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dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

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Temi dell'attività Parlamentare

Brasile - Scheda paese

Il quadro istituzionale

La Costituzione del 5 ottobre 1988, definisce il Brasile come una Repubblica federativa formata dall’unione indissolubile di 26 Stati e municipalità ed un Distretto federale, costituiti come stato democratico, sulla base dei principi di sovranità, cittadinanza, dignità della persona umana e sui valori del lavoro, della libera iniziativa e del pluralismo politico.

Per quanto riguarda il riparto delle funzioni tra centro e periferia, sono di competenza esclusiva della Federazione gli affari esteri, la politica socio-economica, il bilancio, l’energia, le telecomunicazioni; sono materie concorrenti l’educazione, la salute, la sicurezza sociale, la protezione dei beni culturali ed ambientali, lo sfruttamento delle risorse naturali, la lotta contro la povertà, la materia tributaria, finanziaria e la giustizia. Le rimanenti competenze sono dei soggetti della Federazione. Gli Stati federati, inoltre, sono responsabili dell’elezione dei propri Governatori a suffragio universale, diretto e segreto, per un periodo di quattro anni.

Dal punto di vista della forma di governo, il Brasile è una repubblica presidenziale federale.

Il Presidente è anche capo dell’esecutivo ed è eletto per 4 anni a suffragio universale diretto con sistema a doppio turno (con secondo turno di ballottaggio tra i due candidati con più voti, nel caso nessuno ottenga al primo turno la maggioranza assoluta dei voti validi).

Contestualmente alle elezioni presidenziali, si svolgono le elezioni per il Congresso nazionale, l’organo legislativo bicamerale composto dalla Câmara dos Deputados con 513 membri, e il Senado Federal, di 81 membri.

Il sistema di voto, è di tipo statale per l'elezione dei senatori: ogni stato elegge tre o due candidati in base al numero degli abitanti per un periodo di 8 anni (rinnovati per un terzo dopo i primi 4 anni e i restanti due terzi dopo altri 4 anni). Per l'elezione dei membri della Câmara dos Deputados, in carica per 4 anni, invece, si adopera un sistema proporzionale che tiene conto della popolazione complessiva di tutto il Paese.

 Il suffragio è universale ed obbligatorio tra il 18 ed i 69 anni. E’ opzionale per gli analfabeti, per i cittadini oltre i 70 anni e per i giovani di 16 e 17 anni. Dal 2000 le operazioni elettorali si svolgono tramite l’utilizzo di un’urna elettronica.

La situazione politica interna

Attuale Presidente della Repubblica Federativa del Brasile è Dilma Rousseff.

Nata a Belo Horizionte nel 1947, nello stato di Mina Gerais, da padre bulgaro e madre brasiliana, Dilma Rousseff ha intrapreso la carriera politica all’età di 16 anni, prendendo parte ai movimenti di sinistra contro la dittatura militare vigente in Brasile dal 1964 al 1985. Per questo fu catturata, incarcerata e torturata nel biennio 1970-72. Dopo la laurea in economia, con il marito Carlos Araùjo, ha contribuito alla fondazione delPartido Democràtico Trabalhista, Pdt. Nei primi anni ’90 fu Presidente della Fondazione di Economia e statistica. Nel 1993 fu Segretario del tesoro della città di Porto Alegre, ed, in seguito, Segretario per le miniere, l’energia e le comunicazioni nello Stato di Rio Grande do Sul. Nel 2000, ha lasciato il PDT e l’anno seguente aderì al Partido dos Trabalhadores (PT). Dal 2005 al 2010 è stata Capo di Gabinetto dell’ex Presidente Inàcio Lula da Silva e da questo nominata Ministro per le miniere e per l’energia. Lasciato l’incarico di Capo di Gabinetto nell’aprile 2010 per concorrere alla presidenza della Federazione è stata eletta il 31 ottobre 2010 al secondo turno, vincendo sull’avversario José Serra (PSDB) con il 56% dei suffragi. E’ la prima donna a ricoprire la più alta carica istituzionale dello Stato.

Nell’agenda politica brasiliana un ruolo centrale è occupato dallo sforzo di alimentare la crescita, anche di fronte alla crescente concorrenza cinese. Centrali sono anche i temi della riduzione delle disuguaglianze sociali, la lotta alla corruzione ed agli stupefacentie rafforzamento dello status internazionale del Paese attraverso i processi di integrazione regionale e un nuovo ruolo nei fori globali.

Il programma elettorale di Rousseff prevedeva una sostanziale continuità con la linea di Lula da Silva, orientato al mantenimento della stabilità macroeconomica ed al disegno di un modello market-friendly, pur auspicando un ruolo più attivo dello Stato e delle imprese statali (specie nei settori della finanza e della produzione energetica). L’obiettivo del nuovo Presidente è la Grande Trasformazione del Paese attraverso lo sradicamento della miseria e la creazione di migliori e più eque opportunità per la popolazione brasiliana. Sul piano economico l’impegno è di continuare a stimolare la crescita interna grazie alla mobilità sociale, rendendo pertanto, necessario un forte investimento in capitale umano e infrastrutture ed un incremento del tasso di risparmio nazionale.

A ciò si affianca l’attuazione di politiche redistributive volte alla riduzione della povertà e della disuguaglianza sociale, vera piaga del Paese. Tra esse, si ricorda il Programma di Accelerazione della Crescita (PAC2), già proposto da Lula da Silva: un insieme ambizioso di opere finalizzate al rafforzamento della crescita economica, all’adeguamento delle infrastrutture del Paese e all’eliminazione delle disuguaglianze sociali, articolato su quattro direttrici principali (trasporti, energia, edilizia popolare e opere di risanamento e bonifica), per un valore complessivo di investimenti di 680 miliardi di euro. Si segnala, inoltre, il proseguimento di iniziative sociali importanti quali il programma di welfare Bolsa Familia, che mira alla riduzione della povertà tramite un mix di assistenza sanitaria, istruzione e trasferimenti di denaro condizionati a determinate attività (mandare i figli a scuola, sottoporsi a vaccinazioni). Per far fronte all’emergente piaga del consumo di stupefacenti, che rischia di mettere in difficoltà il sistema sanitario nazionale, Roussef nel dicembre 2011 ha varato un piano per programmi di assistenza ai dipendenti da crak sia per iniziative di educazione e prevenzione, con un impegno finanziario di 2,2 mld di dollari.

Nell’attuazione del proprio programma, la Presidente Rousseff ha potuto valersi di una maggioranza parlamentare ampia ma assai eterogenea; infatti, il 3 ottobre 2010, in concomitanza con le consultazioni presidenziali, si sono svolte le elezioni dei governatori statali e dei membri del Congresso.

Le elezioni hanno restituito un Parlamento estremamente frammentato, legato al sistema elettorale proporzionale ed almultipartitismo estremo che caratterizza il sistema partitico brasiliano (vi sono 27 partiti politici, di cui 20 con almeno un deputato eletto alla Camera).

La formazione della Presidente, Il Partido dos Trabalhadores (PT) si è attestata come partito con il maggior numero di seggi alla Camera dei Deputati (88 su 513), seguito dal partito di orientamento centrista Partido da Social Democracia Brasileira, (PSDB, 79). Al Senato federale, invece, la situazione è ribaltata con il PSDB che si afferma come primo partito con 19 seggi su 81. Oltre al PT ed al PSDB, i principali partiti sono il Partido do Movimento Demoràtico Brasileiro (PMDB) e Democratas (DEM, 43 deputati). Il PT, partito di sinistra, e il PMDB, partito di centro, fanno parte della coalizione di governo insieme a una decina di altri partiti minori. Il PSDB, partito di centro, e il DEM, partito di destra, alleati tra loro, stanno all’opposizione.

La Presidente Roussef, delfina di Lula da Silva ha ereditato la popolarità dell’ex presidente ma ha mostrato di essere in grado di smarcarsi dal predecessore su alcuni temi controversi per l’opinione pubblica, mantenendo alto il livello di consensi. Si ricorda, in proposito la gestione del caso Antonio Palocci, Capo di Gabinetto del governo Rousseff, accusato di corruzione e fortemente sostenuto da Lula da Silva; tale scandalo si è concluso con la richiesta di dimissioni del ministro nel quadro di un piano di severa moralizzazione della politica portato avanti da Rousseff.

Dal punto di vista dell’attuazione del programma, occorre rilevare che la Presidente ha dovuto necessariamente mediare tra le posizioni assai eterogenee dei componenti della coalizione che la sostiene. Importanti successi sono stati: l’approvazione della legge di riforma delle pensioni, che ha ridotto il carico di Stato per le future pensioni; e la legge sul salario minimo; l’adozione delle leggi relative allo svolgimento di importanti eventi sportivi. Tuttavia il capo dell’esecutivo ha dovuto opporsi all’approvazione di diverse disposizioni del codice forestale che indebolivano fortemente la tutela ambientale sulla foresta amazzonica. Più in generale, il governo è stato riluttante a rischiare il rigetto in Parlamento di proposte assai controverse sul lavoro, sulla semplificazione del sistema fiscale e varie riforme politiche, omettendo di presentarle benché fortemente necessarie.

La politica estera

Nell’articolazione della politica estera del Brasile si individuano alcuni nodi fondamentali: maggiore attenzione alla tematica dei diritti umani; riforma delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza; miglioramento e ridefinizione delle relazioni economico-commerciali internazionali; promozione di investimenti nei settori scientifico-tecnologici.

I risultati conseguiti dal Brasile sul piano interno si sono tradotti in "un'aspettativa naturale" di un maggiore impegno del Paese a livello internazionale, in particolare in Sudamerica, nei Caraibi, in Africa, in Medio Oriente e in Asia.

L’area naturale d’interesse della politica estera brasiliana è, in primis, quella continentale. Il Paese aspira ad una posizione di leadership a livello regionale, garantendo la stabilità del sub-continente ed agendo come mediatore e promotore dei fenomeni di integrazione regionale, tanto commerciale quanto politica.

Nondimeno, il Brasile ambisce ad assumere un ruolo primario nella governance mondiale e ad acquisire influenza crescente in seno agli organismi internazionali, anche in relazione alla propria vivacità economica e demografica.

Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso l’articolazione di relazioni multilaterali e bilaterali sulla base di un approccio più paritario e condiviso, e meno incentrato sul protagonismo brasiliano, che invece aveva caratterizzato l’ultima fase della presidenza Lula.

Con riferimento alla dimensione multilaterale regionale, si segnala la partecipazione a diverse organizzazioni regionali: l’Unione degli Stati sudamericani (UNASUR), la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ed il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR).

Per quanto riguarda le relazioni bilaterali con i Paesi dell’area, spicca la centralità dei rapporti con Buenos Aires, secondo partner commerciale di Brasilia. Un accordo bilaterale consente l’utilizzo, accanto al dollaro, delle rispettive valute nazionali nell’interscambio fra i due Paesi. Tuttavia si registrano alcuni attriti relativamente alla questione della riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sulle prospettive della neo-costituita UNASUR. Più tesi i rapporti con Paraguay e Uruguay, che lamentano una marginalità rispetto ai più grandi vicini. Con riferimento al primo stato, si ricorda la problematica rinegoziazione al rialzo dei costi di acquisto dell’energia elettrica non utilizzata dal Paraguai prodotta dalla centrale idroelettrica binazionale di Itaipù.

Da segnalare le ottime relazioni col Perù che potrebbero svilupparsi ulteriormente grazie alla prospettata costruzione del c.d. “corridoio transatlantico”, un asse stradale e ferroviario che dovrebbe unire i due Oceani attraversando i due Paesi. Buone anche le relazioni col Venezuela, terzo partner commerciale a livello regionale, che il Brasile mira ad includere nelle dinamiche regionali attraverso incontri trimestrali di vertice per trattare di temi politici, accordi in materia energetica e investimenti.

Più distese le relazioni con la Colombia, segnate nel recente passato da alcune incomprensioni durante la Presidenza Uribe per l’accordo militare con gli USA. Più fredde, invece, le relazioni con la Bolivia, che nel recente passato erano state ravvivate da Lula ed il Presidente Evo Morales. Per quanto riguarda i rapporti con i paesi dell’America centrale, una recente visita della Roussef a Cuba (gennaio 2012) ha chiarito l’obiettivo brasiliano del rafforzamento della presenza politica ed economica nell’isola (e in America centrale). Tale incontro, tuttavia, ha suscitato aspre critiche da parte dell’opposizione che ha ritenuto ambiguo l’atteggiamento del Governo brasiliano rispetto alla materia dei diritti umani, seguita con forte impegno sul piano interno, mentre sul versante internazionale permarrebbe la visione lulista che considerava quasi sacro il dominio riservato degli Stati.

Dal punto di vista della partecipazione ad organizzazioni internazionali, è importante sottolineare l’aspirazione brasiliana a un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza, quale dimostrazione visibile dei mutati rapporti di forza a livello globale e la crescente rilevanza del quadrante sudamericano. In generale, il Brasile tenta di fomentare la consapevolezza del peso economico dei Paesi dell’America Latina e si è speso affinché di ciò venga dato recepimento formale nell’architettura istituzionale delle principali organizzazioni internazionali, tra cui, oltre all’ONU, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.

Inoltre, il Paese rivendica una maggiore considerazione nel seno del G20, dove agisce per dare maggiore tutela agli interessi delle nazioni più povere. Si ricordano, in proposito, le pressioni esercitate in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio per la ripresa dei negoziati del Doha Round, nel senso di uno sviluppo e della crescita inclusiva. Tra i temi di interesse, in questo ambito, la liberalizzazione degli scambi agricoli e l’esclusione dei biocarburanti (di cui il Paese sudamericano è un importante produttore) dal dibattito in materia di volatilità dei prezzi delle materie agricole. Di altrettanto rilievo, il tema del contenimento della volatilità del tasso di cambio nel commercio internazionale, che rischia di penalizzare la competitività delle merci brasiliane a causa dell’apprezzamento eccessivo della valuta locale.

A margine del Vertice G8 di Evian, nel 2003, con il Sud Africa e l’India, il Brasile ha creato nel un meccanismo di coordinamento trilaterale(IBAS), con l’obiettivo di promuovere il dialogo Sud-Sud, attraverso programmi di cooperazione tecnica, di assistenza nell'adozione di politiche pubbliche di sviluppo e di aiuto umanitario.

I medesimi stati, insieme a Russia e Cina, costituiscono i c.d. paesi BRICS. Tale raggruppamento è percepito dal Brasile come una sede in cui poter soddisfare le proprie ambizioni di potenza emergente, compensando la percepita sottovalutazione da parte di Stati Uniti ed Europa, nonostante i successi politici ed economici conseguiti in anni recenti.

Il coinvolgimento del Sudafrica, fortemente voluto dal Brasile, determina l’evoluzione del gruppo nel senso di una maggiore rappresentatività globale, includendo anche l’Africa. Non è da escludere che ciò risponda alla volontà di evitare lo sbilanciamento eccessivo del gruppo verso il continente asiatico oltre che fungere da contenimento della preponderanza cinese.

Per quanto riguarda i rapporti del Brasile con l’Unione Europea, principale investitore nel Paese, occorre ricordare che essi si incardinano sul piano di partenariato strategico del 2007. Esso, ha favorito il consolidamento della cooperazione in 20 settori – dalla pace, sicurezza e dai diritti umani alle questioni economiche, sociali e ambientali di pari passo con l’espansione degli scambi commerciali. Da ultimo, il 24 gennaio 2013, il 6º vertice UE-Brasile di Brasilia, ha convenuto un approfondimento del dialogo politico per affrontare in modo coordinato le questioni delle sfide alla sicurezza globale ( traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro, corruzione), i cambiamenti climatici ed i temi della green economy.

I rapporti bilaterali con l’Italia sono sostanzialmente buoni, nonostante nel corso del 2011si sia registrata una certa tensione diplomatica a causa della mancata estradizione dal Brasile dell’ex terrorista italiano Cesare Battisti.

Il quadro economico e le prospettive di sviluppo

Per quanto riguarda il versante economico e delle prospettive di sviluppo, occorre rilevare che il Brasile presenta un’economia solida e con buone prospettive di sviluppo grazie anche all’abbondante dotazione di risorse naturali.

Negli anni recenti, il Paese ha sperimentato un prolungato periodo di crescita, caratterizzato da stabilità macroeconomica e finanziaria. Tra il 2004 e il 2008 il PIL è cresciuto del 5 % medio annuo ed il  tasso di disoccupazione è diminuito di oltre quattro punti percentuali, consentendo ad oltre 30 milioni di persone di uscire dalla soglia di povertà. Nel periodo considerato, il rischio di crisi esterne si era ridotto notevolmente grazie all’accumulo di riserve valutarie internazionali dovuto al florido interscambio commerciale con l’estero. Ciò, unitamente ad un sistema bancario solido ha consentito al Brasile di risentire solo marginalmente degli effetti della crisi finanziaria globale del 2008 - 2009. Nonostante una decrescita del PIL del - 0,3%, dovuta al calo delle esportazioni e della produzione industriale, la ripresa è stata rapida in quanto il Governo è riuscito ad adottare tempestivamente le politiche anticicliche necessarie, portando ad una nuova crescita del prodotto interno lordo al livello del 2,7% nel 2011.

Nonostante il peggioramento congiunturale, il Brasile continua a rappresentare di gran lunga la prima economia del sub-continente sudamericano (il PIL brasiliano è stimato per il 2013 a 2,5034 miliardi di USD, contro 1.210 del Messico e 495 miliardi dell'Argentina).  Dopo un moderato rallentamento (la crescita del PIL reale è scesa al 1% nel 2012 dal 2,7% del 2011), si prevede una ripresa della crescita nell’ordine del 3,5 % per il 2013, assumendo un recupero degli investimenti privati e un tendenziale miglioramento della congiuntura globale. La crescita economica sarà supportata anche dall'ingente mole di investimenti attesi per far fronte ai prossimi appuntamenti sportivi internazionali, quale la coppa del mondo di calcio FIFA World Cup 2014 ed i giochi Olimpici del 2016. Più in generale, tuttavia, la crescita dipenderà dall’incremento della produttività in quanto il contributo derivante dalle dinamiche di crescita del credito e della forza lavoro si indebolirà ( L’IFM stima un peggioramento del tasso di disoccupazione dal 6% del 2012 al 7% nel periodo 2013-2017).

Rilevante è il volume dell’interscambio commerciale con i principali Paesi europei. In particolare, nell'attività di import-export con l’Italia , il nostro paese si segnala per l'esportazione di forniture di macchinari industriali per impieghi generali e speciali; viceversa le importazioni italiane sono dominate da metalli, minerali e da prodotti di colture permanenti.

Lo stato delle libertà civili, politiche e dei diritti umani

Con riferimento alle condizioni di esercizio concreto delle libertà politiche e civili, il rapporto 2013di Freedom House classifica la Repubblica Federativa del Brasile come “Stato libero” dunque in possesso dello status di “democrazia elettorale”. L’Economist intelligence uniti, nelDemocracy Index 2011, invece, segnala il Brasile quale “democrazia imperfetta”, in quanto, sebbene si svolgano libere elezioni ed i diritti civili siano pienamente rispettati, persistono criticità in materia di libertà dei media, problemi di governance, una cultura politica ancora non pienamente sviluppata e bassi livelli di partecipazione politica. Si segnala un peggioramento della libertà di stampa (Reporterssansfrontières, da 99 su 178 nel 2012 a 108 su 179 nel 2013 ); per quanto riguarda l’uso della rete internet, Freedom Housequalifica il paese come “libero”.

Rilevante è il dato sulla corruzione percepita, con il Paese che si attesta alla posizione 69 su 176.

Dal punto di vista dei diritti sociali, come si è detto, i Governi hanno adottato dei programmi di riduzione della povertà e della disuguaglianza assai efficaci. Nondimeno, la turbolenta crescita economica e i costi di tali programmi, hanno determinato profondi cambiamenti nel Paese, facendoemergere nuove sfide sociali che richiedono provvedimenti urgenti e di ampia portata. Tra essi, si segnala il problema dei  prolungati scioperi in settori vitali dell'economia, che rendono inderogabile l’adozione di una nuova disciplina in tema di diritto allo sciopero, più in linea con le più articolate esigenze di una società complessa e in piena fase di sviluppo.