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Libia: l'impegno delle Forze armate italiane

Dal 18 marzo 2011, nell'ambito delle operazioni militari autorizzate dalla risoluzione ONU 1973, l'Italia ha messo a disposizione, prima della coalizione di alleati impegnati nell'operazione "Odissey Dawn" e poi della NATO per l'operazione "Unified Protector", alcuni assetti aerei e navali. L'operazione Unified Protector, protrattasi per circa sette mesi, ha avuto termine, in aderenza a quanto sancito dal Consiglio Atlantico, alle 23.59 del 31 ottobre 2011.

A seguito dell'aggravarsi della crisi in Libia (vedi Crisi politica in Libia e negli altri paesi del Nordafrica e del Medio Oriente ) e dell'approvazione, da parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU, il 17 marzo 2011, della risoluzione n. 1973, è stata avviata, da una coalizione di Stati, l’operazione Odyssey Dawn per il rispetto di una no fly zone in territorio libico, l'embargo del traffico d'armi e la protezione dei civili.

Il 28 marzo, la coalizione dei volenterosi impegnata nella Operazione Odissey Down viene inquadrata sotto il Comando NATO e prende la denominazione di Unified Protector. Il comando della operazione passa al Generale Canadese Charles Bouchard che dal JFC (Joint Force Command) di base a Napoli controlla le operazioni navali ed aeree.

L’operazione “Unified Protector”, protrattasi per circa sette mesi, ha avuto termine, in aderenza a quanto sancito dal Consiglio Atlantico, alle 23.59 del 31 ottobre 2011 Cronologia dell'impegno italiano nella crisi libica - 21 febbraio-21 ottobre 2011 .

L’Aeronautica Militare italiana ha fornito il proprio contributo a entrambe le operazioni. E’ stato rafforzato il sistema di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nazionale che già normalmente l’Aeronautica Militare assicura in maniera continuativa attraverso un sistema integrato di radar e velivoli intercettori. Tale dispositivo è stato potenziato con un maggior numero di velivoli in prontezza operativa.

L’Italia ha, inoltre, reso immediatamente disponibili (dal 20 marzo 2011) sette basi aeree: Amendola, Gioia Del Colle, Sigonella, Aviano, Trapani-Birgi, Decimomannu e Pantelleria.

Sono stati, altresì, messi a disposizione della coalizione dei volenterosi, per l'attuazione della No Fly Zone  nell'ambito dell'operazione Odyssey Dawn, i seguenti assetti aeronavali: 

  • 4 velivoli Tornado ECR (Electronic Combat Reconnaissance) capaci di svolgere missioni di soppressione delle difese aeree nemiche sul terreno (in gergo tecnico dette SEAD - Suppression of Enemy Air Defense) mediante l’impiego di missili aria-superficie AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile); al riguardo, si ricorda, che le missioni SEAD, di “accecamento” dei siti radar libici, condotte dai velivoli Tornado ECR dell'Aeronautica militare italiana, rientrano nella tipologia di missione che hanno come obiettivo quello di rendere inefficaci le installazioni di difesa aerea nemica. Il positivo esito di una missione SEAD può essere di fatto conseguito anche in funzione di deterrenza, quando nell'ambito di un'operazione aerea complessa non viene rilevata la necessità di utilizzare l'armamento in dotazione al velivolo in quanto i sistemi radar presenti sul territorio ostile vengono appositamente spenti per non essere localizzati e poi colpiti. I caccia Tornado ECR sono infatti in grado di rilevare le radiazioni emesse dai radar della contraerea e pertanto la loro missione può considerarsi conclusa positivamente anche senza sparare quando, a causa del loro sorvolo, le forze libiche sono state costrette a spegnere i siti radar per evitarne l’individuazione e l’attacco.
  • 4 caccia F-16, che potendo essere impiegati per garantire la difesa degli altri velivoli contro eventuali aerei ostili consentono il mantenimento di  una superiorità aerea atta a portare a termine la missione assegnata. 

A supporto delle operazioni svolte dagli otto aerei sono stati utilizzati anche 2 velivoli Tornado IDS “tanker”, con compiti di rifornimento in volo.

L’Aeronautica Militare ha inoltre assicurato il supporto tecnico e logistico nelle basi aeree che l’Italia ha messo a disposizione della coalizione. Infatti, sia per gli aerei italiani sia per quelli di altri Paesi che sono stati rischierati sul nostro territorio, è stato necessario fornire una serie di servizi e attività, che includono l’assistenza tecnica, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, il servizio meteorologico, il servizio antincendio e l’assistenza sanitaria, oltre ovviamente all’alloggiamento del personale.

La Marina Militare ha mobilitato, nell’ambito dell’operazione Odyssey Dawn (dal 20 al 26 marzo) la portaerei Garibaldi (con a bordo i caccia AV8 Harrier), il cacciatorpediniere Andrea Doria, con compiti di difesa aerea, e due unità attualmente inserite nella SNMG1, la forza marittima della NATO: la fregata Euro e il rifornitore Etna. 

Per quanto riguarda, poi, l’impegno italiano nella successiva operazione Unified Protectordella NATO, secondo quanto riferito dal Ministro di Paola lo scorso 14 dicembre nel corso alla cerimonia di saluto al personale militare italiano che ha partecipato alla citata Operazione Nato, “l'Aeronautica militare ha compiuto 1182 missioni in Libia; 1900 le sortite; 7300 le ore di volo; 48 gli aeromobili impiegati, con una media di 12 velivoli impegnati ogni giorno e sette basi aeree mobilitate. La Marina militare, con l'utilizzo di 30 elicotteri, ha compiuto complessivamente 1921 ore di volo. Quattordici le navi impegnate, 2 i sommergibili e 30 elicotteri”.

In precedenza, il 31 ottobre 2011, l’Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri, Comandante del Quartiere alleato marittimo di Napoli e a capo dell'embargo marittimo Nato nei confronti della Libia, nel tracciare un bilancio estremamente positivo della missione aveva rammentato che ad essa “hanno partecipato 49 navi militari battenti bandiera di 12 diverse Nazioni dell’Alleanza Atlantica”. L’Ammiraglio Vieri aveva, altresì, sottolineato, “l’alta capacità professionale del personale impiegato nella NATO: 2500-3000 persone ogni giorno in mare, che hanno compiuto 3.100 “interrogazioni”, 300 abbordaggi e negato l’accesso a porti libici a 11 navi sospette”.

Il comando del Task Group per le Operazioni navali è stato affidato dapprima al contrammiraglio Gualtiero Mattesi - già comandante del Gruppo Navale Nato 1 (SNMG1) - imbarcato su nave Etna fino al 31 maggio 2011, e successivamente all'ammiraglio di divisione Filippo Maria Foffi imbarcato sulla portaerei Garibaldi fino al 26 luglio 2011 e sulla nave anfibia San Giusto dal 27 luglio del medesimo anno fino al termine missione.