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La missione ISAF in Afghanistan

La missione ISAF della NATO in Afghanistan svolge attività di supporto al Governo afghano nel mantenimento della sicurezza, sia attraverso la conduzione di operazioni militari secondo il mandato ricevuto, sia attraverso il contributo ad azioni umanitarie e di ricostruzione. Il contingente italiano è schierato nella regione di Herat, con 3.100 unità. Durante la missione ISAF hanno perso la vita 52 componenti del contingente italiano, di cui 31 in seguito ad attentati o conflitti armati.

La missione ISAF (International Security Assistance Force) è stata costituita a seguito della risoluzione ONU n. 1386 del 20 dicembre 2001. Inizialmente l'attività della missione era limitata al mantenimento, nell'area di Kabul, di un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità provvisoria afghana e del personale ONU presente nel Paese. Successivamente la risoluzione ONU n. 1510 del 2003, ha autorizzato l'espansione delle attività della missione anche al di fuori dell'area di Kabul. Attualmente ISAF ha il compito di condurre operazioni militari in Afghanistan secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le Forze di Sicurezza afgane ed in coordinamento con le Forze della Coalizione, al fine di assistere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, estendere il controllo del governo su tutto il Paese ed assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione dello stesso nell'ambito dell'implementazione degli accordi di Bonn e di altri rilevanti accordi internazionali. La missione collabora con l’Assistance Mission dell’ONU (UNAMA). (vedi Afghanistan ).

Dall'11 agosto 2003, ISAF è guidata dalla NATO ed è la prima missione militare extraeuropea dell'Alleanza Atlantica dopo che il vertice di Praga del novembre 2002 ha stabilito, nell’ambito di un approccio globale per la difesa contro il terrorismo, che le forze dell’Alleanza possano intervenire anche fuori dall’area dei Paesi membri qualora i suoi interessi lo richiedano.

 ISAF comprende 101.152 militari appartenenti a contingenti di 50 Paesi. Il contributo maggiore è fornito dagli Stati Uniti (68.000 unità), seguiti dal Regno Unito (9.500), dalla Germania (4.318), dall’Italia (3.100), dalla Polonia (1.770 unità), dalla Spagna (1.606), dalla Georgia (1.561), dalla Romania (1.549 unità), dall'Australia (1.094) e dalla Turchia (998) [1]. Comandante della missione dal 10 febbraio 2013 è il generale USA Joseph Dunford. Alla stabilità del Paese contribuiscono inoltre circa 185.000 soldati dell’Esercito nazionale afgano (Fonte NATO – 6 gennaio 2012).

Nel Vertice NATO di Lisbona del 19 e 20 novembre 2010, si è deciso  il ritiro delle truppe entro il 2014, quando le forze afghane avranno verosimilmente assunto il totale controllo della sicurezza sul territorio. Tuttavia, il processo di transizione avverrà gradualmente sulla base delle reali condizioni del paese, che non verrà abbandonato a se stesso; è previsto, infatti, che parte delle truppe restino anche dopo la data limite fissata.

A tale proposito il generale Allen, in una lettera inviata al personale militare e civile in occasione dell'assunzione del comando della missione ISAF, ha indicato quali condizioni essenziali per il completamento del processo di transazione nel 2014 la piena cooperazione e il coordinamento con i partner afghani, sia governo sia forze di sicurezza.

Lo svolgimento della missione ISAF è articolato in cinque fasi:

  • la prima fase ha riguardato l’attività di analisi e preparazione;
  • la seconda fase ha avuto l’obiettivo di realizzare l’espansione sull’intero territorio afgano, in 4 distinti stages che hanno riguardato in senso antiorario le aree Nord, Ovest, Sud ed Est;
  • la terza fase è volta a realizzare la stabilizzazione del Paese;
  • la quarta fase riguarda il periodo di transizione;
  • la quinta fase prevede il rischieramento dei contingenti.

La missione ISAF si trova attualmente nella sua quarta fase,  quella di transizione.

L’Italia, che partecipa alla missione dal gennaio 2002, è stata inizialmente impegnata a Kabul. Dal giugno 2005 ha assunto il comando della regione di Herat (a ovest del Paese), che comprende le province di Badghis, Ghowr e Farah, oltre a quella omonima di Herat. Il contingente italiano è costituito da personale delle Forze armate, della Marina Militare, dell'Aeronautica Militare, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza.

La componente aerea del contingente è stata rafforzata dal 2007 ed ha in dotazione velivoli AMX, per assicurare al contingente nazionale un maggior livello di sicurezza e protezione, velivoli senza pilota Predator, da ricognizione e sorveglianza, elicotteri A129 Mangusta, per il supporto aereo.

La partecipazione italiana ad ISAF è stata da ultimo prorogata al 30 settembre 2013 dal decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, recante “Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione”, convertito con modificazioni, dalla legge 1 febbraio 2013, n. 12.

L'Assemblea della Camera dei deputati ha approvato, il 15 febbraio 2011, le mozioni 1-00561 (Cicu e altri), 1-00562 (Tempestini e altri), 1-00563 (Porfidia e altri) e 1-00564 (Vernetti, Adornato, Della Vedova e altri), relative alla definizione di un piano per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan.

Durante la missione ISAF hanno perso la vita cinquantadue componenti del contingente italiano, di cui 31 in seguito ad attentati o conflitti armati. Da ultimo, il 25 ottobre 2012, ha perso la vita l’alpino Tiziano Chierotti e sono rimasti feriti altri tre militari italiani, a seguito di uno scontro armato avvenuto nella provincia di Farah. In precedenza, lo scorso 25 giugno del medesimo anno ha perso la vita il carabiniere scelto Manuele Braj, a seguito di una esplosione che ha interessato una garitta di osservazione presso il campo addestrativo della polizia afgana in Adraskan.


  • [1] il 20 gennaio 2012, a seguito dell’uccisione di quattro soldati francesi, sono state sospese temporaneamente tutte le operazioni militari della Francia