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dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

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Temi dell'attività Parlamentare

Federazione russa - Scheda paese

Il quadro istituzionale

La Costituzione del 1993 definisce la Federazione russa uno Stato democratico federale di diritto con una forma repubblicana di governo.

La Federazione è costituita da 83 soggetti diversi: 21 repubbliche; una regione autonoma; quattro distretti autonomi; nove territori; quarantasei regioni e due città federali. Sono di competenza esclusiva della Federazione gli affari esteri, la politica socio-economica, il bilancio, l’energia; sono di competenza concorrente l’educazione, la salute, la sicurezza sociale; le rimanenti competenze sono dei soggetti della federazione.

La forma di governo è presidenziale; il presidente è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno (con secondo turno di ballottaggio tra i due candidati con più voti, nel caso nessuno ottenga al primo turno la maggioranza assoluta dei voti validi). Il mandato presidenziale, inizialmente previsto in quattro anni, è stato elevato nel dicembre 2008 a sei anni a decorrere dalla successiva elezione, per non più di due mandati. Il presidente nomina il primo ministro e, su sua proposta, nomina e revoca i ministri, così come può far dimettere l’intero governo. Il primo ministro deve essere confermato dalla Duma (una delle due Camere del Parlamento cfr. infra) che però viene sciolta in caso di tre voti contrari alla conferma del primo ministro, così come in caso di due voti consecutivi di sfiducia al Governo o di respingimento della questione di fiducia.

Il potere legislativo è attribuito al Parlamento (Assemblea federale), costituito dalla Duma di Stato e dal Consiglio della federazione.

La Duma di Stato, 450 membri, è eletta a suffragio universale diretto, ogni cinque anni, in seguito alla riforma costituzionale del 2008 che ne ha aumentato di un anno la durata. Dalle elezioni del 2007 il precedente sistema elettorale misto (metà dei seggi assegnati con sistema maggioritario uninominale, metà con sistema proporzionale) è stato sostituito da un sistema proporzionale sulla base di liste politiche nazionali (che concorrono cioè in un’unica circoscrizione nazionale) con una soglia di sbarramento del 7 per cento. Le candidature possono essere effettuate unicamente da un partito politico registrato; per i partiti non già rappresentati alla Duma è richiesta, per la presentazione delle liste, la sottoscrizione di 200.000 elettori, dei quali non più del cinque per cento deve provenire dalla medesima regione (il che costituisce, date le dimensioni della Federazione, un significativo disincentivo). Con una riforma approvata nel 2009, è stato riconosciuto un diritto di tribuna, con l’attribuzione di uno o due seggi alla Duma a ciascuno dei partiti che abbiano superato il cinque per cento dei voti.

Il consiglio della Federazione, competente nelle materie di interesse della federazione nel suo insieme, è costituito da due rappresentanti per ciascuno degli 83 soggetti della Federazione, uno dei quali designato dal potere legislativo regionale ed uno dal potere esecutivo regionale.

Fino alla riforma introdotta da Medvedev nel maggio 2012 sull’onda delle proteste popolari, i vertici degli esecutivi regionali non erano eletti direttamente dai cittadini, bensì ma nominati dal Presidente federale e confermati dai legislativi regionali. Da segnalare che la Duma, il 24 gennaio 2013 ha approvato in prima lettura, una proposta di legge per l’eliminazione dell’elettività della carica in quasi tutte le regioni.

La situazione politica interna

Attuale Presidente della Federazione è Vladimir Putin (n. 1952), primo ministro è il presidente uscente Dimitir Medvedev (n. 1965).

Vladimir Putin, nato a Leningrado (ora San Pietroburgo), laureato in legge, per quindici anni al servizio del KGB, nell’allora Germania Est; collaboratore del sindaco riformista della città, Anatoli Sobchak a partire dall’elezione di quest’ultimo nel 1991; chiamato dal Presidente Eltsin nel 1996 come vicecapo dell’amministrazione presidenziale; dal 1998 capo dei servizi segreti federali FSB e segretario del Consiglio di sicurezza nazionale; per due volte ha ricoperto l’incarico di primo ministro: dapprima dall’agosto 1999 al maggio 2000, poi, dal 2008 al 2012; eletto presidente della Federazione nel 2000 e rieletto per il secondo mandato nel 2004. In seguito alla riforma costituzionale citata, è stato eletto per un nuovo mandato presidenziale nel 2012, con possibilità di futura rielezione.

Dimitri Medvedev, nato a Leningrado (ora San Pietroburgo), laurea e dottorato in legge, collaboratore, al pari di Putin, del citato sindaco Sobchak; successivamente a capo dell’amministrazione presidenziale del presidente Putin, ex-vicepresidente di Gazprom (compagnia di Stato per l’energia). Dal maggio 2008 al maggio 2012 ha ricoperto la carica di Presidente della Federazione Russa. Dopo la rielezione alla presidenza, Putin lo ha nominato Primo ministro.

 Le elezioni presidenziali del 4 marzo 2012 hanno concluso quattro mesi di delicata transizione elettorale, segnando, in conformità con le previsioni, il ritorno alla Presidenza della Federazione di Vladimir Putin, nuovamente eletto al primo turno con il 63,6% dei voti (oltre 45 milioni di voti). La rielezione giunge dopo 4 anni di interludio durante i quali la continuità politica era stata rappresentata da Medvedev, delfino di Putin.

Il leader comunista Gennady Zyuganov ha ottenuto il 17,18 per cento dei voti; il leader nazionalista del partito liberaldemocratico Vladimir Zhirinovsky il 7,9 per cento dei voti; l’oligarca Prokhorov il 7,98%; Zhirinovskj il 6,22%; Mironov, leader del Partito Russia Giusta, solo il 3,85%. Secondo gli osservatori dell’OSCE, le votazioni si sarebbero svolte in maniera “complessivamente positiva”, ma “distorta” a favore di Putin, specie con riferimento alla presenza nei mezzi di comunicazione di massa e con diverse irregolarità procedurali durante la fase del conteggio.

La transizione elettorale in Russia era cominciata con le elezioni parlamentari alla Duma del 4 dicembre 2011. Esse avevano segnato una sensibile perdita di consensi per il partito Russia Unita (ed una “sconfitta” per il capolista Medvedev), che è riuscito, tuttavia, a mantenere la maggioranza assoluta dei seggi alla Duma (grazie, in particolare, ai voti ottenuti nelle repubbliche del Caucaso settentrionale). Il Partito comunista, espressione del voto di protesta, aveva raggiunto il 19% dei consensi, assicurandosi un sensibile aumento dei seggi in Parlamento. Molto positivo anche il risultato di Russia Giusta (partito di vago orientamento social-democratico) di Nikolay Levichev, che con il 13,24% dei voti è divenuto il terzo partito, davanti ai Liberal-Nazionalisti diZhirinovsky, mentre nettamente sconfitta appare la “galassia” dei partiti liberali, vittima di divisioni e personalismi.

Come è noto, dopo la crisi del primo decennio post-sovietico, nel corso della presidenza Eltsin, la Russia è tornata a ricoprire un maggiore ruolo nella scena internazionale nel primo decennio del nuovo secolo, agevolata in ciò in particolare dal recupero di potenza economica che è stato alimentato dal periodo di alti prezzi dei prodotti energetici (dei quali la Russia è tra i principali produttori mondiali) precedente alla crisi economica del 2008.

Nell’agenda politica russa un ruolo centrale è occupato dallo sforzo di allontanare i rischi di instabilità politica e stagnazione economica. Putin ha indicato,infatti, come priorità della sua Presidenza: incremento demografico; sviluppo socio-economico dei territori asiatici; miglioramento generalizzato delle condizioni di vita dei cittadini della Federazione; qualificazione dell’occupazione; rafforzamento del sistema economico a resistere di fronte a shock esterni; consolidamento dello status internazionale del Paese attraverso i processi di integrazione regionale (Comunità euro-asiatica e Area di libero Scambio nella CSI). Ad essi, si aggiunge l’obiettivo del recupero di credibilità economica internazionale e di attrazione di investimenti diretti esteri, da perseguire tramite il rafforzamento dello stato di diritto, la lotta alla corruzione ed all’eccessivo potere della burocrazia. Inoltre, Putin ha dichiarato di voler proseguire ed approfondire il graduale processo di riforme politiche del paese avviato dal ex-presidente Medvedev.

La politica estera

La politica estera russa appare caratterizzata dall’emergere di un atteggiamento più energico nei confronti degli Stati Uniti e dei loro alleati.

Benchè l’establishment russo abbia accolto positivamente la rielezione del presidente Obama, le tensioni persistono sia relativamente al conflitto in Siria che al programma nucleare iraniano. Con riferimento al caso siriano, la Federazione Russa ha mantenuto un atteggiamento deciso di blocco delle risoluzioni ONU di condanna di Bashar al Assad, opponendosi ad un coinvolgimento militare nell’area.

Per quanto riguarda il caso iraniano, la Russia mantiene una posizione critica sull’opportunità che l’Iran si doti di armi nucleari ma ne appoggia il diritto all’uso a fini civili, anche per tutelare le eventuali potenzialità di mercato ed evitare i rischi di una destabilizzazione dell’area – confinante con lo spazio post sovietico.

Ulteriore punto di frizione russo – americano è rappresentato dalla questione degli scudi missilistici.

Dopo una prima fase di distensione coincidente con la politica di “Reset” e culminata nell’accordo sul Trattato successore dello START (aprile 2010), al successivo vertice di Chicago del consiglio NATO – Russia nell’aprile 2012, si è assistito ad una battuta d’arresto del negoziato sulla difesa missilistica. Ciò ha determinato un progressivo irrigidimento delle posizioni russe e delle prese di posizione critiche nei confronti di Washington, accusata di non tenere conto delle sensibilità ed esigenze di Mosca al riguardo.

Permane insoluta la questione dell’allargamento della NATO ad Ucraina e Georgia, fortemente osteggiata dalla Federazione russa. Con riferimento ai rapporti con la Georgia, dopo la guerra del 2008, è stato intrapreso un progressivo disgelo, culminato nella firma di un accordo di sblocco del veto georgiano all’ingresso della Federazione Russa nell’OMC (su cui, infra). Al contrario, rimane irrisolto il contenzioso relativo alla definizione dello status delle Repubbliche separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud e Transnistria.

In concomitanza con l’assunzione della Presidenza di turno dell’APEC, nel 2012 è emersa una vera strategia pacifica della Russia, orientata ad approfondire la presenza nell’area per sfruttarne le potenzialità di mercato future.

A tal proposito si segnala il rilancio dei rapporti commerciali bilaterali con gli Stati dell’area e, segnatamente, anche il miglioramento delle relazioni diplomatiche con il Giappone, nonostante il contenzioso ancora aperto per il controllo delle Isole Kurili.

E’ altresì venuta meno la posizione garantista nei confronti del regime nordcoreano e la Russia si è proposta quale mediatrice per risolvere la crisi missilistica e per un eventuale disgelo dei rapporti tra le due Coree. In merito, si segnala l’avvio di progetti di cooperazione trilaterale (Mosca-Seoul-Pyongyang) in materia infrastrutturale.

Per ciò che concerne i rapporti con la Cina, il tema energetico è fondamentale, per via del concorso al soddisfacimento della domanda di energia e materie prime proveniente dal Paese Asiatico. Si segnalano, in proposito, gli imponenti accordi di fornitura conclusi tra i due colossi energetici China National Petroleum Corporation e Gazprom, relativi al periodo 2015-2018.

Il quadro economico e le prospettive di sviluppo

Per quanto riguarda il versante economico e delle prospettive di sviluppo, occorre ricordare che La Federazione Russa è stata inserita nel novero dei BRICS, in ragione del forte tasso di crescita economica registrato nei primi anni Duemila, dopo la profonda crisi seguita alla dissoluzione dell’URSS.

Tuttavia, nella fase attuale,l’economia russa, scontando una pesante dipendenza dall’andamento dei prezzi energetici, ha risentito con forza del consistente calo di tali prezzi seguito alla crisi economica. Ciononostante, la presenza di ingenti risorse valutarie ha consentito di evitare più gravi effetti sociali ed economici (la crescita del PIL reale è scesa al 3,7% nel 2012 dal 4,3% del 2011). Per quanto riguarda le prospettive di sviluppo economico, si stima un leggero aumento del PIL al 3,8 per cento per il 2013 ( tasso annuale stimato sotto il 4 per cento per il quadrienno 2013 -17) a causa degli ostacoli rappresentati dalla dipendenza dalle risorse naturali e dalla debolezza delle istituzioni.

Rilevante è il volume dell’interscambio commerciale con i principali Paesi europei. In particolare, sono intensi i rapporti con l'Italia: per quanto riguarda l'import-export, il nostro paese si segnala per le esportazioni nel settore tessile e delle forniture di macchinari industriali speciali; le importazioni sono dominate dalle materie prime energetiche: gas naturale, petrolio greggio e prodotti derivati dalla raffinazione di questo.

Numerose sono le iniziative di cooperazione economica regionale ed internazionale.

Nell’agosto 2012, la Federazione Russa è entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), dopo 18 anni dall’avvio dei negoziati. Gli analisti di Carnergie Endowement, tuttavia, ritengono che ciò non avrà un impatto economico considerevole nell’immediato, né fornirà un apporto decisivo all’attrazione di investimenti esteri nel settore manifatturiero, benché possano ragionevolmente attendersi moderate misure di liberalizzazione.

Con riferimento all’area euroasiatica, oltre al già esistente EURASEC (Comunità Economica EuroAsiatica), si segnala che nel luglio 2011 si è costituita una Unione Doganale (dal 1° gennaio 2012, Spazio Economico Comune) tra Russia, Bielorussia e Kazakistan e la firma di un nuovo Accordo per la costituzione di un’Areadi Libero Scambio in ambito CSI (17ottobre2011), sottoscritto da Russia, Moldova, Ucraina, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan ed Armenia. Tali passi, insieme agli accordi tra Medvedev, Lukashenko e Nazarbayev del novembre 2011, si inseriscono nel quadro della proposta di creazione di una “UnioneEuroasiatica”, un polo economico – politico regionale istituzionalizzato, comprendente i mercati di tante ex repubbliche ex sovietiche, che si ponga da contraltare all’Unione Europea e da ponte verso i paesi dell’area Asia- Pacifico.

Oltre alle importanti risorse petrolifere, la Federazione Russa è il primo paese in termini di riserve di gas naturale. Di conseguenza, importanza preminente assume il tema delle infrastrutture per lo sfruttamento energetico (vedi approfondimento nelFocus Sicurezza energetica - gennaio-aprile 2012. In proposito, si ricorda che il 7 dicembre 2012 è stato dato avvio ai lavori per la costruzione del gasdotto – South Stream – che consentirà l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea, che porterà gas dalla Russia direttamente in Europasaltando l’Ucraina, passando per la zona economica esclusiva turca nel Mar Nero. Tale gasdotto, sostenuto da Gazprom (insieme ad ENI 20%, alla francese EDF, 15%, e la tedesca Wintershall, 15%), si pone in competizione al progetto Nabucco, caldeggiato dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, che versa in difficoltà per via degli alti costi di gestione ed i dubbi sulla capacità di garantirsi il volume necessario di gas da trasportare. (VediFocus Sicurezza energetica - agosto-dicembre 2012)

Lo stato delle libertà civili, politiche e dei diritti umani

Con riferimento alle condizioni di esercizio concreto delle libertà politiche e civili, il rapporto 2013 di Freedom House, classifica la Federazione russa come “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”; l’EconomistIntelligence Unit rileva un peggioramento delle condizioni democratiche tra il 2010 ed il 2011, con il passaggio da “regime ibrido” (DemocracyIndex2010) a “regime non democratico”(Democracy Index 2011).

In particolare le valutazioni degli osservatori internazionali sono risultate negativamente influenzate dalle contestate elezioni parlamentari e presidenziali, nonché da talune misure adottate e da alcune tendenze registrate negli ultimi anni (nel rapporto FreedomintheWorld di “FreedomHouse” la Russia postsovietica è stato classificato come “Stato parzialmente libero” dal 1991 al 2003, e solo successivamente come “Stato non libero”).

Al riguardo, merita ricordare ad esempio, la legge sui partiti approvata nel 2001, che ha introdotto criteri più severi per la registrazione dei partiti politici, che deve essere confermata ogni due anni. Per ottenere la registrazione i partiti politici devono avere almeno 50.000 membri e, dal gennaio 2006, più d 45 articolazioni regionali ciascuna delle quali con almeno 500 membri.

Nel tentativo di arginare i movimenti di protesta sorti a seguito delle irregolarità elettorali del dicembre 2011, rilevate dagli osservatori dell’OSCE, sono state adottate alcune misure più stringenti in materia di assemblee pubbliche ed organizzazioni non governative. Con riferimento a queste ultime, la legge sulle organizzazioni non governative del 2006 ha reso maggiormente difficoltosa la procedura per il riconoscimento di tali associazioni, rendendo più ampi i margini discrezionali del governo, che, per esempio, può negare l’autorizzazione nel caso in cui il suo nome offenda la pubblica morale. Dal 2008 un decreto governativo ha ridotto da 102 a 12 le ONG straniere esenti da tassazione in Russia. In proposito, valga ricordare la chiusura dell’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale USAID, in quanto accusata di ingerenza nella vita politica russa ( settembre2012).

Di interesse, inoltre, sono gli emendamenti approvati nell’ottobre 2012 alla legge nazionale sull'Alto tradimento che ne estendono il concetto ed irrigidiscono le punizioni per chi divulga segreti di Stato o svolge attivita' di spionaggio. Tali leggi hanno reso potenzialmente criminali una serie di attività, incluse le ordinarie interazioni con gli stranieri. Si segnala anche il controllo statale dei principali mezzi di comunicazione ed un peggioramento della libertà di stampa (Reporterssansfrontières, da 142 su 178 nel 2012 a 148 su 179 nel 2013 ); per quanto riguarda l’uso della rete internet, Freedom House qualifica il paese come “parzialmente libero” ( Freedom on the net n.52)

La situazione dei diritti umani appare controversa: le organizzazioni di tutela dei diritti umani hanno in più occasioni denunciato la situazione della Cecenia e i ripetuti attentati nei confronti di giornalisti e attivisti dei diritti umani: tra le vittime più significative degli ultimi anni si possono richiamare la giornalista Anna Politkovskaja e l’esponente di Memorial Natalia Estemirova.

Analoghe restrizioni sono state applicate nei confronti di attivisti politici esponenti di opposizione, tra cui Leonid Razvozzhayev, arrestato dalle autorità russe in Ucraina, dove stava avanzando richiesta di asilo politico, con l’accusa di aver organizzato sommosse di massa a seguito dei controversi risultati degli appuntamenti elettorali.

Nel dicembre2012, in risposta ad una legge statunitense che imponeva restrizioni alla circolazione ed al commercio per cittadini russi che avessero violato i diritti umani, Putin ha adottato un provvedimento che vieta l’adozione di orfani russi da parte di famiglie statuinitensi.

Da ultimo merita poi segnalare la recrudescenza delle tensioni in Cecenia e nel Caucaso settentrionale: in particolare, all’insorgenza cecena riconducibile a Doku Umarov appare riconducibile l’attentato del 24 gennaio 2011 all’aeroporto di Mosca che ha provocato 35 morti.