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Temi dell'attività Parlamentare

La promozione del patrimonio linguistico e culturale nell'esperienza francese, inglese, spagnola e tedesca

Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, le Commissioni riunite Esteri e Cultura di Montecitorio hanno svolto tra l’altro l’audizione di qualificati esponenti stranieri nel settore della diffusione dei rispettivi patrimoni culturali e linguistici all’estero: si è trattato per l’esattezza della direttrice del British Council di Roma, dott.ssa Christine Melia e del direttore dell’ Institut Français della nostra capitale, consigliere Jean-Marc Séré-Charlet (seduta del 15 marzo 2012), nonché della direttrice del Goethe Institut di Roma, dott.ssa Susanne Hoehn (seduta del 14 novembre 2012) e del direttore dell’Istituto Cervantes di Roma, prof. Sergio Rodriguez Lopez-Ros (seduta del 18 dicembre 2012).

La direttrice del British Council ha evidenziato come l’istituzione, operante dal 1934, abbia come base giuridica uno Statuto Reale (Royal Charter): il British Council, presente in Italia dal 1945, è un ente pubblico non ministeriale cui è stato ufficialmente conferito il titolo di ente britannico ufficiale per le relazioni culturali. Nel 1951 il British Council ha sottoscritto una convenzione culturale con il Governo italiano. L'istituto riceve il finanziamento pubblico di base dal ministero britannico degli affari esteri, e ciò consente al British Council di essere presente in 110 paesi nel mondo. Tuttavia, la maggior parte delle spese dell'istituto viene coperta attraverso l'erogazione di servizi educativi e le attività di insegnamento della lingua inglese: nel 2010, ad esempio, solo il 28% dei costi totali (equivalenti a circa 826 milioni di euro) delle relazioni culturali è stato coperto dal finanziamento pubblico, con un trend di ulteriore riduzione che stima la percentuale di copertura pubblica al 15% nel 2015. Tutto ciò è reso possibile dal fatto che la moderata crescita, nell'ultimo trentennio, del finanziamento pubblico è stata di gran lunga sopravanzata dal raddoppio dei proventi dei corsi gestiti dall’istituto. Inoltre, anche nel Regno Unito è prevista una serie di riduzioni dei finanziamenti a favore della diffusione culturale, che già hanno provocato tagli di personale, prevalentemente nel Regno Unito.

Il British Council è retto da una Presidenza e da un Comitato indipendente di amministratori fiduciari esterni, che sono responsabili della direzione strategica in tutto il mondo e che lavorano con gli alti dirigenti che formano il Comitato esecutivo: questo Comitato esecutivo opera attraverso otto dirigenti regionali, in corrispondenza di altrettante suddivisioni del mondo. Il British Council si avvale dell’opera di circa 7.000 dipendenti, dei quali il 15% opera nel territorio del Regno Unito, mentre tutto il resto è impegnato all’estero, ove in posizione preponderante si trova il personale assunto localmente.

Nell’attività del British Council predomina ovviamente l’insegnamento della lingua inglese, ma accanto ad esso vengono diffusi rilevanti livelli di informazione sul sistema di istruzione e sugli aspetti della società britannica. L’istituto è perfettamente consapevole dell’importanza strategica che la diffusione più vasta possibile dell’inglese può rappresentare anche per i paesi in via di sviluppo e le loro future élites. A tale scopo si cerca di sensibilizzare le autorità britanniche sull’effetto moltiplicatore che proprio la spesa per espandere la conoscenza dell’inglese rappresenta per l’economia del paese.

Il direttore dell’Institut Français ha evidenziato come la diplomazia culturale francese sia da lungo tempo elemento essenziale della diplomazia in generale, ricordando anche che negli ultimi tre anni è stata attuata una riforma, in considerazione del costante calo dei finanziamenti per l’azione culturale francese all’estero e della relativa dispersione degli istituti e centri culturali francesi nel mondo. La riforma è consistita nella fusione della rete degli istituti e centri culturali presenti ciascun paese con i servizi culturali facenti direttamente capo alle ambasciate francesi in loco, con indubbi effetti di razionalizzazione, nonché nella creazione a Parigi di due grandi enti pubblici preposti alla politica culturale esterna, e dotati di grande autonomia nella gestione dei compiti loro affidati dall’amministrazione centrale del Quay d’Orsay - si tratta dell’Institut Français e di CampusFrance, che si sono aggiunti all’Agenzia per l’insegnamento del francese all’estero, già esistente. L’Institut Français è in pratica l’operatore unico del Ministero degli esteri in campo culturale, mentre CampusFrance è stato istituito allo scopo di accrescere la mobilità degli studenti stranieri verso la Francia di quelli francesi verso l’estero. Per quanto concerne l’Agenzia per l’insegnamento del francese all’estero, questa esiste dal 1990, ed è responsabile della scolarizzazione di circa 300.000 studenti nel mondo, solo un terzo dei quali francesi, ponendosi quale potente fattore di promozione della cultura nazionale.

Il direttore ha altresì evidenziato che, assai più che nel Regno Unito, in Francia la diplomazia culturale è imperniata sull’azione promotrice dello Stato, che senza la costituzione di particolari strutture vede a funzione centrale del Ministero degli esteri, cui vengono associati specialmente il dicastero della cultura e della comunicazione e gli enti culturali pubblici – quali ad esempio il Louvre, la Comédie Française, l’Opéra di Parigi. A livello inferiore, ma pur sempre in ambito pubblico, si pongono l’Institut Français e CampusFrance. La rete all’estero comprende anzitutto il servizio di azione culturale in ciascun paese sede di ambasciata francese – quindi in 160 paesi -, accanto a 130 istituzioni che prima della ricordata riforma erano autonome (quali i centri culturali francesi). Vi è poi il fenomeno tipico delle cosiddette Alliances Françaises, che sono 1.075 in 134 paesi del mondo. Ciascuna Alliance Française è un'associazione che deriva da iniziative locali spontanee di amici della Francia e/o cultori del francese, il cui statuto giuridico varia secondo il diritto locale. Le prime Alliances Françaises risalgono addirittura al 1880, e in Italia ne esistono 42. Le Alliances Françaises più importanti offrono un'intera gamma di iniziative culturali, ma tutte senza eccezione tengono corsi di francese rilasciando i relativi attestati. Negli ultimi tempi la tendenza è comunque quella di far confluire anche le Alliances Françaises in qualche modo sotto la direzione delle ambasciate francesi in loco. Esistono poi 27 centri di ricerca francesi nel mondo, che dipendono quasi tutti dal Ministero della ricerca e dell'università di Parigi. L'unico ente pubblico francese all'estero che non fa capo al Quay d’Orsay è in Italia: si tratta dell'Accademia di Francia di Villa Medici a Roma, che dispone di proprie regole e di una storica propria vocazione, in base alla quale vengono accolti giovani artisti francesi ma anche stranieri. Il personale della promozione culturale francese – ad eccezione di quello facente capo all'Agenzia per l'insegnamento del francese all'estero – assomma a quasi 11.000 unità, delle quali solo 800 distaccate dal territorio metropolitano francese. L'impostazione di fondo della promozione culturale francese ha come priorità l'Europa, anche in chiave di rafforzamento dell'unità del nostro Continente: tuttavia, buona parte dell'azione culturale del Quay d’Orsay si rivolge ai paesi in via di sviluppo, particolarmente quelli africani, anche in considerazione dell'importante passato coloniale della Francia in loco.

Per quanto riguarda il bilancio della promozione culturale francese all'estero, esso afferisce ad un apposito Programma di finanza pubblica, a carico del quale nel 2011 risultavano 760 milioni di euro: di questi 50 milioni vanno attribuiti ai costi di gestione, mentre la cooperazione culturale in senso stretto assorbe 90 milioni, e 100 milioni vanno alla promozione e alla ricerca. Infine, l'Agenzia per l'insegnamento del francese all'estero assorbe 420 milioni. Comune a tutte le destinazioni è lo stanziamento di 85 milioni per le spese di personale. Il tasso di autofinanziamento si aggira intorno al 50%, a riprova del ruolo rilevante dello Stato nella promozione culturale francese all’estero.

L'audizione della direttrice del Goethe Institut ha posto in luce lo statuto di carattere privato e senza fini di lucro dell'Istituto, che non è una struttura governativa pur essendo l'istituzione culturale ufficiale della Repubblica federale di Germania: la mancanza di legami di dipendenza con la burocrazia statale tedesca è legata alla storia della Germania, e in particolare alla scelta, nel Secondo Dopoguerra, di assicurare alla cultura uno statuto di indipendenza dal potere costituito. La Repubblica federale ha stipulato nel 1976 un contratto-quadro con il Goethe Institut, con tre obiettivi: anzitutto la promozione della lingua tedesca, e poi il dialogo interculturale e la promozione culturale, che includono naturalmente l'informazione sull'attuale vita politica e sociale tedesca.

La sede centrale dell'Istituto è nella città di Monaco di Baviera: la prima sede all'estero fu fondata già nel 1952 ad Atene: complessivamente il Goethe Institut possiede 156 sedi in 93 paesi, mentre 13 sono gli Istituti sul territorio nazionale, che però sono occupati quasi esclusivamente nello svolgimento dei corsi di lingua e nella relativa certificazione, in quanto, non essendo sovvenzionati dallo Stato tedesco, hanno difficoltà a promuovere iniziative culturali. Su 3.000 collaboratori complessivi dell'Istituto, soltanto 250 sono distaccati dalla Germania: ad esempio in Italia vi sono solo due collaboratori distaccati, mentre tutti i restanti hanno contratti di diritto italiano. Il successo del Goethe Institut è tale che nel 2011 ha potuto dare vita, nel contesto della propria rete, a circa 8.000 manifestazioni culturali, raggiungendo quasi 37 milioni di persone. Naturalmente anche il Goethe Institut si serve ormai ampiamente della Rete Internet. Tra l'altro, dopo il 1989 il Goethe Institut si è diffuso anche nei paesi ex comunisti, in precedenza ospitanti le sedi del Herder Institut della Germania orientale.

Per quanto concerne le questioni di bilancio, le 150 sedi del Goethe Institut ricevono complessivamente 218 milioni di euro dallo Stato tedesco, mentre circa 103 milioni sono generati dall'autofinanziamento della rete degli Istituti, attraverso i corsi di lingua e le sponsorizzazioni.

Per quanto concerne l'Italia, la rete dell'Istituto comprende sette sedi, le quali, dopo la razionalizzazione conseguente ai tagli che anche in Germania hanno colpito il settore della promozione culturale, vedono due Istituti principali a Roma e Milano, e cinque sedi minori a Genova, Trieste, Palermo, Napoli e Torino - si ricordi però che la sede di Torino è stata la seconda sede all'estero, dopo quella di Atene, nella storia del Goethe Institut. La ristrutturazione delle sedi italiane si inquadra in quella più complessiva che ha riguardato l'intera Europa, poiché il mutamento dei tempi ha indotto le autorità tedesche a investire sempre più nel Medio Oriente, in Asia, nei paesi ex comunisti.

In ogni modo, a giudizio della direttrice del Goethe Institut, l'importanza della lingua tedesca è sottovalutata in Italia, dove soltanto 400.000 allievi studiano il tedesco nelle scuole: da questo punto di vista, l'Istituto è attivo anche nella sensibilizzazione dei dirigenti scolastici e delle relative istituzioni a favore di una maggiore diffusione del tedesco nel nostro paese, collegandola anche a maggiori opportunità di lavoro, mediante gli scambi tra scuola e imprese che sempre più l'Istituto si sforza di includere nei propri programmi.

Il direttore dell'Istituto Cervantes ha aperto la propria audizione ricordando come vi siano oggi al mondo più di 500 milioni di ispanofoni, e dunque la Spagna trovi nella diffusione della lingua uno dei principali vettori della propria promozione culturale all'estero. Lo spagnolo si annovera al terzo posto tra le lingue parlate al mondo dopo cinese e inglese, e al secondo posto tra quelle più studiate dopo l'inglese, come anche, sempre dopo l’inglese, nell'ambito economico.

L'Istituto Cervantes è stato creato nel 1991 e risulta essere un organismo ufficiale affidato al Ministero degli affari esteri, con il rango di segreteria di Stato: l'Istituto tuttavia, nell'adempimento della proprie funzioni, si coordina con il Ministero dell'educazione, della cultura e dello sport.

L’Istituto Cervantes si articola in tre tipi di sedi, ovvero i centri, con presenza didattica e culturale in sede propria; le aule, ovvero sedi piccole normalmente ospitate da un'università e aventi come referente un insegnante; le estensioni, cioè le sedi decentrate dipendenti da un centro ma situate in altra località. L'Istituto Cervantes opera inoltre con un sistema di accreditamento di centri didattici e specializzati che ha riconosciuto oltre 150 di essi, che organizzano corsi di spagnolo in tutto il mondo.

L'organigramma dell'Istituto Cervantes comprende un Comitato presieduto dal Re di Spagna, e formato dal Presidente del Governo quale presidente esecutivo, e da una serie di figure nominate tra rappresentanti di spicco della cultura spagnola e ispano-americana. A livello maggiormente operativo si trova il Consiglio di amministrazione, che approva i piani strategici dell’Istituto Cervantes: esso include i rappresentanti di tre Ministeri, ovvero quello degli affari esteri e della cooperazione, quello dell'istruzione, della cultura e dello sport, e quello delle finanze. La gestione quotidiana è poi svolta da un direttore che ha la qualifica di segretario di Stato, e da un segretario generale con la qualifica di sottosegretario, coadiuvati da sei direttori di area. Ciascun Istituto Cervantes a livello locale ha un direttore che gode dello status diplomatico e si avvale di un responsabile amministrativo, di un responsabile didattico, di un responsabile culturale e di un responsabile della biblioteca. I direttori di ciascun centro a livello locale sono autonomi e riferiscono solamente al segretario generale.

L'organico dell'istituzione include attualmente 1.144 persone, di cui 882 impiegate nelle sedi all'estero: tutto questo personale viene assunto per pubblico concorso e con contratti statali a tempo indeterminato, ad eccezione dei dirigenti, di nomina governativa. Lo staff viene poi integrato da collaboratori assunti a progetto in base al diritto locale dei vari paesi.

Una parte rilevante dell'attività dell'Istituto Cervantes la certificazione del livello di conoscenza dello spagnolo, in base al diploma di spagnolo come lingua straniera (DELE): nell'anno accademico precedente ne sono stati rilasciati 65.000, da 700 centri di esame in 110 diversi paesi.

Il secondo ambito principale di lavoro dell’Istituto Cervantes è quello culturale, attraverso l'organizzazione di mostre, concerti, proiezioni cinematografiche e conferenze: non va poi dimenticata anche l'organizzazione di convegni per specialisti e per un pubblico generale. E’ stato in particolare ricordato come l’Istituto Cervantes risulti il primo distributore di cinema in lingua spagnola, avendo organizzato nel solo 2012 più di 3.000 proiezioni. Più in generale, emerge come l’Istituto sia il primo partner dell'industria culturale spagnola nel suo sforzo di diffusione all'estero.

Per quanto concerne la presenza in Italia, l’Istituto Cervantes è nel nostro paese dal 1992: la sede principale è quella di Roma, e vi sono poi sedi a Milano, Napoli e Palermo. Le quattro sedi agiscono sotto la supervisione dell'ambasciatore spagnolo in Italia e in una stretta collaborazione con le altre ambasciate ispanoamericane, nonché con l'Istituto italo-latinoamericano. Nell’anno accademico concluso  si è registrato un totale di 6.180 iscrizioni ai corsi dell’Istituto Cervantes, tenuti da 121 docenti. L’attività culturale in Italia ha registrato, nell'anno accademico precedente, 337 attività, con la partecipazione di oltre 72.000 persone. Non vanno poi dimenticati gli accordi sottoscritti dall'Istituto con il Teatro dell'Opera e l'Accademia nazionale di Santa Cecilia, né tantomeno il ruolo che l'Istituto riveste nella diffusione in Italia anche delle tre lingue co-ufficiali della Spagna, ovvero il catalano, il basco e il gallego.

Infine, per quanto concerne le questioni di bilancio, nel 2012 l’Istituto Cervantes ha potuto contare su 97 milioni di euro, in parte soverchiante (83%) provenienti da finanziamento statale, mentre la restante quota è derivata dalle attività poste in essere dai vari centri. L’Istituto Cervantes, analogamente a quanto visto in precedenza per gli altri Istituti, offre al mondo imprenditoriale l'opportunità di sostenere le attività culturali spagnole, attraverso patrocini e sponsorizzazioni, nei quali già più di 2.300 enti risultano impegnati, contribuendo a compensare in parte il decremento dei contributi statali verificatosi anche in Spagna.