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Temi dell'attività Parlamentare

L'indagine conoscitiva sui nuovi indirizzi delle politiche di cooperazione allo sviluppo e il ruolo dei parlamenti

Il 29 maggio 2012,  la Commissione esteri ha deliberato lo svolgimento di una indagine conoscitiva che, sulla base di un preciso programma si prefiggeva di approfondire il ruolo istituzionale dei Parlamenti nelle politiche di cooperazione, alla luce del documento finale approvato nel Vertice di Busan (29 novembre – 1° dicembre 2011).

Audizione della Presidente dell'AWEPA, Miet Smet

Il 29 maggio 2012 la Commissione Affari esteri e comunitari ha audito, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui nuovi indirizzi internazionali delle politiche di cooperazione allo sviluppo e il ruolo dei parlamenti, la Presidente dell’ AWEPA (Associazione dei parlamentari europei per l’Africa), Miet Smet.

Nella parte introduttiva del suo intervento, la signora Smet ha illustrato le caratteristiche organizzative e funzionali dell’organismo che presiede. L’AWEPA, fondata nel 1984, si è da sempre occupata della democratizzazione e del miglioramento delle condizioni sociali del continente africano, operando in stretto contatto con le istituzioni parlamentari locali. La strategia seguita da questa organizzazione è quella della democratizzazione per via parlamentare, che consiste nello stringere contatti con i membri delle varie assemblee parlamentari e formarli su temi delicati e nevralgici come la lettura dei bilanci o il processo di redazione delle leggi. In termini pratici, l’AWEPA si è spesso fatta carico delle spese di queste iniziative di formazione.

Ha poi sottolineato come la capacità operativa dell’AWEPA sia strettamente legata alla concessione di fondi da parte dei governi dei vari paesi. Le sezioni locali di quest’organizzazione, presenti in numerosi paesi occidentali, svolgono anche funzione di lobbying presso i governi dei rispettivi paesi per ottenere i fondi necessari a portare avanti i programmi d’intervento. Tali sezioni sono spesso formate da membri del Parlamento nazionale.

L’importo annuale di finanziamenti di cui beneficia l’AWEPA si attesta tra gli 8 e i 10 milioni di euro.

L’AWEPA lavora, oltre che con le assemblee parlamentari locali, anche con quelle di tipo regionale: la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC), la Comunità dell’Africa orientale (EAC), l’unica a godere di una competenza legislativa. Al di sopra di tutti c’è il Parlamento pan-africano, che svolge un ruolo semplicemente consultivo.

La signora Smet ha riferito che attualmente la sua organizzazione sta lavorando con 28 Parlamenti africani, segnalando al contempo le crescenti difficoltà nello svolgimento delle attività di sostegno allo sviluppo, a causa della progressiva diminuzione dei finanziamenti che provengono dai Paesi occidentali.

Secondo le sue stime, solo in Inghilterra il bilancio a favore dello sviluppo è cresciuto, anche se questo paese non figura nell’elenco dei principali finanziatori dell’AWEPA. I Paesi che maggiormente contribuiscono al bilancio dell’organizzazione sono la Svezia, il Belgio, i Paesi Bassi, l’Irlanda, la Svizzera, la Norvegia, la Finlandia, l’Austria e la Spagna (oltre che la Commissione europea).

Una parte dei finanziamenti che l’associazione riceve sono destinati alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. I principali paesi finanziatori sono in questo caso la Svezia e l’Irlanda.

In relazione agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, l’AWEPA lavora soprattutto sull’aspetto della sostenibilità ambientale e della migliore gestione delle risorse nel continente africano.

Proprio la questione delle materie prime presenti in Africa è stato il tema centrale del seminario, organizzato dall’AWEPA, che si è svolto lo scorso 28 settembre presso la Camera dei deputati. In particolare si è discusso di quattro punti: la mappatura delle risorse minerarie e petrolifere, la gestione di tali risorse (chi controlla che cosa), la capacità dell’Africa di trarre e trattenere ricchezza dal loro sfruttamento e infine il ruolo dei parlamenti africani legato alla loro gestione.

Riguardo la diminuzione del budget a disposizione, la signora Smet ha poi messo in luce come attualmente ci si debba focalizzare su un aiuto più efficace e più efficiente, attraverso un doppio controllo dei fondi erogati, da parte del paese donatore e da parte di quello ricevente, per mezzo  delle rispettive assemblee parlamentari.

Oltre alla questione dei finanziamenti, la Presidente dell’AWEPA ha riportato come sia difficile lavorare con i Parlamenti in un continente come l’Africa, dove spesso le divisioni tribali sovrastano quelle ideologico/politiche, con la conseguenza che i vari capi tribù hanno molto più potere dei membri del Parlamento e in alcuni casi anche dei ministri del governo.

 Ha terminato la sua audizione dichiarando che intende proseguire su questa strada perché vede le potenzialità di queste istituzioni.

Audizione della Presidente dell'Osservatorio sulla salute globale, Nicoletta Dentico

Il 3 luglio 2012, presso la Commissione affari esteri e comunitari, si è svolta l’audizione della Presidente dell’Osservatorio sulla salute globale, Nicoletta Dentico.

La signora Dentico ha illustrato la natura e le finalità dell’Osservatorio, ponendo particolare attenzione ai cosiddetti policy dialogues, i dialoghi sulle politiche di un Paese in materia di salute. Attraverso l’attività di raccolta di informazioni e di stimolo su particolari tematiche della salute, l’Osservatorio cerca di colmare i vuoti di dibattito esistenti nei vari Paesi.

Ha costatato che, nonostante negli ultimi anni sia stata registrata una importante mobilitazione sui temi della salute grazie agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ciò non ha portato i risultati sperati. In alcuni casi si è avuto addirittura un peggioramento della situazione. L’attuale situazione di criticità della salute globale è da imputare, secondo la signora Dentico, all’assoluta imprevedibilità del finanziamento internazionale in questo campo e all’estrema frammentazione degli aiuti e dei programmi d’intervento, che spesso genera duplicazione, spreco di risorse e competizione tra gli attori.

A supporto della sua teoria, ha fornito alcune cifre. Mentre nel 2005 si sono registrate dalle 70 alle 100 iniziative nel campo della salute, nel 2009 hanno toccato quota 140. Ma questo non ha aiutato a migliorare la situazione a livello globale.

Citando poi il caso specifico dell’Eritrea (portato come esempio della imprevedibilità del finanziamento internazionale), ha messo in luce l’andamento altalenante degli interventi in favore della salute: massicci nel 1997, precipitati vertiginosamente l’anno seguente, risaliti nel 2001 e calati nuovamente nel 2002.

La signora Dentico, continuando l’analisi del trend dei finanziamenti alla salute a livello globale, ha denunciato come si sia ormai innescato un meccanismo distorto, per il quale non sono i Paesi donatori ad erogare i fondi in base alle emergenze sanitarie più pressanti, ma sono i Paesi bisognosi di aiuti che tentano di orientare le proprie priorità in base alla disponibilità dei finanziamenti. Una logica definita “sindrome dell’adattamento”, che ha pervaso, secondo la Presidente dell’Osservatorio, anche l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità): mentre, ad esempio, per l’AIDS è stato istituito un interno dipartimento ad hoc, c’è solo una persona che si occupa di diabete.

Questo effetto distorsivo, che ha comportato nel tempo la perdita della linea di responsabilità di finanziatori ed istituzioni, è da imputare, secondo la sua analisi, all’irruzione dei valori di mercato nel campo del diritto alla salute.

Ciò a sua volta ha significato la discesa in campo di finanziatori privati che, grazie alle ingenti risorse a disposizione, hanno potuto dettare l’agenda della salute globale. Secondo il grafico presentato durante l’audizione, l’OMS, da che era la prima organizzazione per risorse investite nel campo della salute negli anni Novanta, oggi è solo una delle tante. Secondo le stime dell’Osservatorio, oggi il budget dell’OMS è composto solo per il 20% dai contributi obbligatori degli Stati membri calcolati in base al PIL e per l’80% dal finanziamento bilaterale volontario. In tal modo, i Paesi membri che contribuiscono a quest’ultima (e maggiore) fetta del budget tentano di orientare le politiche dell’OMS in base alle proprie priorità.

Anche le fondazioni private hanno oggi un ruolo di peso in seno all’organizzazione, contribuendo per il 21% del budget totale. La signora Dentico ha riferito che, ad oggi, ben cinque dipartimenti dell’OMS sono totalmente finanziati dalla Bill & Melinda Gates Foundation.    

Ha infine ribadito come la questione della salute sia troppo importante per essere lasciata solamente nelle mani degli addetti ai lavori, auspicando un maggior impegno dei decisori politici e in particolare dei parlamenti, in quanto luoghi dove viene esercitata la cittadinanza.

Audizione del Coordinatore internazionale della UNDP - Art Global Initiative, Giovanni Camilleri

Il 20 novembre 2012 si è svolta l’ultima seduta nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui nuovi indirizzi internazionali delle politiche di cooperazione allo sviluppo e il ruolo dei parlamenti, con l’audizione di Giovanni Camilleri. Egli ricopre il ruolo di coordinatore dell’ART Global Initiative, un’iniziativa dell’UNDP finalizzata a promuovere lo sviluppo sostenibile a livello locale.

La modalità di cooperazione portata avanti dall’ART Global Initiative è stata attivata in via sperimentale nel 2002 e nel 2009 è stata formalmente riconosciuta come metodo operativo nel campo della cooperazione.

Questa forma di cooperazione si basa su due punti principali: il collegamento dei territori e l’efficacia dello sviluppo. Il primo elemento è indispensabile per favorire il dialogo tra la dimensione locale e quella globale, mentre il secondo è divenuto sempre più pressante con la progressiva diminuzione delle risorse a disposizione.

Il dottor Camilleri ha illustrato come il programma ART opera su tre dimensioni (locale, nazionale e globale), che compongono quelle reti tematiche e territoriali che corrono da nord a sud e viceversa. Per mezzo di queste reti avviene il rafforzamento dei partenariati tra i soggetti coinvolti (pubblici, privati, accademici) dei diversi Paesi, che consentono lo scambio delle migliori esperienze in determinati campi di azione. Grazie a questo è possibile massimizzare l’impatto della conoscenza e delle risorse. Questo fattore di sviluppo, che il dottor Camilleri ha definito il “sapere dei territori”, permette in una certa misura di sopperire alla riduzione delle risorse finanziarie a disposizione.

Questo interscambio di conoscenza tra paesi è efficace nella misura in cui riesce a coinvolgere più attori possibili, sia da una parte che dall’altra. Dunque, a livello operativo, il lavoro del dottor Camilleri consiste anche nel cercare di ampliare le potenzialità e consolidare la partecipazione locale.

Quale esempio concreto dell’iniziativa ART, il dottor Camilleri ha illustrato il progetto realizzato in Senegal, nella regione di Luga, dove esisteva un grave problema legato alla scarsità di acqua. Ogni provincia lombarda ha versato 15.000 euro e la Regione Lombardia 50.000. Ma la parte più importante è stata la condivisione delle conoscenze sulla tecnologia e sugli aspetti legali della gestione dell’acqua. Nonostante una modesta mobilitazione di risorse finanziarie (le Nazioni Unite hanno contribuito per la parte restante con uno stanziamento di 300.000 euro), bilanciata da un’importante mobilitazione di risorse tecniche, tale progetto ha avuto, secondo l’opinione del dottor Camilleri, un impatto notevolissimo.

Infine il dottor Camilleri ha sottolineato due elementi indispensabili per la riuscita dei progetti che portano avanti: la continuità degli aiuti, per svolgere un ruolo continuo e duraturo nei processi di sviluppo e il rafforzamento delle capacità gestionali delle autorità locali, necessario per operare secondo la logica del decentramento.