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Temi dell'attività Parlamentare

Siria
Il Parlamento, in costante raccordo con il Governo, segue sin dalle sue prime manifestazioni la crisi politica che ha investito anzitutto la Tunisia, e successivamente l'Egitto, la Libia e la Siria. Con riferimento alla grave crisi siriana, il decreto-legge n. 58 del 2012 ha disciplinato la partecipazione di un nucleo di militari italiani non armati alla missione di osservatori internazionali prevista dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 2043 del 21 aprile 2012, mentre il successivo decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227 ha finanziato iniziative di cooperazione in favore, tra l'altro, della Siria e dei Paesi ad essa limitrofi.
Origini e sviluppi della crisi siriana

La crisi siriana , tuttora in corso e della quale non si intravedono facilmente soluzioni praticabili, iniziava alla metà di marzo 2011, anch’essa sull’onda dei cambiamenti già avvenuti in Tunisia ed Egitto. La repressione del regime, subito avviata contestualmente ad iniziative di facciata o promesse di apertura, si mostrava spietata ed efficace, ma destava quasi immediate reazioni internazionali, con gli Stati Uniti e soprattutto l’Unione europea in prima fila – Bruxelles approvava l’embargo sugli armamenti nei confronti di Damasco, e congelava la firma dell’Accordo di associazione UE-Siria. D’altra parte, la Siria trovava solidi alleati nella Cina e soprattutto nella Russia, il che bloccava ogni iniziativa in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che comunque il 3 agosto si pronunciava con una semplice Dichiarazione presidenziale contro le violazioni dei diritti umani in corso in Siria.

La situazione siriana provocava intanto le prime difficili iniziative di aggregazione delle opposizioni, tuttavia nettamente divise tra chi operava nel paese e quanti si trovavano all’estero. Iniziava anche un flusso di profughi nei paesi vicini, e soprattutto in Turchia. A partire da agosto emergeva in modo sempre più irreversibile la sfiducia di larga parte della Comunità internazionale nei confronti di Assad, e nel mese successivo gli scontri vedevano la partecipazione di nuclei di disertori dalle forze armate siriane. Il 5 ottobre un progetto di risoluzione presentato da alcuni Stati europei veniva bloccato in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU dal veto russo e cinese, ma anche dall’astensione significativa di paesi come India, Brasile, Sudafrica e Libano.

In questo contesto assumeva importanza l'iniziativa della Lega araba, che dopo difficilissime trattative, e nel proseguire degli scontri sul terreno siriano, dopo essersi spinta a sospendere la Siria dall'Organizzazione riusciva finalmente ad imporre a Damasco (19 dicembre 2011) l'accettazione di una missione di circa 500 osservatori arabi sul proprio territorio. Tuttavia, l'iniziativa araba già un mese dopo si mostrava del tutto incapace di frenare le violenze in corso nel paese soprattutto da parte delle forze governative, tanto che l'Arabia saudita annunciava il ritiro dei propri osservatori ed emergeva progressivamente anche da parte dei paesi arabi il disegno di portare la questione siriana al Palazzo di Vetro. Soprattutto la riunione del 12 febbraio 2012 della Lega araba al Cairo segnava il punto di svolta: gli Stati araba concordavano in quella sede la richiesta alle Nazioni Unite di promuovere una forza di pace congiunta con la Lega araba, nonché l’incriminazione secondo il diritto internazionale dei responsabili dei massacri in corso. La Lega araba apriva pure con chiarezza al fronte degli oppositori al regime di Assad.

Mentre emergevano concreti segnali della possibilità di infiltrazione di elementi del terrorismo internazionale per sfruttare l'instabilità della Siria, le Nazioni Unite e la Lega Araba giungevano infine ad incaricare l'ex Segretario dell'ONU Kofi Annan di un’iniziativa diplomatica a tutto campo per far fronte alla questione siriana. Il 21 marzo il Consiglio di sicurezza dell'ONU approvava una Dichiarazione, stavolta con l'appoggio di Russia e Cina, nella quale si chiedeva a Damasco di attuare prontamente le proposte di Kofi Annan, a partire dal ritiro delle forze militari dalle città e dal rilascio di tutti coloro che fossero stati arbitrariamente arrestati. L'attuazione del piano Annan effettivamente iniziava il 12 aprile con una temporanea cessazione delle ostilità, e nel nuovo clima due giorni dopo il Consiglio di sicurezza approvava la risoluzione n. 2042, che prevedeva l'invio di una missione esplorativa di non più di 30 osservatori militari disarmati in Siria per il monitoraggio del rispetto del cessate il fuoco. Mentre vi erano già i primi segnali di cedimento della tregua, il 21 aprile il CdS approvava una seconda risoluzione, la n. 2043, per l’invio di un contingente di non più di 300 osservatori militari disarmati, accompagnati da una componente civile. Anche questa missione avrebbe dovuto monitorare il rispetto del cessate il fuoco, con un mandato iniziale di 90 giorni.

I massacri tuttavia continuavano, mentre le opposizioni non si mostravano all’altezza della situazione, continuando nelle loro endemiche divisioni – espressione probabilmente dell’estrema frammentazione etnica e confessionale del paese. In tal modo il ruolo della missione ONU scemava progressivamente, e gli osservatori si ritiravano il 16 giugno nelle loro caserme. L’abbattimento di un jet militare turco apriva intanto un altro fronte di tensione per la Siria, mentre un altro fallimento si registrava con la Conferenza internazionale di Ginevra del 30 giugno. Così, nell’ambito di un progressivo stallo della diplomazia, gli scontri sul terreno assumevano sempre più il profilo di veri e propri combattimenti militari, superando il precedente schema della repressione nei confronti di cittadini inermi. Per di più, gli scontri si avvicinavano sempre più al cuore della capitale, fino a che il 18 luglio un attentato alla sede della sicurezza nazionale provocava la morte del ministro della difesa e di due alti funzionari impegnati a dirigere le attività repressive. In questo contesto perdeva ogni significato il prolungamento di 30 giorni della missione ONU, e, mentre i combattimenti si estendevano massicciamente anche ad Aleppo, seconda città della Siria, il 2 agosto Kofi Annan gettava la spugna, constatando le insuperabili divisioni nella Comunità internazionale – persino l’Assemblea generale dell’ONU giungeva a deplorare irritualmente lo stallo in seno al Consiglio di sicurezza. Emergeva frattanto che anche da parte delle opposizioni, seppure in misura minore, si commettevano atrocità nell’ambito degllo scontro sempre più esteso. Il Consiglio di sicurezza il 16 agosto poneva fine alla missione di osservatori, nominando Lakhdar Brahimi al posto di Kofi Annan.

Sono così cresciuti i rischi di un’estensione regionale del conflitto siriano: resi acuti dal lancio di alcuni proiettili di artiglieria sul territorio turco e nel Golan occupato da Israele e con il sequestro, da parte di Ankara, di un velivolo proveniente da Mosca, sospettato di trasportare armi per le forze del regime siriano. Sempre Ankara si poneva al centro della tensione con la richiesta alla NATO di missili “Patriots” per la difesa dei propri confini con la Siria.

Per quanto riguarda le opposizioni, nel novembre 2012 queste sembrano aver trovato un punto di sintesi dando vita alla Coalizione nazionale, subito ampiamente riconosciuta nel mondo arabo, come anche dalla Turchia, dalla Francia, dall’Italia e dal Regno Unito – solo il 12 dicembre è venuto il riconoscimento da parte degli USA, che intanto hanno più volte ammonito la Siria a non tentare di dispiegare armamenti chimici ne all’interno né sui confini, pena una reazione durissima (anche Israele comprensibilmente segue la questione con particolare apprensione).

All’inizio del 2013 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani stimava ormai a circa 60.000 le vittime del conflitto siriano, con due milioni di sfollati interni e mezzo milione di profughi nei paesi vicini.

Gli interventi legislativi

Sul piano degli interventi legislativi connessi alla crisi siriana, si segnalano le disposizioni del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58 riguardanti la partecipazione di militari italiani non armati in qualità di osservatori internazionali incaricati dell’attuazione del Piano Annan in Siria, nell’ambito della missione delle Nazioni Unite, denominata UNSMIS, prevista dalla risoluzione 2043 del Consiglio di sicurezza.

Successivamente, l’art. 5, comma 2 del decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227 ha finanziato iniziative di cooperazione in favore, tra l’altro, della Siria e dei Paesi ad essa limitrofi, iniziative volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati, nonché il sostegno alla ricostruzione civile.

L'attività non legislativa

Nella riunione delle Commissioni Esteri e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato del 22 giugno 2011, il Ministro Frattini riferiva in ordine all’imminente Consiglio europeo del 23-24 giugno, fornendo anche precisi ragguagli, tra l’altro, sulla situazione siriana; il Ministro, assieme al suo collega della Difesa, tornava a toccare i temi del conflitto siriano nella seduta congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa dei due rami del Parlamento del 13 luglio 2011, dedicata a comunicazioni del Governo sugli sviluppi relativi alle missioni internazionali cui l’Italia partecipa.

La situazione della Siria veniva inoltre affrontata con atti parlamentari d'indirizzo : infatti l' 11 e il 27 luglio 2011 l’Assemblea della Camera ha discusso e votato mozioni sulle iniziative relative alla crisi siriana. I due documenti approvati impegnano il Governo italiano, anche con opportuni passi nelle sedi internazionali, ad esercitare le dovute pressioni sulla Siria perché desista dalle violenze contro la popolazione che protesta, e a monitorare gli sviluppi regionali nel delicatissimo scacchiere mediorientale.

Nella seduta del 2 agosto 2011, poi, il Governo ha reso un’informativa urgente alla Camera sui recenti sviluppi della situazione in Siria. Successivamente, la difficile situazione del paese arabo è stata oggetto dell’audizione dell’attivista per i diritti umani Shady Hamadi, svoltasi il 21 dicembre 2011 nell’ambito dell’indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia dell’apposito Comitato permanente della Commissione Esteri della Camera.

Il Ministro degli Affari esteri Giulio Terzi, di fresca nomina, aveva peraltro riferito alle Commissioni Esteri riunite della Camera e del Senato (seduta del 30 novembre 2011) in ordine alle linee programmatiche del suo Dicastero: il Ministro aveva, tra l’altro, definito il regime siriano come ormai privo di ogni legittimità, appoggiando le iniziative internazionali ed europee per un inasprimento dei regimi sanzionatori nei confronti di Damasco.

Nella seduta del 9 maggio 2012 delle Commissioni riunite Esteri e Difesa si sono poi svolte comunicazioni del Governo, nell’ambito dei tentativi di attuazione del piano di Kofi Annan, sull’invio in Siria di personale militare non armato, in qualità di osservatori, in attuazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nn. 2042 e 2043 del 14 e 21 aprile 2012. Il rappresentante dell’Esecutivo, dopo aver ripercorso le tappe della crisi siriana e degli sforzi della Comunità internazionale per porvi termine; sottolineava l’urgenza umanitaria della situazione siriana, che riveste oltretutto per l’Italia un decisivo interesse geopolitico – senza dimenticare i possibili effetti negativi di essa sulla presenza del nostro contingente nella missione UNIFIL in Libano. Il Consiglio dei ministri deliberava pertanto la partecipazione italiana alla missione di osservatori delle Nazioni Unite, mettendo a disposizione 17 nominativi, tra i quali il Dipartimento per le operazioni di peace-keeping dell’ONU ne designava in un primo momento 5.

Il 6 giugno 2012 il Ministro degli Esteri Giulio Terzi ha aggiornato il Parlamento, nella seduta delle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, sull’evoluzione della situazione siriana e sugli altri scenari di crisi della regione mediterranea.

La Siria è così venuta sempre più in primo piano nell’attività di indirizzo del Parlamento: nella seduta del 25 luglio 2012 le Commissioni Esteri riunite dei due rami del Parlamento hanno svolto l’audizione del Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, sui recenti sviluppi della situazione in Siria nel quadro regionale. In precedenza, il 18 giugno 2012, l’Assemblea della Camera aveva avviato la discussione di mozioni di iniziativa degli Onn.li Di Pietro e Cicchitto – rispettivamente la n. 1-00975 e la n. 1-00986, dedicate alle iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria. Il 19 giugno, d'altra parte, la Commissione Affari esteri ha discusso e approvato la risoluzione n. 7-00852 dell’On. Pistelli sulle responsabilità del Presidente Assad per le violazioni dei diritti umani nella crisi in atto in Siria: la risoluzione impegna il Governo ad attivare le procedure per la revoca dell’onoroficenza – quella dell’ordine al merito della Repubblica italiana - concessa nel 2010 al Presidente siriano in occasione di una sua visita ufficiale. L'onorificenza veniva poi effettivamente revocata, come da comunicato del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica del 31 ottobre 2012.

La crisi siriana è stata da ultimo trattata nella seduta del 18 dicembre 2012 delle Commissioni riunite Esteri, Bilancio e Politiche dell'Unione europea della Camera ed Esteri e Politiche dell’Unione europea del Senato, in occasione delle comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012.