Il 14 marzo 1978, dopo un nuovo attacco in territorio israeliano ad opera di un commando palestinese, le forze armate di Israele hanno invaso il Libano, occupandone la parte meridionale dove si trovavano le postazioni da cui partivano gli attacchi. Il successivo 19 marzo, il Consiglio di sicurezza dell’ONU, in seguito alle proteste del Governo libanese, ha approvato le risoluzioni 425 e 426, con le quali ha invitato Israele alla cessazione delle azioni militari ed al ritiro delle truppe ed ha deliberato contemporaneamente l’immediata costituzione di una forza di interposizione nel Libano meridionale, al confine con Israele.
È, stata, così, costituita la missione UNIFIL (United Nations Interim Force In Lebanon) con il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane, di ristabilire la pace e la sicurezza internazionale, nonché di assistere il Governo del Libano a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona.
La partecipazione italiana alla missione è iniziata nel luglio 1979, con uno squadrone di elicotteri dell’Esercito, dotato di 4 velivoli e costituito da circa 50 militari, con compiti di ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto sanitario e collegamento. Tale squadrone, dislocato presso Naquora, continua tuttora la sua attività di volo.
Dopo la nuova invasione israeliana del Libano, nel giugno 1982, che giunse quasi fino a Beirut, le attività di UNIFIL sono rimaste relegate dietro le linee israeliane, limitandosi a fornire protezione e assistenza umanitaria alla popolazione locale. Nel 1985, Israele ha proceduto ad un parziale ritiro, mantenendo, con la collaborazione dei miliziani dell’Esercito del Libano del Sud, il controllo del Libano meridionale.
Nei quindici anni successivi sono proseguite le ostilità tra Israele e le forze ausiliarie, da un lato, e le milizie sciite filosiriane di Hezbollah, dall’altro lato, mentre UNIFIL ha continuato a svolgere, anche se parzialmente, il proprio compito, adoperandosi per limitare il conflitto e per proteggere la popolazione dell’area. Il mandato della missione è rimasto infatti invariato, attraverso i rinnovi semestrali decisi dal Consiglio di sicurezza ONU.
A seguito del ritiro totale delle truppe israeliane, avvenuto tra maggio e giugno del 2000, UNIFIL ha svolto un importante ruolo nella fase di transizione, per il pattugliamento (insieme alle forze armate libanesi) e lo sminamento dell’area liberata, per la definizione della linea di confine (linea blu) e per l’assistenza ai libanesi che avevano fatto parte delle milizie filoisraeliane.
A partire dal 2000 la missione ha operato avvalendosi anche dell’assistenza degli osservatori militari della missione UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization), istituita nel maggio 1948 per assistere il Mediatore delle Nazioni Unite e la Commissione per la tregua nella supervisione della tregua in Palestina.
Al termine di questa fase la consistenza del contingente impegnato era ridotta a circa 2.000 unità (giugno 2006).
A seguito di una offensiva missilistica di Hezbollah in territorio israeliano e dell’uccisione di alcuni soldati israeliani e la cattura di altri, nel luglio 2006, si è aperta una nuova fase del conflitto, durata 34 giorni, durante la quale Israele ha lanciato un’offensiva in territorio libanese ed ha imposto il blocco aeronavale sul Paese, mentre Hezbollah ha risposto con una intensa attività di guerriglia e con il lancio di razzi che hanno raggiunto anche città ritenute sicure come Nazareth, Haifa e Tiberiade. Le forze militari libanesi non sono intervenute nel conflitto.
In data 11 agosto 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, all’unanimità, la risoluzione n. 1701, che, tra l’altro, ha invitato alla completa cessazione delle ostilità (sia di ogni attacco da parte di Hezbollah sia di tutte le operazioni militari offensive da parte di Israele) ed ha previsto, a tregua avvenuta, il dispiegamento congiunto delle forze libanesi e di UNIFIL (il cui contingente è stato incrementato fino a un massimo di 15.000 unità) nel Libano meridionale, nonché il contestuale ritiro di Israele dalla regione. Il nuovo dispiegamento di UNIFIL, cui hanno contribuito in modo consistente e determinante l’Italia e la Francia, è stato avviato dopo il cessate il fuoco iniziato il 14 agosto. Nella guerra sono morti più di 1.100 libanesi, mentre oltre un milione sono stati costretti a lasciare le loro case. Sono stati danneggiati 150 ponti, 60.000 unità abitative, di cui almeno 15.000 completamente rase al suolo.
La risoluzione ha ridefinito i compiti di UNIFIL ed ha previsto la costruzione di una fascia di sicurezza a sud del fiume Litani, nella quale la missione, insieme all’esercito libanese, esercita una azione "cuscinetto" per prevenire la ripresa delle ostilità. La risoluzione impegna il Governo libanese “a sorvegliare i propri confini in modo da impedire l’ingresso illegale in Libano di armamenti e materiali connessi”, e tutti gli Stati ad adoperarsi affinché armamenti, materiali bellici e assistenza tecnico-militare siano forniti “solo su autorizzazione del Governo libanese o dell’UNIFIL”.
Tra i nuovi compiti di UNIFIL vi sono anche quelli di monitorare l’effettiva cessazione delle ostilità, di “mettere in atto i provvedimenti che impongono il disarmo dei gruppi armati in Libano”, nonché di prestare la propria assistenza per contribuire ad assicurare l’accesso umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle persone sfollate. UNIFIL è inoltre autorizzata a resistere a tentativi volti ad impedire ad essa con la forza l’esecuzione dei suoi compiti, e a proteggere il personale, i locali, le installazioni e il materiale delle Nazioni Unite, nonché gli operatori umanitari e i civili “esposti a una minaccia imminente di violenza fisica”.
Dal 2 febbraio 2007, il Generale di divisione Claudio Graziano ha assunto il comando della missione, sostituendo anticipatamente il responsabile francese.
Per quanto riguarda le regole di ingaggio, il Ministro della difesa Ignazio La Russa, in data 11 giugno 2008, dopo aver ricordato che l'obiettivo della missione UNIFIL è ''quello di assistere il governo libanese ad esercitare la sua sovranità nel Paese e di sostenere le forze armate libanesi nel garantire la sicurezza in una specifica area'', – ha, altresì, dichiarato che al momento “non occorre modificare regole di ingaggio; in verità, non credo che occorra modificare alcunché, prima di tutto perché non tocca a noi fare modifiche, in secondo luogo perché nella zona del nostro contingente il pericolo è lo stesso dei mesi precedenti e infine perché a parlare troppo di modifica di regole d'ingaggio si crea una tensione che non è affatto utile”.
Attualmente le attività operative di UNIFIL consistono: nell’osservazione dei posti fissi; nella condotta di pattuglie diurne e notturne e nella realizzazione di check-points; nel collegamento con le forze armate libanesi; nel pattugliamento marittimo. La struttura delle forze UNIFIL prevede anche una componente navale, la Maritime Task Force 448 - UNIFIL (TF 448), attualmente multinazionale a guida EUROMARFOR (European Maritime Force) e alla quale al momento prende parte il pattugliatore d’altura italiano “Comandante Foscari”. L’impiego della TF448 nelle acque prospicienti le coste libanesi, è finalizzato ad impedire il traffico di armi illegali dal mare verso il Libano e a far rispettare le risoluzioni ONU 1701 e 1773. Dal 29 febbraio e fino al 1° settembre 2008, il Gruppo Navale di EUROMARFOR assumeva, sotto il Comando del Contrammiraglio Ruggiero di Biase, la guida della Maritime Task Force (MTF) di UNIFIL.
La sede del Comando della missione UNIFIL, guidata come accennato dal Generale Claudio Graziano è a Naqoura. Nella medesima località il Colonnello Gerardo Restaino è al comando della Componente Nazionale nel cui ambito opera una compagnia di Force Protection e una componente dell’Aviazione dell’Esercito, costituita da elicotteri AB-212 e AB-412 e con compiti d’evacuazione sanitaria, ricognizione, ricerca e soccorso e collegamento tra UNIFIL HQ e le unità operative dipendenti.
Il quartier generale del contingente italiano è presso la base militare di Tibnin (30 chilometri a est di Tiro), dove ha sede anche il Comando del Settore Ovest di UNIFIL. A Tibnin il 2 maggio 2009 è avvenuto l’avvicendamento tra la Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” e la subentrante Brigata corazzata Ariete, già impiegata in ambito UNIFIL dal 10 ottobre 2007 al 28 maggio 2008. Il comando del Settore Ovest di UNIFIL e del contingente nazionale è quindi passato al Generale Carmelo Di Cicco. Alle sue dipendenze operano due Battle Group di manovra, un gruppo di supporto di aderenza che garantisce il sostegno logistico al contingente, e unità specialistiche (genio, trasmissioni, CIMIC, NBC, EOD), assetti dell’aviazione dell’Esercito, Forze Speciali ed una componente di Polizia Militare dell’Arma dei Carabinieri. Le unità di manovra e i supporti sono suddivisi tra le basi di Ma’ Araka, Al Mansuri, Zibqin, Bayyadah, Hariss e Shaama. Nell’ambito del contingente nazionale operano unità di Francia, Ghana, Corea del Sud, Slovenia e Malesia.
Il contingente della missione UNIFIL è attualmente composto da 12.261 unità; il maggiore contributo è fornito dall’Italia (2.694), dalla Francia (1.440), dall’Indonesia (1.146), dalla Spagna (1.050), dal Ghana, dall’India e dal Nepal (con circa 900 unità per ciascun Paese). Il mandato dell’UNIFIL è stato prorogato, da ultimo, al 31 agosto 2009 dalla risoluzione 1832 (2008) del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Nel corso dei 30 anni di attività sono rimasti uccisi 268 militari della missione, di cui 4 italiani deceduti nel 1997 a causa di un incidente elicotteristico.
In passato sono sorte talune polemiche circa la realizzazione dell’obiettivo di effettuare i controlli sugli armamenti illegalmente detenuti. A questo proposito, la stampa israeliana aveva riferito la notizia di un incidente, accaduto il 30 marzo 2008, ad una pattuglia italiana di UNIFIL, che aveva intercettato un autocarro carico di munizioni scortato da guerriglieri Hezbollah, i quali ne avevano impedito con le armi la perquisizione, costringendo i caschi blu a ritornare alla loro base. L’incidente, definito peraltro una “seria violazione della risoluzione 1701” in un rapporto del segretario generale dell' ONU trasmesso al Consiglio di Sicurezza, è stato confermato dalla portavoce di UNIFIL e dal generale Graziano pur senza fare riferimento esplicito ad Hezbollah. Il Generale Graziano, dopo aver sottolineato che UNIFIL aveva scoperto, da settembre 2006, centinaia di depositi di armi di Hezbollah, in un’intervista rilasciata all'Orient Le Jour, aveva evidenziato i risultati ottenuti dai "circa 400 pattugliamenti quotidiani" e respinto le accuse di indulgenza nei confronti delle milizie mosse dal governo israeliano. Il problema, aveva aggiunto, è che “tra i compiti dell'UNIFIL non vi è quello di disarmare i miliziani ma solo di denunciare le scoperte di armi all'esercito libanese”.
La questione della presenza di armi di Hezbollah nell'area a sud del fiume Litani, che segna il confine settentrionale della zona di operazioni della missione, era già stata toccata dal Generale Graziano il 23 dicembre 2007. In quell’occasione, nel delineare in dichiarazioni rilasciate all’agenzia ANSA le prospettive future per UNIFIL, tracciando anche un positivo bilancio dei primi due anni di incarico alla guida della missione (“a parte qualche difficoltà – ha dichiarato Graziano - abbiamo assolto in modo completo il mandato indicato nella risoluzione Onu n.1701; manteniamo la cessazione di ostilità e con l'esercito libanese assicuriamo stabilità e sicurezza''), il Generale Graziano aveva altresì affermato che ''negli ultimi mesi non abbiamo avuto prove di traffici di armi, ma questo non vuol dire che essi non ci siano”. Il Generale aveva inoltre precisato che il mandato della missione non consente di ispezionare le abitazioni private in assenza di prove di un'eventuale violazione. Infine, a proposito delle ricorrenti minacce contro la missione da parte di sedicenti gruppi estremisti islamici, il generale Graziano aveva sottolineato l’accurato lavoro di intelligence condotto anche insieme all'esercito libanese.
Lo scorso 9 gennaio 2009 una pattuglia di UNIFIL ha scoperto due depositi di vecchie armi (circa 34 razzi Grand-P e alcune scatole di munizioni) in due bunker, all’apparenza abbandonati dalla guerra del 2006, situati tra le colline di Kafer Chouba e Kafer Hammam, nel settore orientale dell’aera operativa della missione nel sud del Libano. In tale occasione, come riportato in un comunicato stampa di UNIFIL, il Generale Graziano ha sottolineato che ''i recenti sviluppi ci hanno indotto a rafforzare la nostra presenza congiunta (con l'esercito libanese) sul campo ed è stato nel corso dell'intensificazione dei pattugliamenti che i due nascondigli sono stati ritrovati''. Il giorno precedente il ritrovamento dei due depositi alcuni razzi erano stati sparati dal Sud del Libano verso Israele, dove avevano causato il ferimento leggero di almeno tre persone. Intervenendo ad una trasmissione televisiva, il Ministro degli esteri Franco Frattini, come riportato dall’agenzia Ansa, dopo aver precisato che i razzi rinvenuti non sono di Hezbollah ma ''di formazioni estremiste palestinesi'', ha affermato che le truppe italiane dislocate in Libano nell'ambito della missione UNIFIL sono da quel momento ''in massima vigilanza'' ed hanno moltiplicato i pattugliamenti “per trovare eventuali basi missilistiche di questi estremisti”. L’intensificazione delle attività di pattugliamento di UNIFIL in cooperazione con l’esercito libanese era stata decisa - come riportato dalle agenzie di stampa - dopo che il 25 dicembre i militari di Beirut avevano trovato, nell’area di operazioni, otto razzi di media e corta gittata puntati verso lo stato ebraico.
Dopo un ulteriore lancio di razzi contro Israele dal Sud del Libano il 14 gennaio 2009, caduti sulla zona di Khiriat Shmona senza causare vittime o danni, le indagini svolte da UNIFIL con le forze armate libanesi (LAF) hanno consentito di individuare diversi siti di lancio. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, in visita al contingente italiano in Libano in quegli stessi giorni (13 gennaio) ha sottolineato che il livello di attenzione dei militari italiani è sempre alto, ma nonostante la situazione di tensione determinatasi a seguito dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ''la situazione appare sotto controllo'' e non viene rilevato ''un accrescimento di pericolo rispetto al passato''. Il Ministro ha inoltre rilevato che l’avere appreso “la ferma volontà di tutto il governo di Beirut, quindi anche della componente Hezbollah, di impedire che partano razzi da questa parte, ci rassicura. I nostri soldati daranno il massimo contributo all'esercito libanese: abbiamo dato indicazioni che il loro intervento si spinga al massimo consentito dalle regole d'ingaggio''.
Il 21 febbraio i caschi blu di UNIFIL hanno individuato il campo dal quale sarebbero partiti i razzi - uno dei quali ha raggiunto il territorio di Israele e causato il ferimento di due persone – sparati dal sud del Libano la mattina di quello stesso giorno.
Si segnala, infine, che, come riportato da agenzie di stampa, la proposta di dare vita a truppe congiunte italo-francesi che operino nell'ambito della missione internazionale in Libano, avanzata dal presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso della sua visita a Roma il 24 febbraio, è stata accolta con favore da parte italiana.
Istituita nel maggio 1948 per assistere il Mediatore delle Nazioni Unite e la Commissione per la tregua nella supervisione della tregua in Palestina, l’UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization) ha portato a termine vari compiti autorizzati dal Consiglio di Sicurezza, tra cui la supervisione dell’armistizio del 1949 e l’osservazione del cessate-il-fuoco nell’area del Canale di Suez e delle alture del Golan dopo la guerra araba-israeliana del giugno 1967. Attualmente l’UNTSO assiste e coopera con l’UNDOF (United Nations Disengagement Observer Force) nelle alture del Golan e con l’UNIFIL in Libano. L’UNTSO è presente anche nel settore egizio-israeliano del Sinai, e ha uffici a Beirut e a Damasco.
La missione è costituita da 151 osservatori militari supportati da 95 unità di personale civile internazionale e da 133 unità di staff civile locale.
L'Italia, il cui contingente è costituito da otto unità, partecipa alla missione dal 1958. Gli osservatori italiani sono normalmente distribuiti negli Out Stations del Libano, Israele e Siria. A seguito della crisi del 2006 tra Libano ed Israele, tutto il personale di UNTSO è stato ritirato dalle 4 Patrol Bases e, in particolare il personale italiano è tutto concentrato presso Naqoura.
Nel 1973 uno degli osservatori italiani nella zona di Suez ha perso la vita a causa di una mina. Il 23 luglio 2006 è stato ferito da un colpo di granata il capitano Roberto Punzo.
Fonti: AdnKronos; Agi; Ansa; Apcom; Asca; Il Velino; www.jeuneafrique.com