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Temi dell'attività Parlamentare

Birmania - Scheda paese

L’evoluzione del quadro politico birmano ha visto, negli anni recenti, il passaggio da un atteggiamento repressivo, sanzionato dalla Comunità internazionale, del regime militare, ad una guida politica almeno formalmente civile, artefice di aperture in senso democratico. In questa evoluzione, fondata su esigenze sia di stabilizzazione interna sia di posizionamento internazionale, si inquadra anche la revoca degli arresti per Aung San Suu Kyi (13 novembre 2010) e la sua elezione al Parlamento (aprile 2012).

Il quadro istituzionale

Il Myanmar è una repubblica di tipo semipresidenziale, con uno stretto controllo da parte delle autorità militari sul governo civile.

La situazione politica e sociale del Myanmar continua a essere fortemente influenzata da un clima autoritario che affonda le sue origini in due importanti eventi storici: un primo colpo di Stato che nel 1962 instaurò un regime militare monopartitico e un secondo colpo di Stato che nel 1988 portò all’affermazione del gruppo militare noto come “Consiglio di Stato per la restaurazione della legge e della sicurezza” (SLORC). Dopo la breve parentesi delle elezioni del 1990, vinte dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Ki (costretta agli arresti domiciliari nel 1989), e poi annullate dalla giunta militare, le prime elezioni multipartitiche della storia recente del Paese hanno avuto luogo il 7 novembre 2010.

Nonostante l’esistenza di un Parlamento il processo decisionale birmano è stato fortemente influenzato, fino al 2011, dal Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo (SPDC), ex SLORC (ha cambiato nome nel 1997), un organo composto da 12 membri e saldamente controllato dai militari.

La Costituzione birmana è stata approvata con un referendum nel maggio 2008. Nel febbraio dello stesso anno il governo militare aveva annunciato che avrebbe organizzato un referendum costituzionale nel maggio 2008, cui sarebbero seguite le elezioni parlamentari nel 2010. La nuova Costituzione stabilisce che il Myanmar è uno Stato governato da un governo civile guidato da un Presidente eletto indirettamente dal popolo.

Il Presidente della Repubblica è eletto per un mandato di 5 anni, rinnovabile una sola volta, da uno speciale collegio elettorale composto dai membri del Parlamento e da personalità designate dai militari. Il Presidente nomina il governo e lo sottopone all’approvazione del Parlamento.

Il Parlamento (Pyidaungsu Hluttaw) è bicamerale ed è formato dalla Camera dei Rappresentanti e dalla Camera delle Nazionalità. La Camera dei Rappresentanti è composta da 440 membri che durano in carica 5 anni. Di questi, 330 sono eletti con sistema maggioritario uninominale a turno unico, 110 sono nominati dalle forze armate. La Camera delle Nazionalità è composta da 224 membri. Di questi, 168 sono eletti con sistema maggioritario uninominale a turno unico e i rimanenti sono nominati dalle forze armate.

La nuova Costituzione aveva formalizzato il ruolo del Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo (SPDC), un organo di cui facevano parte il Capo dello Stato e il comandante in capo delle forze militari. Il Consiglio aveva il potere, riconosciuto dalla costituzione, di controllare l’apparato militare, di dichiarare lo stato d’emergenza, di sospendere il Governo e il Parlamento, e di nominare un nuovo comandante in capo dell’esercito. Nonostante ciò, il 30 marzo 2011 il Generale Than Shwe ha firmato un decreto che ha ufficialmente dissolto il Consiglio.

La situazione politica interna

Presidente della Repubblica dal febbraio 2011 è l’ex generale ed ex Primo Ministro Thein Sein (n.1945). Il suo è il primo governo civile dopo quasi 50 anni di dittatura militare. Sein era un generale e anche molti dei suoi Ministri avevano svolto funzioni di governo all’interno della giunta militare.

L’elezione di Sein è stata immediatamente seguita dallo scioglimento del Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo (SPDC). Sein, pur essendo stato appoggiato dai vertici militari nell’ascesa alla Presidenza, è generalmente considerato un moderato e un riformista, e dall’inizio del suo mandato le liberalizzazioni in ambito politico hanno sortito alcuni risultati.

Numerosi prigionieri politici sono stati rilasciati, tra questi anche i leader storici della NLD e dei movimenti studenteschi del 1988, come Min KO Naing e Ko KO Kyi. Il Governo ha anche annunciato una tregua con il movimento insurrezionale della minoranza etnica Karen (il 6% circa della popolazione), in lotta con il potere centrale da oltre 60 anni.

Le ultime elezioni politiche sono state quelle suppletive dell’aprile 2012, precedute da quelle principali del novembre 2010. Le elezioni del 2010 sono state boicottate dalla NLD, che ha denunciato la legge elettorale come “ingiusta”. Il Primo Ministro Thein Sein, altri 22 Ministri di gabinetto e il Generale Than Shwe hanno abbandonato l’esercito pochi mesi prima delle elezioni e sono entrati a far parte del Partito dell’Unione di Solidarietà e Sviluppo (USPD). Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha dichiarato che il voto del 2010 è avvenuto in condizioni “non sufficientemente inclusive, partecipatorie e trasparenti”. Il partito USPD ha conquistato 259 dei 326 seggi contesi per Camera dei Rappresentanti e 129 dei 168 seggi contesi per la Camera delle Nazionalità.

Le elezioni suppletive del 2012 hanno avuto come protagonista la NLD, finalmente autorizzata dalle autorità a registrarsi come movimento politico. Dei 45 seggi contesi alla Camera dei Rappresentanti la NLD ne ha ottenuti 44, tra cui anche quello conquistato dalla leader Aung San Suu Ki (scarcerata nel novembre 2010) nella sua circoscrizione con l’82% dei voti. 

Questa prima apertura democratica ha avuto effetti positivi sulle relazioni internazionali del Paese. Pochi giorni dopo le elezioni suppletive i Ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno deciso di sospendere per un anno le sanzioni economiche imposte nel 2008. Gli Stati Uniti, da parte loro, avevano approvato nel 2003 il “Burmese Freedom and Democracy Act”, ponendo come condizione per la ripresa delle importazioni l’avvio di riforme politiche sostanziali e il rilascio dei prigionieri politici. Nel luglio 2012 il Governo di Washington ha ritirato parte delle sanzioni economiche, e ha ripreso le relazioni diplomatiche che erano state interrotte nel 1990. Nel novembre 2012 il Presidente Obama ha effettuato la prima visita in Birmania di un Presidente degli Stati Uniti in carica.

Secondo Freedom House (2013) il Myanmar è uno Stato “non libero”, mentre l’Economist Intelligence Unit (2011) lo classifica come “regime autoritario”. Il 30 agosto 2003 il Generale Khin Nyunt aveva annunciato una “road map to democracy” basata su sette punti, tra cui l’approvazione di una nuova costituzione. Nonostante ciò, il Myanmar continua a essere un Paese dove violazioni e abusi di potere sono all’ordine del giorno. Esistono 43 carceri destinate ai prigionieri politici e circa 50 campi di detenzione dove gli internati sono costretti ai lavori forzati.

Human Rights Watch nel suo report annuale del 2013 riporta alcuni miglioramenti nel campo dei diritti civili e politici. Il Governo di Pyinmana ha infatti rilasciato nel corso del 2012 circa 400 prigionieri politici, ha allentato la censura sui mezzi di comunicazione, e ha permesso al partito di opposizione guidato da Aung San Suu Ki, la NLD, di ottenere 44 seggi parlamentari in occasione delle elezioni suppletive dell’aprile 2012. Tuttavia, le forze governative non sono riuscite ad arginare la violenza e gli abusi che hanno come protagonista l’apparato militare.