A seguito dei processi di trasformazione in corso in alcuni dei Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, in più occasioni le istituzione europee hanno ribadito il dovere dell’UE di sostenere l’aspirazione delle popolazioni alla democrazia, alla libertà e a condizioni di vita migliori e, di conseguenza, la necessità di adeguare le politiche dell’UE verso tali Paesi.
Attualmente il quadro delle relazioni dell’UE con tali paesi è rappresentato dalla politica di vicinato, la cui revisione è stata avviata a partire da maggio 2011, e dall’Unione per il Mediterraneo (vedi infra), evoluzione del Partenariato euro mediterraneo.
A quest’ultimo proposito, l’UE ammette che pur essendo positiva l'idea alla base dell'istituzione dell'Unione per il Mediterraneo – quella di un partenariato di alto livello tra le due sponde del Mediterraneo -, la sua applicazione non ha prodotto i risultati auspicati. Per realizzare tutte le sue potenzialità, l'Unione per il Mediterraneo ha dunque bisogno di una riforma: nelle valutazioni della Commissione e dell’Alto rappresentante, essa deve operare maggiormente come catalizzatore, facendo partecipare gli Stati, le istituzioni finanziarie internazionali e il settore privato a progetti concreti in grado di generare posti di lavoro, innovazione e crescita. Essa dovrebbe inoltre creare le condizioni per far avanzare il processo di pace in Medio Oriente.
L'Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, ha istituito una task force volta a riunire il Servizio europeo di azione esterna e gli esperti della Commissione per adattare gli strumenti già a disposizione dell’UE al fine di aiutare i Paesi del Nord Africa. L'obiettivo è quello di fornire un pacchetto completo di misure adeguate alle esigenze specifiche di ciascun Paese.
Durante il Consiglio europeo dell’11 marzo 2011 l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato un documento orientativo, volto a proporre un nuovo partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale.
Tale partenariato dovrebbe essere fondato su:
La comunicazione sottolinea la necessità di sostenere la domanda di partecipazione politica, dignità, libertà e opportunità di occupazione proveniente dai popoli della regione e di delineare un approccio basato sul rispetto dei valori universali e su interessi condivisi. Si propone inoltre il principio del “more for more” in base al quale maggiore assistenza finanziaria, mobilità incrementata e accesso al mercato unico dell’UE saranno resi disponibili ai paesi partner più avanzati sulla strada delle riforme.
Tale approccio è stato ulteriormente elaborato nella comunicazione “Una nuova risposta ad un vicinato in mutamento” (COM (2011) 313)[1] che l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato il 25 maggio 2011 nell’ambito dell’annuale pacchetto sulla politica di vicinato. Secondo quanto indicato nella comunicazione, i risultati di un’ampia consultazione con le parti interessate avviata già nell’estate 2010 nonché i recenti avvenimenti nei paesi del bacino meridionale del Mediterraneo hanno mostrato che il sostegno dell’UE alle riforme politiche nei paesi vicini ha ottenuto risultati limitati; è emersa dunque la necessità di una maggiore flessibilità e di risposte più adeguate, in linea con la rapida evoluzione della situazione nei partner. Su tali basi, l’UE è impegnata nel breve e lungo periodo ad aiutare i suoi partner in due importanti sfide:
Pur riconoscendo che un certo numero di sfide sono comuni a tutti i paesi partner, l’UE - come già anticipato - sosterrà ogni paese su una base differenziata, corrispondendo a necessità e priorità individuali.
L’impegno verso elezioni libere ed eque, oggetto di un’adeguata osservazione sarà il requisito per poter accedere al partenariato ma significherà anche una più stretta cooperazione nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e un maggior lavoro congiunto nelle sedi internazionali su questioni d'interesse comune. L'UE continuerà ad offrire il suo impegno e il suo sostegno per la risoluzione pacifica delle controversie negli Stati della regione e tra di essi.
I paesi partner che attuano le riforme necessarie possono aspettarsi la ripresa dei negoziati sugli accordi di associazione, in vista di arrivare allo "status avanzato", che consente dirafforzare significativamente il dialogo politico e moltiplicare le relazioni tra il paese partner ele istituzioni dell'UE. Ciò comporterà un rinnovato impegno sulla mobilità e l'accesso aimercati per l'UE.
Su tali basi e su sollecitazione del Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo 2012, Commissione e AR hanno presentato – nell’ambito del pacchetto sulla politica europea di vicinato del 15 maggio 2012 - una tabella di marcia intesa a definire e orientare l'attuazione della politica dell'UE nei confronti dei partner del Mediterraneo meridionale, che elenca gli obiettivi, gli strumenti e le azioni, concentrandosi sulle sinergie con l'Unione per il Mediterraneo e altre iniziative regionali.
Il Consiglio europeo di marzo 2012 ha inoltre ribadito la volontà dell’UE di far corrispondere l’entità del sostegno economico al livello delle riforme democratiche, “offrendo maggiori aiuti ai partner che compiono maggiori progressi verso sistemi democratici inclusivi, riconsiderando il sostegno ai governi in casi di oppressione o di gravi o sistematiche violazioni dei diritti umani''.
La nomina del rappresentante speciale dell’UE per il Mediterraneo meridionale, Bernardino León, - avvenuta il 18 luglio 2011 – dovrebbe rispondere all’obiettivo di incrementare il dialogo politico con i vicini meridionali e aiutare ad assicurare il coordinamento degli sforzi tra le istituzioni UE, gli Stati membri, gli istituti finanziari rilevanti (quali BEI e BERS) e il settore privato. Le attività del rappresentante speciale saranno coordinate, oltre che con quelle della Commissione e degli Stati membri, anche con quelle degli altri rappresentanti speciali dell’UE attivi nella regione, ivi compreso il rappresentante per il processo di pace in Medio Oriente, Task force di alto livello copresiedute dall’AR e dai leader nazionali dei paesi partner rappresentano un ulteriore importante strumento a questo riguardo. La prima task force è stata inaugurata in Tunisia a settembre 2011 e altre sono previste nei mesi a venire.
Nell’ambito del quadro così delineato l’UE ha assunto ed è in procinto di assumere diverse iniziative.
Finanziamenti
A partire dal 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi del vicinato meridionale e orientale viene fornita dall’UE attraverso lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI). La tabella mostra gli importi già stanziati per singolo paese del vicinato meridionale e a livello regionale:
| 2007-2010 | 2011-2013 |
Cooperazione bilaterale |
|
|
Algeria | 184.1 | 172 |
Egitto | 558 | 449 |
Giordania | 265 | 223 |
Libano | 187 | 150 |
Marocco | 654 | 580.5 |
Siria | 140 | 129 |
Tunisia | 300 | 240 |
Israele | 7.5 | 6 |
Libia | 0 | 60 |
Totale bilaterale | 2295,6 | 2009,5 |
Cooperazione regionale | 343,3 | 100 |
TOTALE | 2638,9 | 2109,5 |
(Impegni in milioni di euro)
Nel maggio 2011 l’UE ha reso disponibili - in aggiunta agli importi sopra indicati - ulteriori 1,24 miliardi di euro per il periodo 2011-2013 da risorse già esistenti, da dividere tra i partner del vicinato meridionale ed orientale.
In aggiunta, la Banca europea per gli investimenti (BEI) fornirà oltre ai 4 miliardi disponibili prima della primavera araba, contributi aggiuntivi di 1 miliardo di euro per la regione. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) ha deciso di estendere la sua copertura geografica per includere il vicinato meridionale e fornire annualmente 2,5 miliardi di euro agli investitori del settore privato e pubblico per sostenere l’espansione degli affari e il finanziamento delle infrastrutture.
Il 22 dicembre 2011 la Commissione ha adottato un nuovo programma regionale per i vicini meridionali denominato SPRING e rivolto inizialmente a Tunisia e Marocco con l’obiettivo di promuovere indipendenza e efficienza del sistema giudiziario, governance e lotta alla corruzione, protezione dei diritti umani e dei principi democratici, contrasto al traffico di esseri umani. Il budget ammonta a 350 milioni di euro totali per gli anni 2012 2013.
E’ stata inoltre istituita nell’ambito dello strumento finanziario per il vicinato e il partenariato (ENPI) un fondo società civile con un budget di 22 milioni di euro per ciascun anno (2012 e 2013) rivolto ad attori non statali con gli obiettivi di:
Nell’ambito del programma Erasmus mundus è stato disposto un finanziamento di 30 milioni di euro per i paesi del vicinato meridionale. L’obiettivo è ottenere una migliore comprensione reciproca tra UE e paesi vicini favorendo la mobilità di studenti e accademici e lo scambio di conoscenze e competenze.
Nelle proposte di bilancio per il periodo 2014-2020 presentate il 7 dicembre 2011, la Commissione raccomanda di allocare 18,1 miliardi di euro a sostegno dei paesi del vicinato sia orientale sia meridionale, con un incremento significativo (pari quasi il 40%) rispetto alle precedenti prospettive finanziarie. Secondo la proposta della Commissione, il nuovo strumento per il vicinato sarà capace di fornire assistenza in modo più rapido e flessibile, consentendo una maggiore differenziazione ed incentivi per i partner più attivi, secondo il citato principio del more for more.
Mobilità
I contatti interpersonali sono importanti per promuovere la comprensione reciproca e l'attività commerciale, con effetti positivi per lo sviluppo culturale ed economico dell'intera regione mediterranea e per l'integrazione dei migranti nell'Unione europea. Sarà favorita dunque la mobilità nell’UE dei cittadini dei paesi partner attraverso:
I partenariati per la mobilità costituiscono uno strumento già elaborato dall’Unione europea a partire dal 2007. In particolare nella comunicazione “Migrazione circolare e partenariati di mobilità tra UE e paesi terzi” (COM(2007)248), del maggio 2007, volta a promuovere l’immigrazione legale, la Commissione europea aveva esaminato la natura giuridica, la forma e i contenuti di tali partenariati, che l’Unione europea potrà concludere con i paesi terzi, che si sono impegnati a cooperare attivamente nella gestione dei flussi migratori, anche combattendo contro la migrazione illegale, e che desiderano assicurare ai loro cittadini un migliore accesso al territorio dell’Unione. In questo quadro il 5 giugno 2008, erano stati lanciati, come progetti pilota, partenariati di mobilità con la Repubblica di Moldavia e con Capo Verde, attraverso la firma di dichiarazioni comuni con ciascuno dei due paesi. I partenariati per la mobilità, che saranno concertati a livello politico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il paese partner interessato, dall’altro, dovrebbero riguardare, tutte le misure (legislative od operative) atte a garantire che la circolazione delle persone tra l’UE e il paese partner sia gestita correttamente ed avvenga in condizioni di sicurezza. L’Unione europea sosterrà, sia tecnicamente che economicamente, gli sforzi compiuti dal paese partner, anche tramite le sue agenzie (FRONTEX, EASO ed EUROPOL);
Mercati
Un migliore accesso al mercato dell’UE e la progressiva integrazione delle economie dei paesi partner nel mercato unico dell’UE saranno gli obiettivi principali dei futuri negoziati su aree di libero scambio con Marocco, Giordania, Tunisia, Egitto e Tunisia che saranno lanciati appena i lavori preparatori saranno stati completati. Messi a confronto con le attuali relazioni commerciali tra UE e paesi partner, le aree di libero scambio andranno oltre la sola rimozione delle tariffe per coprire tutte le questioni regolamentari relative al commercio, quali protezione degli investimenti e pubblici appalti.
Un nuovo strumento per gli investimenti delle piccole e medie imprese denominato SANAD ('sostegno' in lingua araba) è stato inaugurato nell’agosto 2011, insieme alla banca tedesca "Kreditanstalt Für Wiederaufbau" (KFW), per un totale di 20 milioni di euro. Il fondo è rivolto alle piccole e medie imprese della regione del Medio Oriente e del Nord Africa, segmento che è troppo piccolo per le banche e troppo grande per il microcredito. Infine, si sta sviluppando un nuovo strumento per il Mediterraneo denominato “Investimento sicuro”, congiuntamente all’Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e l’Unione per il Mediterraneo.
I negoziati su una convenzione regionale unica sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee sono stati conclusi nel 2009. La convenzione consolida tutti i protocolli bilaterali esistenti in un unico documento, facilitando la successiva revisione delle norme di origine pan euro mediterranea. E’ stata aperta alla firma nel giugno 2011 e firmata, ma non ancora ratificata, dalla Giordania nel luglio 2011 e dal Marocco nell’aprile 2012. L’UE sollecita i paesi del Mediterraneo meridionale ad accelerare le procedure interne di firma e ratifica.
Gli accordi sulla valutazione di conformità e l'accettazione dei prodotti industriali (Acaa) sono strumenti per l’apertura dei mercati dei prodotti industriali, inducendo i paesi partner ad allinearsi con le regolamentazioni tecniche gli standard europei. I paesi del vicinato mediterraneo stanno, ciascuno alla propria velocità, preparandosi a negoziare gli accordi. In particolare la Tunisia dovrebbe avviare i negoziati nel corso del 2012 su sue settori (prodotti elettrici e materiali da costruzione)
Società civile
Una priorità dell’UE è rappresentata dal sostegno alle organizzazioni della società civile, che svolgono un ruolo chiave nel migliorare la governance e rendere affidabili i governi. La società civile in tutte le sue componenti (organizzazioni non governative, università, media, ricercatori), insieme con i parlamenti e le assemblee costituzionali saranno essenziali nel delineare il futuro della regione. Donne e giovani avranno un ruolo importante da giocare a questo riguardo e l’UE sta lanciando progetti concreti a sostegno della loro attiva partecipazione alla vita economica e politica.
L’UE continuerà a sostenere la società civile sia attraverso l’assistenza bilaterale differenziata in ogni paese sia rinvigorendo gli esistenti forum, quale quello creato nell’ambito dell’Unione per il Mediterraneo. Come anticipato, la UE ha già inaugurato il fondo società civile. L’UE inoltre consulterà le organizzazioni della società civile in maniera più sistematica nella preparazione e verifica dei piani di azione bilaterali e dei progetti di cooperazione finanziaria. E’ in corso la preparazione di una Sovvenzione europea per la democrazia, con un focus iniziale sul vicinato, che rifletterà la volontà dell’UE di rendere più semplice per i beneficiari il sostegno e il finanziamento delle attività. Infine, la Commissione, per iniziativa del Vice presidente Neelie Kroes, ha avviato la "No Disconnect Strategy" che contribuirà ad assicurare il rispetto dei diritti umani anche online. La strategia fornirà strumenti tecnologici per aumentare privacy e sicurezza nelle comunicazioni online; accrescere la consapevolezza degli utenti sulle opportunità e i rischi della comunicazione digitale; monitorare il livello di sorveglianza; aiutare i soggetti interessati a condividere informazioni; favorire la cooperazione interregionale.
Cooperazione settoriale
L’UE si prefigge di:
L’Unione per il Mediterraneo è stata inaugurata a Parigi il 13 luglio 2008, con l’obiettivo di rafforzare le relazioni e accelerare il processo di integrazione regionale nell’ambito del Partenariato euro mediterraneo.
Al Vertice inaugurale di Parigi hanno partecipato i Capi di Stato e di Governo di 43 paesi (i 27 Stati membri dell’UE, i 12 partner del Partenariato euromediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco). La Libia – benché invitata – ha deciso di non prendere parte all’iniziativa.
Successivamente, la Conferenza dei ministri degli affari esteri, tenutasi a Marsiglia nel novembre 2008, ha approvato le modalità operative dell’iniziativa nonché il programma di lavoro per il 2009. Su tali basi, le nuove strutture avrebbero dovuto essere operative entro la fine del 2008 ma, a causa della crisi di Gaza intervenuta tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, l’UPM ha subito una parziale sospensione delle iniziative.
Una ripresa delle attività si è verificata alla fine del 2009, quando si è tenuta a Bruxelles la conferenza dei ministri del commercio dell’Unione per il Mediterraneo che hanno esaminato i progressi del negoziato in previsione della creazione di una zona di libero scambio nel Mediterraneo, inizialmente prevista per il 2010, ed hanno adottato una tabella di marcia post 2010.
Il 4 marzo 2010 si è inoltre tenuta a Barcellona la cerimonia di insediamento del Segretario generale dell’UPM (vedi infra), Ahmad Khalaf Mas´deh, ambasciatore della Giordania presso l'UE.
La seconda Conferenza dei ministri degli esteri - fissata per giugno 2010 a Barcellona - non si è mai tenuta.
Il Partenariato euromediterraneo (o Processo di Barcellona) è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli affari esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, dell'Autorità palestinese. Dal 6 novembre 2007 partecipano a pieno titolo al Processo di Barcellona anche Albania e Mauritania.
Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità. Il partenariato si articola in tre aree:
Il riesame avviato a partire dal 2005 - a dieci anni dall’inizio del processo - ha evidenziato come, nonostante i progressi realizzati, gli sforzi compiuti non abbiano prodotto risultati corrispondenti alle attese. È quindi emersa la necessità di operare una trasformazione del processo, per renderlo in grado di superare le difficoltà che ne hanno rallentato lo sviluppo.
In particolare, sono emersi i seguenti elementi di criticità, come evidenziato dalla Commissione:
Allo scopo di accelerare il processo, il Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008 ha approvato – sulla base di una proposta avanzata dalla Francia e dalla Germania – il principio di un’Unione per il Mediterraneo, comprendente gli Stati membri dell’UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all’UE.
Su invito del Consiglio europeo, il 20 maggio 2008 – con la comunicazione “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” (COM(2008)319) – la Commissione ha avanzato proposte sulle modalità operative della nuova iniziativa.
La comunicazione della Commissione sull’Unione per il Mediterraneo è stata esaminata dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati che il 26 giugno 2008 ha approvato un documento finale in cui esprime una valutazione positiva dell’iniziativa, impegnando il Governo a riaffermare il ruolo dell'Italia nella nuova Unione per il Mediterraneo.
La comunicazione è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008 che, nel sottolineare l’importanza strategica della regione mediterranea per l’Unione europea sul piano politico, economico e sociale, ha espresso la convinzione che tale iniziativa imprimerà un ulteriore impulso alle relazioni dell’UE con il Mediterraneo, integrando i rapporti bilaterali esistenti.
Le innovazioni
L’Unione per il Mediterraneo – costruita sulle strutture e sull’acquis del Processo di Barcellona – se ne prefigge il rafforzamento, puntando in particolare su tre aspetti: potenziamento del profilo politico dei rapporti fra l'UE e i suoi partner mediterranei; governance su base egualitaria; priorità data a progetti concreti di dimensione regionale.
Restano fermi la validità della dichiarazione di Barcellona e le tre aree della cooperazione.
Il potenziamento del profilo politico viene realizzato soprattutto attraverso l’organizzazione ogni due anni di Vertici a livello di Capi di Stato e di Governo, che si concluderanno con l’approvazione di una dichiarazione politica e di una short list di progetti concreti da avviare. I ministri degli esteri dovrebbero, invece, riunirsi tra un vertice e l'altro per valutare l'applicazione delle conclusioni del vertice precedente e preparare il successivo. I Vertici si terranno alternativamente nell’UE e in un paese non UE del bacino del Mediterraneo. Con riferimento al quadro istituzionale consolidato del Processo di Barcellona, l’Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) è la legittima espressione parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo: andrà promosso il suo ruolo e migliorato il coordinamento con le altre istituzioni. Si segnala che la Commissione ha caldeggiato il rafforzamento dell’APEM come luogo di dibattito aperto e di dialogo.
Continueranno a tenersi inoltre le conferenze ministeriali settoriali, le riunioni tra alti funzionari e a livello di esperti; i dialoghi politici ed economici.
La governance su base egualitaria sarà basata su:
I progetti da realizzare dovranno essere in grado di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile, la coesione regionale, l'integrazione economica e le interconnessioni infrastrutturali. Il processo di selezione dei progetti – che avverrà in conformità con gli obiettivi della dichiarazione di Barcellona - terrà conto fra l’altro dei seguenti aspetti:
A tale proposito si segnala che al Vertice di Parigi è stato convenuto di dare la priorità a sei “iniziative chiave”. Si tratta, in particolare, di:
- disinquinamento del Mediterraneo, ivi incluse zone costiere e aree marine protette,
- costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio e la circolazione delle persone fra le due sponde del Mediterraneo;
- rafforzamento della protezione civile, visto anche l’aumento dei rischi regionali legati al riscaldamento dell’ambiente;
- creazione di un piano solare mediterraneo, per sviluppare fonti di energia alternativa nella regione;
- sviluppo di un’università euromediterranea, già inaugurata a Portoroz, in Slovenia;
- iniziativa di sostegno alle piccole e medie imprese.
Come segnalato dal ministero degli Affari esteri, nell’ambito di tali progetti le priorità italiane sarebbero:
Il finanziamento
L’Unione per il Mediterraneo mobiliterà fondi supplementari a favore della regione, principalmente attraverso i progetti regionali e subregionali. Come indicato nella dichiarazione congiunta di Parigi, il suo valore aggiunto dipenderà in larga misura dalla capacità di attrarre risorse finanziarie ingenti, con un alto livello di coordinamento tra i donatori, principalmente dalle seguenti fonti: