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Il Presidente Adriano Mari

Adriano Mari è nato a San Salvi di Firenze il 16 dicembre 1813 ed è morto a Fiesole (FI) il 24 luglio 1887. Compie gli studi all'Università di Pisa laureandosi in giurisprudenza, e sino al 1848, con l'eccezione di qualche giorno di carcere subito nel 1831, non si fa notare, dedicandosi con successo alla professione di avvocato. Eletto deputato all'Assemblea toscana, si schiera con i moderati e preferisce tornare all'attività forense al prevalere dell'Estrema democratica; ma, durante la restaurazione granducale, assumendo la difesa in importanti processi degli inquisiti politici, conferma la convinta fede nell'idea liberale. Nel 1859 coopera attivamente alla fine del regime lorenese, e con l'annessione al Piemonte è eletto deputato al Parlamento subalpino. Rappresenta diversi collegi toscani per ben otto legislature e, pur essendosi sin dall'inizio collocato a destra, gode della stima e della considerazione generale, che gli valgono la nomina a membro di numerose commissioni e l'incarico di relatore di vari progetti di legge. Eletto una prima volta alla presidenza della Camera il 6 dicembre 1866, al terzo scrutinio, in ballottaggiocon Mordini, è riconfermato nell'incarico una prima volta il 18 dicembre 1866 con 156 voti su 253 ed ancora per la terza volta il 27 marzo 1867 con 195 voti davanti a Crispi che ne riceve 93. Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 è ministro di Grazia e Giustizia nel governo Menabrea e tocca a lui firmare l'ordine di arresto di Garibaldi. Nel breve e turbinoso periodo in cui regge il dicastero non può attuare le riforme che aveva in animo, ma il suo operato è giudicato equilibrato ed improntato alla massima correttezza. Il 23 novembre 1868, con 185 voti su 295, è per la quarta volta presidente della Camera, ma l'anno successivo, il 19 novembre 1869, l'Assemblea gli antepone Lanza. Continua l'attività politica, anche dopo l'avvento della Sinistra al potere, alla Camera e a Firenze, dove fa parte dei Consigli comunale e provinciale e presiede numerose istituzioni culturali e patriottiche. Nel 1884 è nominato senatore, ma non prende parte, se non saltuariamente, ai lavori del Senato a causa dell'età avanzata e del precario stato di salute.