l’India sta progressivamente attuando la sua strategia di “Guardare ad Est”, con lo scopo di stringere legami per incrementare la sicurezza anche con attori chiave della propria regione ed in questo modo creare alternative al solo legame con gli Stati Uniti.

Tale strategia si è concretizzata con alcuni accordi firmati con il Giappone, soprattutto in materia di cooperazione bilaterale per la difesa. A tale scopo sono state organizzate alcune operazioni congiunte navali ed aree, le prime del loro genere tra questi due paesi. Il fatto che l’India stia premendo sull’acceleratore nel settore della difesa, è testimoniato anche dai dati riportati sui budget militari. Secondo l’ultimo Yearbook dell’istituto svedese SIPRI (Stockhol International Peace Research Institute), il primo importatore mondiale di armi è proprio l’India, che da sola copre il 12% delle importazioni a livello globale (dati 2011).

E’ da ricordare che recentemente i rapporti tra India e Italia sono stati fortemente condizionati dalla vicenda dei due maro' italiani, che scortavano con compiti antipirateria la petroliera italiana Enrica Lexie, e che sono stati arrestati dalle autorità indiane con l’accusa di omicidio nei confronti di due pescatori.