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Temi dell'attività Parlamentare

Afghanistan - Scheda paese

Il quadro istituzionale

Dal punto di vista della forma dello Stato l’Afghanistan è una Repubblica islamica. Quanto alla forma di governo, il paese sud asiatico è una Repubblica presidenziale. 

Secondo il robusto sistema presidenziale delineato dalla Costituzione del 2004 il Presidente è Capo dello Stato e Capo del Governo.  

Nell’esercizio del potere esecutivo il Presidente è affiancato da due Vice Presidenti eletti in ticket con lui con voto diretto e sistema maggioritario a doppio turno. Qualora nessun candidato ottenga almeno il 50% dei voti al primo turno, i due candidati più votati passano al ballottaggio. La durata del mandato è di cinque anni, rinnovabile una sola volta. I membri del Governo, che nella composizione riflette tradizionalmente il mix etnico del paese (Pashtun 42%, Tajik 27%, Hazara 9% ed Uzbeki 9% sono i principali gruppi etnici afgani) vengono nominati dal Presidente ed ottengono la fiducia individuale dalla Camera bassa del Parlamento. Anche altre significative decisioni del Presidente, quali le nomine delle massime autorità dello stato, i decreti e la firma di trattati, devono essere sottoposti alla Wolesi Jirga, che ha il diritto di rigettarle. Il Presidente può rinviare le leggi al Parlamento, ma è tenuto a promulgarle se questo le riapprova con una maggioranza qualificata.

Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento bicamerale composto dalla Meshrano Jirga o House of Elders e dalla Camera bassa Wolesi Jirga(House of People). I titolari dei 102 seggi della Camera Alta sono eletti per un terzo dai 34 consigli provinciali, con mandato di quattro anni, per un terzo (34 seggi) dai consigli di distretto, con mandato triennale e per un terzo sono nominati dal Presidente, con mandato di durate quinquennale. La Wolesi Jirga conta 249 seggi i cui titolari sono eletti con sistema proporzionale e mandato quinquennale. Le disposizioni elettorali stabiliscono, a seconda della densità della popolazione, il numero dei candidati da eleggere in ciascuna delle 34 circoscrizioni; tale numero oscilla tra un massimo di 33 eletti per la circoscrizione della capitale Kabul e un minimo di due (Nimroz, Nuristan e Panjsher); dieci seggi (di cui almeno tre a donne) sono riservati ai nomadi Kuchis, popolazione pashtun della parte orientale e meridionale dell’Afghanistan.

La Costituzione riserva 68 seggi (27,3% del totale) alle donne; tuttavia, anche se una candidata riceve voti sufficienti a vincere un seggio al di fuori del sistema delle quote, il suo seggio viene computato tra i 68 riservati.

La Costituzione prevede la possibilità, per il governo, di convocare una Loya Jirga (Gran Consiglio) sulle questioni che riguardino l’indipendenza, la sovranità nazionale e l'integrità territoriale; il Consiglio, composto da parlamentari e da presidenti dei consigli provinciali e distrettuali può modificare le disposizioni della Costituzione e perseguire il Presidente.

La situazione politica interna

Dall’iniziale conteggio dei voti espressi alle elezioni presidenziali del 20 agosto 2009 era risultata la rielezione di Hamid Karzai con il 54% delle preferenze, a fronte del 28% ottenuto dal rivale Abdullah Abdullah. Le contestazioni sulla regolarità del voto ampiamente espresse sia all’interno del Paese sia dalla comunità internazionale, con accuse di brogli elettorali ad entrambi i contendenti, e il conseguente riconteggio delle schede, avevano prodotto la convocazione dei comizi elettorali per il turno di ballottaggio, calendarizzato per il 7 novembre. Il ritiro, alla vigilia delle elezioni, di Abdullah Abdullah, in polemica con l’autorità preposta alla procedure elettorali – quell’Independent Election Commission del cui presidente chiedeva le dimissioni - provocava la cancellazione del ballottaggio e la proclamazione (giuridicamente controversa) di Karzai a Presidente. Primo Vice presidente è Mohammad Qasim Fahim e secondo Vice presidente Mohammad Karim Khalili

Hamid Karzai (n. 24 dicembre 1957), di etnia pashtun, appartenente ad una famiglia fra le maggiori sostenitrici dell’ultimo re dell’Afghanistan, Zahir Shah,  e parte dell'influente clan Popalzay, era stato designato alla Conferenza di Bonn (dicembre 2001) capo dell’Amministrazione transitoria afgana e, dal giugno 2002, Presidente ad interim. Nello stesso anno è sopravvissuto ad un attentato, due mesi dopo l’omicidio di uno dei vicepresidenti. Vincitore (55,4%) delle prime elezioni presidenziali celebrate nel paese (9 ottobre 2004) è stato proclamato per la prima volta Presidente il 7 dicembre dello stesso anno. Fautore di un modello governativo che tiene in ampia considerazione la rappresentanza tribale, con un approccio teso alla riduzione della violenza tra i warlords delle varie tribù, ha goduto sin dall’inizio del suo mandato dell’appoggio della maggioranza dei principali leader tribali, ma l’insufficiente potenza militare lo ha indotto a mantenere alleanze con le fazioni armate regionali.

Dopo la controversa vittoria elettorale del 2009 Karzai si è trovato a fronteggiare l’ostilità della Camera bassa, che ha più volte negato la fiducia individuale ai membri del Governo indicati dal Presidente, mentre la comunità internazionale lo ha ripetutamente posto sotto pressione a causa del persistente sistema di corruzione presente nel paese (si vedano, infra, i relativi indicatori).

Alle elezioni parlamentari del 18 settembre 2010, anche questa volta afflitte da brogli che ne hanno minacciato la validità nonché da problemi connessi alle condizioni di sicurezza del paese, ha fatto seguito una lunga querelle sulla validità dei voti e quindi sull’identificazione degli eletti, che ha determinato il differimento della sessione di apertura del Parlamento alla fine di gennaio 2011, peraltro in un quadro di contenziosi non del tutto risolti. L’influenza politica della maggioranza pashtun filo presidenziale è comunque uscita ridimensionata dal voto.

Va rammentato che il sistema elettorale afgano non si avvale dei registri elettorali che permettano di identificare con certezza i votanti e di evitare il voto multiplo. Tale carenza è connessa al più generale problema dell’anagrafe dei cittadini, di difficile gestione sia a causa della precarietà della situazione di sicurezza, sia della presenza di popolazione nomade e di un’ampia diaspora all’estero; ma sono in particolare ostacoli di natura etnico-politica ad opporsi al censimento, dai cui esiti potrebbe evidenziarsi il ridimensionamento della consistenza numerica  delle due principali componenti etniche del paese, pashtun e tagika, con conseguenti modifiche negli assetti di potere.

L’attuale agenda politica afgana si incentra sul ritiro delle forze della coalizione internazionale e sul passaggio alle forze nazionali delle responsabilità della sicurezza del paese. A tale proposito, nell’incontro tra il Presidente USA e l’omologo afgano in occasione del vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi membri della NATO (Chicago, 20-21 maggio 2012) Barak Obama, il quale a dispetto di talune previsioni che ipotizzavano un’accelerazione ha confermato la tempistica del ritiro stabilita al vertice di Lisbona (novembre 2010), ha affermato che "il mondo sostiene la strategia di transizione della Nato per mettere fine alla guerra entro il 2014" anche se non ha nascosto che “resta ancora molto lavoro da fare". Karzai, per parte sua, ha dichiarato che "l'Afghanistan non vuole più essere un peso per gli Stati Uniti e la comunità internazionale", ribadendo altresì l'impegno del suo paese per raggiungere l'autosufficienza nei tempi concordati a Lisbona con il passaggio, entro la fine del 2014, della responsabilità della sicurezza in mani afgane. La tabella di marcia prevede che le forze afghane vengano messe in grado di essere operative già a partire dalla metà del 2013, con le truppe dell'Alleanza atlantica che cesseranno di combattere e resteranno sul territorio con funzione prevalentemente di supporto. "Continueremo a formare e ad equipaggiare le forze afghane fino a tutto il 2013", ha detto il generale John Allen, capo dell'Isaf, confermando che il ritiro completo delle truppe avverrà nel 2014.